LE DONNE D’EUROPA CON LE DONNE DEL MONDO ALL’ASSEMBLEA DELL’ONU DEI POPOLI

Un lungo applauso al Nobel per la Pace 2003,l’iraniana SHIRIN EBADI,apre,con una felice coincidenza di date e di temi,il Forum  delle Donne  all’interno della 5^ Assemblea dell’ONU dei Popoli,realizzato su iniziativa delle Associazioni e Coordinamenti femminili di Perugia e dell’Umbria, “per ascoltare e confrontare il pensiero e il sapere delle donne sulle politiche ,sulle strategie  e azioni utili a perseguire la pace nel pianeta”(10 ottobre 2003,ore 21,Sala dei Notari).

 Nessun discorso retorico né ritualistico ,ma un modo diretto di fare testimonianza a partire da sé,esponendo la propria identità di colore,  religione, terra, storia ed anche di dolore e sofferenza.Tante le cose che le donne agitano  e agiscono nel mondo,per i diritti di tutti .

Racconta SALWA NAJJAB AL-KHATEEB  mostrando alcune cartine geografiche e topografiche dei vari pezzi della Palestina e di Gerusalemme , con la nostalgia e la preoccupazione di chi non ci può entrare:”Ci sono 128 check point nella Palestina,che colpiscono e impediscono la nostra vita quotidiana.Alcuni dati:una donna di 39 anni ha iniziato il travaglio con emorragia alle 4 di mattina,l’ambulanza  non è potuta entrare in Gerusalemme,lei ha camminato per 4 ore,il bambino è morto .Neppure Rula  è stata fatta passare per andare a partorire in un ospedale della città,per farlo si è nascosta dietro un masso  lungo la strada, per la bambina che è morta era stato scelto il nome di Mira che significa “Pace”.Le nostre donne lottano con il loro dolore.Dal 29 settembre 2000, inizio della II intifada, i diritti  sanitari delle donne sono stati violati e negati,alto è il tasso di mortalità infantile,si assiste al crollo delle nascite.Abbiamo bisogno di personale sanitario formato,di sostegno per i bambini.Un altro anno  parleremo di pace.”

Una donna indiana, contadina del Sud dell’India,KRISHNAMMAL VAGANATHAN,ha 90 anni e ha fatto parte del movimento di GANDHI , in una sua  appassionata lingua inglese e locale,che ha messo in qualche difficoltà i bravi”traduttori di pace”, si definisce un po’ strana perché dice: ”Non sono inferiore a nessuno,sono stata creata da Dio,già nell’utero di mia madre avevo tutte le virtù,all’interno del mio corpo ci sono dei grandi tesori,la prima virtù è la maternità che è sacrificio, empatia, amore, armonia, pace.Da quando avevo 11 anni ho la luce divina in me,che cerco come guida  ogni volta che mi trovo di fronte ad un conflitto.Aiuto con il mio servizio i senza terra.Le terre non ci appartengono, noi viviamo dipendenti dal proprietario terriero che ci tiene sotto controllo anche contro le disposizioni governative.Io vado dove c’è bisogno di giustizia,una volta ho saputo di un problema in un villaggio, sono partita a mezzanotte, ho portato con me dei bambini ,mi sono seduta davanti ai soldati mussulmani che ci tenevano sotto la minaccia delle armi,ferma e senza aprire bocca,alla fine,senza violenza, noi siamo riusciti ad entrare nel villaggio e a portare soccorso.  Aiuto a costruire case per chi non ce l’ha, costruiamo anche 19 case al giorno con i materiali portati da noi e con quello che troviamo. La preghiera mi dà la forza interna.”

