Leonida
Mastrodicasa:
un anarchico per la libertà Intervista ad Antonio Pedone Antonio
Pedone, 55 anni compiuti il 29 marzo scorso, lascia Torre Del Greco
(Napoli) ed “approda” a Villa Pitignano (Perugia) nel 1990, alla
ricerca, dice, di un ambiente più vivibile per sé e per la propria
famiglia. Oggi si dichiara soddisfatto della scelta fatta e collabora
attivamente alle attività dell’associazione pitignanese “Insieme”,
impegnata da tempo nella promozione dell’aggregazione e della cultura
sul territorio. Il convegno: 1 e 2 giugno 2002 Antonio Pedone è stato promotore,in collaborazione con
l’ associazione Insieme, dell’ Isuc (Istituto di Storia
Umbra Contemporanea) , del Circolo Anarchico Umbro Sana Utopia
e del Comune di Perugia di un convegno sul tema “Leonida
Mastrodicasa, un anarchico per la libertà dei popoli d’Europa”:
nella prima giornata i due studiosi Eros Francescangeli, esponente dell’
Isuc, e Luigi Di Lembo, storico dell’anarchismo all’Università di
Firenze, hanno esposto aspetti della vita di Mastrodicasa ed una storia
del movimento anarchico italiano tra le due guerre evidenziando nell’
ampio contesto la sua presenza ed il suo operato. Nella seconda giornata
sono stati proiettati i film Spagna 1936 e Terra e libertà
di Ken Loach. In mostra durante tutta la manifestazione fotografie, schede
esplicative e documenti d’ archivio. In questi giorni inoltre è uscito
il primo volume del “Dizionario degli Anarchici italiani”, nel
quale, alla sezione Umbria curata da Francescangeli, si ricorda proprio
Mastrodicasa. La ricerca Non ho mai nascosto il mio orientamento anarchico ed
avevo sempre ricevuto sollecitazioni dagli amici dell’associazione a
dedicarmi a Leonida Mastrodicasa, un importante tassello nella storia
locale. Trovai notizie su Mastrodicasa nel libro dedicatogli da Ugo
Bistoni, anarchico a sua volta, in tempi molto remoti - qui ride - e su un
testo di Luciana Brunelli dell’Isuc e presi il via con la ricerca. Leonida
Mastrodicasa Originario di Ponte Felcino, dove nacque nel 1888,
Mastrodicasa fu un tenace sostenitore e diffusore degli ideali anarchici:
è ancor oggi poco conosciuto ai più, compresi gli abitanti del paese,
sebbene la strada di principale di Ponte Felcino sia intitolata a lui dal
1968! Si unì presto ad un gruppo anarchico di Terni, dove si era recato
per lavorare nelle acciaierie, e fondò poco dopo un gruppo anarchico
giovanile a Ponte Felcino. Fu arrestato per la prima volta nel 1906 in
seguito ad agitazioni popolari a Perugia. Fu più volte disertore, in
quanto fermo antimilitarista, per sfuggire al servizio di leva, alla
guerra di Libia ed alla Prima Guerra Mondiale. Si rifugiò in Svizzera nel
1911 e trasferitosi dopo qualche anno a Ginevra, militò nel gruppo
animato da Luigi Bertoni, iniziando una collaborazione con il periodico“Il
Risveglio”, che durò più di 15 anni. Espulso dalla Svizzera nel
1919 in seguito ai “fatti di Zurigo”, tornò a Perugia dove si
distinse nella lotta al Fascismo fin dalle prime incursioni squadriste. Fu
costretto nel 1921 a lasciare ancora il paese natio per sottrarsi alle
persecuzioni della Polizia. Nel 1927 si trasferì clandestinamente in
Francia, dove partecipò ai movimenti degli anarchici fuoriusciti
risultando uno dei “cardini di tutte le organizzazioni libertarie”.
Collaborò alle riviste “La Lotta
Umana” del gruppo Pensiero e Volontà e “Fede” diretto
da Virgilio Gozzoli; diresse “Lotta Anarchica”, poi “Lotte
Sociali”, quale esponente della tendenza organizzatrice. Collaborò
anche a “Studi Sociali” di Montevideo. I suoi articoli
costituivano veri e propri documenti politici, con analisi sulla
situazione socio-politica del momento e sull’ orientamento degli altri
raggruppamenti politici, con indicazioni sulle scelte ritenute opportune
in campo anarchico. Usava firmare i suoi articoli con vari pseudonimi:
Numitore, Felcino, Maniconi, Leo. Partecipò a tutti i più importanti
convegni anarchici tenuti in Francia e fu scelto come membro del
“Comitato anarchico di Azione Rivoluzionaria”. Accorse in Spagna allo
scoppio della Rivoluzione aderendo alla Cnt-Fai di Barcellona e
collaborando a “Guerra di Classe”. Tornò in Francia nell’
autunno del 1937 e riprese l’ attività nel movimento, nonostante fosse
ammalato di tubercolosi e ricercato dalla polizia francese per l’
espulsione: direttore di “Momento” ancora con Bozzoli e
realizzatore del bollettino dell’ Uai. L’assegnazione, da parte
del Governo francese di De Gaulle, della Legion d’ Onore alla memoria
come eroe partigiano è prova del fatto che abbia partecipato alla
Resistenza parigina al Nazismo. Su segnalazione della polizia italiana,
nel 1940 fu preso da quella tedesca e deportato in Germania. Morì di
tubercolosi nel campo di concentramento di Treviri nel 1942 ed è sepolto
nel cimitero di questa città. Poco prima di morire scrisse al fratello:
“ A cosa vale farsi coraggio quando senti che tutti i giorni la vita ti
sfugge? Ho ancora qualche speranza, ma, se dovrò morire, morirò col
ricordo dei miei cari… e porterò con me il mio chiodo”. Il suo chiodo
era l’anarchia. (Roberta Mancinelli)
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