cambiare la mobilità: questo il tema degli incontri organizzati a Città di Castello dall'Agenzia delle Utopie Concrete nei giorni trascorsi ma che incentravano il problema sulla necessità di cambiare la filosofia del "muoversi" nell'ambito della città. E' chiaro che per meglio vivere si debba operare nell'ambito cittadino ricorrendo a mezzi di locomozione meno inquinanti quindi ecologici e che rispettino l'ambiente e lo facciano anche godere, ma in testa a tutti questi aspetti di tipo urbano credo che sia opportuno focalizzare un grosso problema di carattere non localistico ma nazionale se non internazionale ma che determina effetti massicciamente negativi anche negli ambiti locali. Mi riferisco al dramma del trasporto gommato merci. Lo chiamo dramma perché penso che a nessuno sfugga di come sia diventata bestiale, al limite del sopravvivere civile, la massa di traffico gommato merci svolto con tir ed autotreni che ingolfa sino all'inverosimile le strade e le autostrade italiane; e la tendenza futura non è di una riduzione in futuro di questo fenomeno, bensì del suo accrescimento sulle più importanti arterie stradali italiane, con una pericolosità che sarà sempre più marcata in vite umane, con un inquinamento ambientale ed acustico sempre più deleterio, con un consumo massiccio di risorse economiche ed umane tese a tamponare, a regolamentare, inutilmente, questo mostro che come nuovo drago sta distruggendo e consumando il nostro territorio. Le superstrade e le autostrade sono diventate delle fiumare che traboccano dai loro alvei determinando distruzione e morte. Quale è la soluzione che a livello di pubblici poteri viene portata avanti? Purtroppo dobbiamo constatare che non è un cambiamento di filosofia nel sistema di trasporti merci che tenda a penalizzare il trasporto gommato a vantaggio di quello ferroviario: si continua a privilegiare il sistema gommato, si continua nella logica Fiat, e si attuano delle scelte che prevedono l'allargamento degli alvei stradali per consentire un sempre maggior introito per le società autostradali, per i petrolieri, per le società di costruzioni e riparazioni stradali, per la miriade di soggetti che sul traffico stradale hanno fatto e continuano a fare la loro fortuna senza che si preoccupino del bene comune. Vediamo autostrade che vengono ammodernate da tre a quattro corsie; si parla di superstrade che dovranno essere trasformate in autostrade; ma di ferrovie da ammodernare e da rendere operative in funzione del traffico merci o di realizzazioni di nuovi tracciati ferroviari che facciano da controaltare ai serpenti stradali, non se ne parla. I pochi ammodernamenti ferroviari hanno per scopo la velocizzazione in modo da fare concorrenza al traffico aereo lungo le grandi e medie distanze; sembra ridicolo vedere le ferrovie statali che fanno la concorrenza al trasporto aereo anch'esso statale (leggasi Alitalia): è il serpente che si morde la coda. Ma purtroppo questo sta avvenendo nel nostro Paese: non si vuole cambiare la logica trasportistica; deve andare sempre avanti il sistema gommato: ed invece di privilegiare finalmente il trasporto ferrato che, con il sistema combinato, permetterebbe alle merci che vengono mosse su lunghe e medie distanze di raggiungere le loro sedi senza sconvolgere il tessuto umano del nostro Paese, come già avviene in altri Stati, noi continuiamo ad alimentare il mostro stradale, lo facciamo sempre di più ingrassare. Ma forse la colpa è del sistema politico che a livello centrale governa il nostro paese; gli inconvenienti lamentati li possiamo imputare a quei soggetti, mentre a livello locale si cercano soluzioni alternative. Questo si potrebbe pensare e sperare. Purtroppo no! Anche le amministrazioni locali che si dicono di sinistra operano sulla stessa lunghezza d'onda di quelle centrali, che sono di destra. L'ultimo esempio ci viene offerto dal Protocollo d'intesa firmato dalla presidente umbra Lorenzetti con il quale si dà via libera alla realizzazione dell'autostrada VENEZIA-PERUGIA-CIVITAVECCHIA che si colloca nel nostro territorio sulla sede della E45, quindi allargando l'alveo ma anche il dramma ecologico ed ambientale per tutte le popolazioni attraversate. Il protocollo d'intesa è stato firmato assieme alle regioni Marche, Emilia-Romagna,Toscana,Veneto, dal Ministro delle Infrastrutture assieme ad una Società autostradale che si è detta capace in otto anni di realizzare questo nuovo mostro. La conseguenza quale sarà? da una realtà di una superstrada leggera come è la E45 da mettere (giustamente) in sicurezza con appositi e mirati aggiustamenti, si passa invece alla realizzazione di un allargato alveo di scorrimento che in un prossimo futuro, alla luce di quello che sta avvenendo per altre realtà autostradali, verrà reso ancor più agevole con la realizzazione di una terza corsia e, perché no, anche di una quarta corsia, per la gioia degli abitanti dei territori attraversati che potranno gloriarsi di essere immessi nella più importante rete gommata nazionale ed internazionale ed addirittura di avere un asse stradale che è monopolio del gommato merci, mancando la modalità ferrata che il Piano Generale Nazionale dei Trasporti del 1986 aveva previsto e che interessi, di bottega, umbri hanno boicottato o non hanno voluto prendere in considerazione. Uno spiraglio sembra aprirsi, ma sottile, con l'uscita del Piano Umbro dei Trasporti 2004: si parla di E45 Ferroviaria, di una Sansepolcro-Arezzo ferroviaria strategica, di una Fossato di Vico-Gubbio-Umbertide da ripristinare e da immettere nella E45 ferroviaria. Ma se si pensano queste linee in forma riduttiva come prosecuzioni e potenziamenti della F.C.U. queste non potranno fare nessuna concorrenza né essere alternative al traffico merci su gomma, perché la ferrovia centrale umbra è concepita in funzione dei passeggeri. Il 92% delle merci trasportate nel nostro paese è appannaggio del gommato! E' il nostro primato Europeo! Per invertire la rotta bisogna che le Amministrazioni di sinistra, che si dichiarano progressiste e ambientaliste, cambino la loro linea di condotta e per fare progredire il nostro Paese e le nostre genti devono puntare, oltre che con le parole, con fatti concreti nel movimentare in maniera umana la nostra mobilità, sposando alla fine la modalità ferrata.
Ermanno Bianconi
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