Questo mondo non è in vendita

Cancun: il fallimento dei negoziati è una speranza per l’agricoltura

di Elisa Virgillito

 

E’ l’8 agosto del 2003 quando Via Campesina, il movimento internazionale che riunisce i contadini di tutto il mondo, chiama alla mobilitazione per Cancun. L’obiettivo è quello di fermare i negoziati della Quinta Riunione Ministeriale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc, in inglese Wto), che si sarebbe tenuta nella cittadina turistica messicana poco più di un mese dopo.
E i contadini hanno raccolto l’appello centrando l’obiettivo per loro e per i restanti sei miliardi di persone che abitano questo mondo: dal 10 al 14 settembre a Cancun si è scatenata una bufera sia all’interno dei palazzi delle trattative che fuori dalla cosiddetta zona hotelera (la zona alberghiera, cioè la zona rossa a Cancun).

Nei palazzi in cui si tenevano le riunioni ministeriali il dibattito era acceso sui temi al centro degli accordi ministeriali: oltre all’agricoltura, da sempre ritenuto il nodo cruciale delle trattative, anche i cosiddetti new issues, i nuovi temi, o temi di Singapore, cioè investimenti, concorrenza, trasparenza degli appalti, e facilitazioni al commercio.

Fuori, nelle piazze, migliaia di indios, contadini di tutto il mondo e giovani e meno giovani europei, americani, asiatici, australiani e africani manifestavano, con i loro colori e i loro canti, il dissenso contro gli accordi che avrebbero significato la morte dell’agricoltura in tutti i Paesi del mondo.

La zona rossa è stata distrutta e oltrepassata dai contadini, il servizio d’ordine dei black block messicani

A Genova nel 2001 i manifestanti sono stati aggrediti solo per aver tentato di oltrepassarla, in Messico il governo ha voluto evitare il massacro e ogni forma di violenza. Forse perché il dissenso fuori dai palazzi dava man forte alle trattative sui tavoli dei potenti.

Il risultato è stato travolgente: la conferenza ministeriale dell’Omc a Cancun si è chiusa con un completo fallimento dei negoziati.

Già mesi prima, le notizie che circolavano facevano intuire il blocco totale degli accordi per mancanza di consenso fra i governi, mentre i movimenti sociali e le Ong già organizzavano una lotta dura pregustando il momento della vittoria e del collasso della stessa organizzazione internazionale considerata antidemocratica. Secondo diversi osservatori il risultato di Cancun non è però un fallimento ma anzi un successo politico, perché ha dimostrato l'inadeguatezza dell’Omc nel trattare un'agenda che spaziava dall'agricoltura ai servizi essenziali, agli investimenti, cercando di ridurli a meri beni o servizi commerciali.

Il 15 febbraio, giorno delle manifestazioni per la pace in tutto il mondo, il New York Times ha annunciato la nascita di una nuova potenza mondiale: l’opinione pubblica, capace di manifestare il proprio dissenso contro le decisioni illiberali e guerrafondaie dei potenti del mondo. Cancun ha dato prova di una nuova consapevolezza ed una nuova forza dei Paesi del Sud del mondo e della società civile globale.
Di fronte all’eventualità di dover chinare un'altra volta la testa ed accettare le regole imposte dai paesi occidentali, i Paesi del Sud del mondo hanno scelto l’alternativa, abbandonando i negoziati. la bozza di dichiarazione finale, resa pubblica il 13 settembre, riprendeva quasi integralmente le posizioni di Usa ed Ue sull'agricoltura, in particolare sul tema dei sussidi all'esportazione della sovrapproduzione (dumping), malgrado le esplicite richieste in direzione opposta di Paesi che rappresentano la maggioranza dei cittadini ed oltre i due terzi degli agricoltori del pianeta. Nessun passo avanti sulla questione del cotone, fondamentale per le economie e la stessa sopravvivenza di diversi Paesi africani. In maniera forse ancora più arrogante la bozza prevedeva l’inizio immediato per due (se non tre) dei quattro "temi di Singapore", i nuovi negoziati che l'Ue in particolare spingeva per avviare, a dispetto del parere contrario di oltre 70 Paesi del Sud. Di fronte a questa intransigenza e alla mancanza di una possibilità reale di negoziato i Paesi del Sud hanno almeno avuto la forza, il 14 settembre, di rialzare la testa e rifiutare le imposizioni dei paesi ricchi.
Il naufragio dei negoziati a Cancun non significa però la fine delle politiche portate avanti dalla Omc, né tantomeno l'arresto di quel processo di esasperazione del libero commercio che da sempre caratterizza i negoziati. L'accordo sulle tariffe industriali (Nama) va avanti, cosi come proseguono i negoziati per una totale liberalizzazione e privatizzazione dei servizi, anche di quelli pubblici ed essenziali, con il negoziato Gats (Accordo generale sul commercio dei servizi). Una ulteriore concreta minaccia è rappresentata dal tentativo dei paesi occidentali di sfruttare il fallimento di Cancun per rilanciare negoziati bilaterali o regionali se possibile ancora meno democratici e trasparenti di quelli in sede Omc, nei quali fare valere la legge del più forte. Se gli Stati Uniti hanno già dichiarato esplicitamente di volere percorrere questa strada, possiamo registrare diversi segnali negativi in questa direzione anche da parte dell’Ue.