Molti dati e poche parole fornisce KAREN DOLAN,ricercatrice dell’Institute for Policies Studies di Washington e coordinatrice della campagna di città americane contro la guerra “Cietes for Peace”: ”Porto grande ammirazione per le mie sorelle, madri ,nonne qui presenti.Il mio è un messaggio di vergogna per il mio paese dove c’è una grande e diffusa povertà perché i finanziamenti sono destinati in massima parte alle guerre.Il 12% della popolazione vive in povertà ,3 milioni di persone  sono diventate povere dopo la guerra contro l’Irak,1 bambino su 10 va a dormire senza mangiare. Le guerre sono contro i poveri.”

 Animatrice della Comunità Emmaus di Cotonou (Nigeria)che accoglie ragazzi in difficoltà e  del gruppo di donne del Mercato di S.Rita,JUSTINE MICHAWI vuole condividere le esperienze  ed iniziative del suo paese,dimostrando che la via della pace passa attraverso la conquista dei diritti ,la libertà dal bisogno e le reti di relazioni femminili:” Le nostre donne in gran parte non hanno un’occupazione autonoma , sono soggette alla poligamia dell’uomo,per il quale debbono  lavorare ;secondo la tradizione solo gli uomini vanno a scuola e le donne restano a casa ad allevare i bambini e a pensare alla sussistenza familiare , quando nasce una bambina si investe molto su di lei perché si sa che porterà avanti la famiglia. I bambini non hanno scuole né cure sanitarie, alto è il tasso di mortalità infantile, un gran numero di donne muoiono di parto. C’è anche il traffico dei bambini,molti sono obbligati a lavorare in città,oppure nelle miniere in Costa d’Avorio e nel Gabon anche per 15 ore al giorno,malnutriti,noi diciamo che vanno ai lavori forzati. Nella nostra Associazione pensiamo che tollerare questa fatica è tollerare la schiavitù. Organizziamo seminari sui diritti dell’infanzia e delle donne , infatti bisogna conoscerli ,i diritti, per farli valere, ci raggruppiamo nelle città ,operiamo per l’alfabetizzazione , e abbiamo organizzato un sistema di  microcrediti per le  donne per attività di piccolo profitto,  che è risultato efficace nella lotta alla povertà “

LIDIA MENAPACE ,partigiana nella Resistenza italiana, tra le fondatrici della Convenzione Permanente delle Donne contro la guerra e del Centro di ricerca “Rosa Luxemburg”,porta il discorso su un livello propositivo:”Il Coordinamento delle donne di Napoli ha preso l’iniziativa      di dare la cittadinanza onoraria alle donne vittime di lapidazione ( condanna operata in nome della difesa della famiglia!), come risposta concreta di solidarietà,tutte le città italiane ed europee dovrebbero seguirne l’esempio.Infatti non possiamo più vivere facendo finta di non sapere,siamo tutte responsabili delle scelte politiche  che vengono fatte nei nostri paesi e nel resto del mondo,anche se non abbiamo il potere  non possiamo sottrarci dicendo che stavamo da un’altra parte.Sappiamo  bene che quando cade una dittatura laica segue quasi sempre una dittatura fondamentalista nella quale la situazione delle donne  peggiora,lo vediamo nel sistema teocratico dell’Iran, dell’Irak, in Afghanistan ,ed anche per quanto riguarda la Palestina,senz’altro stato più laico,devo dire che il fatto che non abbiamo sostenuto adeguatamente la I intifada che era una forma di difesa popolare non  violenta ha portato alla II intifada che ha trasformato in modo drammatico  il ruolo delle donne. A questo punto della storia di Europee ed Europei dobbiamo fare i conti con il nostro passato di continente  fortemente aggressivo e cruento e operare un atto riparatore significativo : che l’Europa cavi da sé il meglio che ha avuto ed ha e rifiuti nettamente la guerra .Il  movimento delle donne in Europa è sempre stato contro le guerre,non ne ha mai provocato una , ne ha sempre subito e  portato il lutto ,da sole e usando tutte le forme della non violenza.Se l’Europa non assomiglierà alla sua popolazione tradirà se stessa . Le donne hanno titolo storico per avere spazio decisionale sulla costituzione europea,per la prima volta che si fonda uno stato che speriamo federale noi donne d’Europa,in un territorio in cui le donne hanno tutte il diritto di voto,non siamo state interpellate.Abbiamo da rifiutare , per esempio, la istituzionalizzazione che si vuole fare della  Nato che non è più riferimento neanche per gli Stati Uniti .Tutto questo ci collega alla storia delle altre donne del mondo,ricordo che  questo pezzo di cittadinanza  a Pechino, nella  IV Conferenza mondiale delle donne , ha votato come primo punto contro  le spese militari  in quanto riconosciute la principale causa di povertà ,  e riconfermato anche qui ,in questa assemblea .Sottraiamoci alle logiche della violenza. E riflettiamo ed agiamo.La ragione umana ha una componente che si chiama ragione delle donne  che è caratterizzata da grande saggezza ,da grande fantasia, da grande economicità , siamo capaci di fare tutto, cavare tutto da qualsiasi cosa ,dagli stracci ,dagli avanzi di cucina,mettiamo in opera le nostre esperienze di azione e di parola .Abbiamo imparato a trattare le persone  anche litigando tra noi ma mai facendo le guerre.”