Sicuramente, a livello internazionale, il fallimento del vertice di Cancun aumenterà il ricorso da parte dei “Paesi forti” agli accordi bilaterali e/o regionali, come ad esempio l'Alca (Accordo di libero commercio delle Americhe) o il Nafta.


In Italia la mobilitazione in vista di Cancun è stata promossa e coordinata dalla Campagna Questo Mondo Non E' In Vendita, nata nel corso del Forum Sociale Europeo di Firenze 2002, quando alcune organizzazioni hanno lanciato l'idea di costituirsi in una campagna mirata su Cancun, con l’obiettivo di far fallire la V Conferenza Ministeriale dell’Omc.

A Cancun la campagna italiana ha lavorato in stretta collaborazione con le reti internazionali che da anni si oppongono alle politiche dell’Omc, ma anche con delegati e media di tutto il mondo, per cercare di dare il proprio contributo. 
La Campagna si è conclusa con l'appuntamento dell'ONU dei popoli di Perugia, anche se l’impegno per contribuire concretamente a ridisegnare le regole del commercio internazionale e le istituzioni che queste regole devono stabilire e fare applicare non va mai in vacanza.

Ecco un elenco delle organizzazioni impegnate nella mobilitazione e nella diffusione delle informazioni sui negoziati e sulle minacce che questi comportano:

La Campagna Questo Mondo Non E' In Vendita :www.campagnawto.org
Attac, www.attac.it su Gats, privatizzazioni e brevetti;

Azione Aiuto, policy@azioneaiuto.it su agricoltura;

Campagna Riforma Banca Mondiale, su investimenti e Gats;

Cipsi, su Acqua e Gats;
Rete Lilliput per il monitoraggio e l’informazione sullo stato dei negoziati;

Roba, per il commercio equo e solidale;

Udu e Uds (unione degli universitari e degli studenti) per i Gats e la commercializzazione dell'istruzione;

Volontari nel mondo – Focsiv, per la sovranità alimentare.

Sulla rete inoltre si possono visitare anche i blog (siti prevalentemente testuali facilmente aggiornabili e molto trasparenti soprattutto per i software semplici ma efficaci che utilizzano):  http://tradewatch.splinder.it: notizie internazionali sull’Omc ed altri accordi commerciali, le novità dai network della società civile da tutto il mondo e http://localtradewatch.splinder.it per le notizie e le novità che riguardano l'Italia e le iniziative locali.

 

Il suicidio del sindacalista sudcoerano: nuova forma di protesta o estrema disperazione?
Un fatto che a Cancun ha sconvolto i partecipanti alle manifestazioni, il mondo contadino e l’opinione pubblica mondiale è stato il suicidio del sindacalista contadino sudcoreano Lee Kyang Hae. Un estremo atto di protesta, confermato dal testo che il sindacalista aveva scritto durante le proteste organizzate in occasione del vertice di Ginevra dell’inverno scorso in preparazione a Cancun: ''Sono impotente di fronte alla distruzione delle mie campagne. Credevo nelle organizzazioni contadine, ma ho fallito''.

Qualcuno ha parlato della nascita di una nuova forma di mobilitazione e protesta, forse semplicemente la disperazione di un uomo che vive le campagne e i problemi della terra dei contadini in una realtà diversa e senza dubbio più difficile della nostra di adagiati occidentali, anche i contadini.