Un punto di vista critico sullo stato delle cose irakene  viene da EMAN AHMED KHAMMAS,giornalista e co-direttrice dell’Osservatorio sull’occupazione in Irak ,che  fa riflettere sul rischio di valutazioni sbrigative  e distorte quando si parla di civiltà e di cultura , e di autodeterminazione  politica di donne e  popoli : ”Le questioni delle donne vengono prese come pretesto di propaganda ,vi chiedo : è peggio portare l’abito islamico ,seguire le tradizioni locali o vedere la propria terra occupata ed essere costrette a  spostarsi nelle regioni più fredde ?Noi vogliamo che le donne irakene facciano parte delle decisioni che riguardano il loro paese e siano presenti nella misura del 50% nei luoghi politici,ma le donne mi chiedono soprattutto lavoro ed istruzione.Io sono giornalista e spesso mi viene chiesto se noi donne abbiamo paura del fondamentalismo  e del velo da indossare.Vi sembra questo gesto così grave?non credo,è più grave che il 33% delle donne non sappia leggere né scrivere,che il 60% soffra di anemia.Si parla di responsabilizzazione  delle donne  secondo gli slogans americani,ma senza saper leggere né scrivere né mangiare  non c’è senso politico.Abbiamo avuto la possibilità di organizzare la I Conferenza delle donne,  io ho messo a disposizione la mia casa, ho preparato il programma, ho istituito un comitato con alcune amiche ed altre donne  sulla questione femminile e sui problemi dell’infanzia,è intervenuto anche  l’Unicef .Ma è successo un fatto umiliante: non mi hanno neppure invitato.Le donne partecipanti sono state scelte non a Bagdad ma a Londra anche prima della guerra.La libertà di scelta e di autodeterminazione sono solo slogans  politici occidentali sfruttati da chi ci occupa.”

LUCIA CASTANEDA ,donna colombiana,si presenta come discendente dall’Africa e pacifista,e indicando gli striscioni esposti nella sala contro  la povertà e le guerre ,esprime la passione per i problemi del suo paese :” In Colombia non possiamo mostrare cartelli di questo tipo,noi non abbiamo libertà di espressione. Noi siamo restate ai secoli XV, XVI, XVII quando le donne venivano condannate per stregoneria , ritenute streghe soltanto perché  i loro corpi immersi nell’acqua galleggiavano! I nostri corpi gridano e le rose che sono qui voglio donarle alle donne che muoiono in carcere,a quelle che non possono parlare.Grazie a voi per il diritto alla parola che mi date,posso dire,così, che noi siamo contro la guerra .E’ più facile dire di essere  a favore della pace: chi lo dice parla della pace dei padroni ,degli interessi dei mercati e  degli stati.Le donne rischiano la vita manifestando pacificamente,anche le Indios sono con noi.Voglio ricordare che il corpo delle donne è considerato bottino di guerra,come nei secoli passati sui nostri corpi si agiscono pratiche vergognose.Noi siamo donne non bottino Il nostro corpo deve restare integro, i bambini che partoriamo sono un dono per il mondo non per la guerra. Le nostre nonne ci hanno insegnato la dignità,diamo valore  politico ai nostri corpi: noi donne che lottiamo alziamo le voci, chiediamo dalla storia una riparazione per le nostre sofferenze, un risarcimento per i nostri corpi.Il corpo è usato come un territorio da sfruttare, come il petrolio dalla terra.Dobbiamo rettificare questo stato di cose.  Riscattiamo la dignità dei nostri corpi.Noi abbiamo paura,ma abbiamo superato tanti ostacoli,dobbiamo esorcizzare le nostre paure anche parlando tra noi , come stiamo facendo in questa assemblea “.           

CHERIFA KEDDAR  denuncia il terrorismo che da più di dieci anni colpisce l’Algeria e le cui vittime più colpite sono le donne :” Le nostre donne vengono rapite e violentate,se restano incinte vengono decapitate ,fatte a pezzi.Alcune che sono riuscite a scappare hanno raccontato di aver subito violenza da 50 terroristi al giorno.Lo stesso stato ha sancito l’inferiorità delle donne ai mariti e padri con il Codice di famiglia andato in vigore l’8 marzo 1984 :come madri  le donne non hanno diritto sui bambini,per farsi operare o andare a fare sport debbono chiedere il permesso al marito.Conosco donne che per andare a studiare si coprono e vestono come per andare al mercato  nascondendo quaderni e libri; sappiamo di insegnanti decapitate .”

SILVANA PISA,delle donne dell’Ulivo,dichiara la soddisfazione per questa assemblea che offre uno spazio in più  alle donne per dire che,mentre in sedi istituzionali si vuol far nascere l’Europa degli eserciti, le donne  vogliono l’Europa dei diritti e della pace ,e si assumono l’impegno di  inserire nella costituzione  la dichiarazione che l’Europa ripudia la guerra .”

“Ho perso mio figlio David ,israeliano pacifista,”dice ROBI  DAMALINDEL ,che fa parte del Circolo dei parenti delle vittime della guerra tra Israele e la Palestina  ,e del Forum Famiglie israeliane e palestinesi,”  sono qui per mostrare il dolore delle madri,voglio ascoltare e  capire le persone.Non mi interessano le statistiche,io so che assisto ogni giorno ad un terribile spreco di vite umane,opero insieme alle madri palestinesi per la riconciliazione.Ci amiamo abbastanza per poter perdonare e perdonarci “. Offre delle rose a due donne palestinesi ,insieme si abbracciano e insieme piangono i loro morti.

MARA CERBONI, rappresentante delle Donne in Nero, ricorda le tante guerre in giro per il mondo, quanti sono i luoghi difficili dove si combatte per il potere economico  e per il controllo delle risorse a danno delle comunità  e in modo particolare delle donne:”Entriamo tutte in reti di solidarietà e di cooperazione ,trasformiamo il dolore in un messaggio di pace. Diamoci appuntamento per la scrittura della convenzione europea che sia non violenta ,dove  il diritto fondamentale sia il diritto alla pace.Ci chiamano le utopiche come fossimo delle visionarie, ma noi andiamo avanti con le nostre azioni e parole ,convinte ,come dice un poeta, che ogni mappamondo dovrebbe contenere il paese di Utopia.”

FRANCA CARAMELLO ,della sinistra ecologista ,fa appello all’ impegno di tutte le donne per un ONU riformato,per la libertà di accesso all’acqua , per un modello di energia alternativo al petrolio,che sono altri punti fondamentali nell’agenda delle donne europee.

SERENA INNAMORATI ,coordinatrice delle Donne Ds di Perugia, richiama i temi fondamentali e le ragioni volute di questo Forum :” Dobbiamo impegnarci , attraverso  le nostre reti di comunicazione e di cooperazione ,per il riequilibrio della presenza femminile nei luoghi decisionali e per la realizzazione dei diritti fondamentali,in Europa e non solo. Vigilare perchè l’Europa che si sta costruendo sia un continente di pace impegnato a costruire una sua identità  civile e sociale più che economica,assumendoci un ruolo di pacificazione con i paesi del Sud del mondo e di distribuzione equa delle risorse”

(Dal manifesto della RETE DELLE DONNE CONTRO TUTTE LE GUERRE riportiamo FUORI LA GUERRA DALLA STORIA :” E’una frase tratta da un  libro che risale al 1889 “Giù le armi,fuori la guerra dalla storia “,scritto da Berta Von Suttner,pacifista austriaca insignita nel 1905 del primo Nobel per la Pace;nel suo libro la Suttner si riferiva alla guerra che sarebbe scoppiata a breve tra Austria e Prussia,guerra che aveva la pretesa di garantire la pace attraverso l’uso delle armi.Fu la stessa Suttner a proporre ad Alfred Nobel ,di cui era stretta collaboratrice e amica,di istituire quel premio utilizzando parte dei cospicui guadagni incamerati con la scoperta della dinamite.Nobel era un convinto assertore della proliferazione degli armamenti per garantire la pace.”)

RISOLUZIONE DELL’ASSEMBLEA

Noi donne provenienti dai diversi paesi e continenti del pianeta,qui riunite per la 5^ Assemblea dell’ONU dei Popoli,

-         chiediamo che questa Assise di donne – messa in programma a lavori in corso avviati – venga inserita a pieno titolo negli appuntamenti che costruiranno il programma delle future assemblee.

-         Rivendichiamo e ci battiamo perché il riequilibrio della presenza femminile venga realizzato a tutti i livelli:nel godimento di diritti fondamentali quali il diritto all’integrità fisica,all’autodeterminazione, all’accesso a tutti i lavori,alle risorse,così come a tutti i luoghi dove si decidono i destini dell’umanità:nella politica e nelle istituzioni a tutti i livelli,locali,nazionali,comunitari e internazionali;

-         vogliamo un’Europa che vigili affinché tutti i paesi membri della comunità venga attuata una rappresentatività equa dei generi,e quindi si attivino a tale fine  misure che obblighino i singoli governi a colmare il forte divario che relega le donne a infime percentuali;

-         vogliamo e ci battiamo perché si affermi un’Europa di donne e di uomini aperti al dialogo,allo scambio e alla cooperazione di tutti i popoli del pianeta,un’Europa che da continente oppressivo e coloniale si trasformi in continente di pace.

-         vogliamo e ci battiamo per un’Europa impegnata a costruire una sua identità di popolo e di cittadinanza multiculturale e di pace, assumendosi un ruolo di pacificazione con i paesi del Sud del mondo ,da secoli depredati delle risorse naturali da un occidente ricco e sprecone;

-         vogliamo e ci battiamo per un ruolo di pace dell’Europa che venga perseguito attraverso una politica rivolta ad un progresso di civiltà,ancor prima che economico;un progresso che garantisca una ripartizione equa e solidale delle risorse,tra le nazioni,i popoli e i generi che li compongono,nel rispetto dell’integrità dell’eco-sistema,della bio-diversità e della naturale generosità della terra;

-         infine,convinte,come siamo,che le guerre non si dividono in giuste e sbagliate ma che sono sempre e comunque sbagliate,ci battiamo affinché l’Europa che si va costruendo sancisca il rifiuto al ricorso alla guerra e da tale rifiuto faccia discendere la sua identità giuridica di continente.

Perugia,10 ottobre 2003