La barriera è nel pregiudizio

Il Comitato per l’abbattimento delle barriere architettoniche

Intervista a Giovanni Simoncelli

 

Il Caba è nato nel 1991, dopo alcuni anni di esperienza di alcune persone, tra cui alcuni disabili,  che si riunivano da qualche anno a Foligno e venivano da Gubbio, da Gualdo Tadino; non c’era ancora alcuna esperienza in Umbria; poi l’Associazione ha avuto vicende alterne, si è un po’ affievolita, le persone che venivano da fuori hanno costituito altri punti di riferimento, ma il Caba ha continuato, fino a che con la legge del volontariato del 1997 si è costituita come Onlus e si è iscritto all’albo regionale del volontariato. Anche tra gli iscritti c’è stato molto ricambio, comunque siamo arrivati anche a centoventi iscritti; il ricambio è dovuto al fatto che, a parte alcuni molto convinti, alcuni si avvicinano per simpatia, o per conoscenza dei già iscritti, o per interessi immediati che poi non hanno più, oppure perché ci sono progetti estemporanei: quando il progetto si esaurisce c’è l’allontanamento. Questo è il problema del volontariato in genere; ma c’è anche il fatto che le associazioni di disabili hanno una continuità temporale, perché c’è la continuità dei bisogni: ma il Caba, anche se gravita sul mondo della disabilità, non è una associazione di disabili, è una associazione di cultura, di civiltà, che si occupa dell’adeguamento strutturale dell’urbanistica.

Quindi gli iscritti non sono persone disabili, o parenti di disabili?

Ci sono anche disabili, ma mentre all’inizio era una necessità storica e culturale che molti disabili si riunissero per lottare contro le barriere architettoniche, dopo la legge 13 del 1989, fondamentale per l’abbattimento delle barriere architettoniche nelle abitazioni private, questo problema è venuto a scemare in termini politici, per cui anche se conserviamo il nome di Comitato di fatto siamo una associazione, perché la discussione degli anni ’70 e ’80 sull’abbattimento delle barriere nelle costruzioni è stato assorbito dalla legislazione. Il principio, a livello nazionale e culturale, è stato recepito, per cui i vari Comitati sorti negli anni 80 sono diventati fondazioni, cooperative, ecc.; anche se in pratica è un’altra cosa, tutte le Commissioni edilizie comunali fanno riferimento alla legge e non danno licenze se non viene applicata la legislazione sulle barriere. Però di fatto nessuno se ne accorge e ci sono le barriere e i disabili devono ancora sbattere con le carrozzine, con i piedi, con i bastoni, contro le barriere. Di fatto, non c’è una costruzione che non produca barriere. Ultimamente, c’è una maggiore sensibilità, almeno in Umbria, perché questo impegno sulle barriere sta diventando esteso, se ne parla in continuazione, per cui anche i liberi professionisti hanno cominciato a studiare e recepire le leggi sull’abbattimento delle barriere architettoniche: quindi, da un lato le commissioni edilizie, dall’altro la discussione sul tema, gli articoli di giornali e riviste, le associazioni come la nostra, le associazioni dei disabili, tutto questo ha creato un piccolo cambiamento nella sensibilità. Allora nei luoghi pubblici cominciano ad esserci gli scivoli, i montascale, i percorsi privilegiati; oppure i bagni, l’adeguamento interno delle strutture pubbliche o degli alberghi.

Che attività svolge il Caba?

Il problema delle barriere, quando si pone, pone anche lo scontro con il servizio, con l’ente pubblico, la politica, e anche gli amministratori. E quindi c’è una esposizione minimale perché nessuno va a fare lo scontro con le giunte. In più, ci sono in media due persone o due famiglie  all’anno che si rivolgono all’associazione per sapere cosa bisogna fare per abbattere le barriere, che tipo dio procedura bisogna mettere in atto, che cos’è la legge 13 dell’89: una consulenza in questi termini. Ma normalmente gli studi professionali conoscono la legge, e la applicano nei progetti che presentano, per cui l’associazione per questo ha poca validità. Io ad esempio faccio parte della commissione edilizia del Comune di Montefalco per conto dell’associazione; nel comune di Foligno ci sono altri componenti di un’altra associazione di disabili: questo non è previsto dal regolamento regionale, ma dipende dalla sensibilità delle giunte; non tutti i comuni dell’Umbria ce l’hanno. Una sensibilità esiste a Spoleto, a Spello, a Gubbio, a Città di Castello: in questi comuni non ci sono componenti delle associazioni tra i membri delle Commissioni, ma fanno riferimento alle associazioni o al volontariato sulle questioni relative all’abbattimento delle barriere.

C’è una cultura diffusa, presso gli studi di progettazione, sull’abbattimento delle barriere?

Si, c’è, in genere, presso gli studi tecnici: ma per sentito dire, non perché ci sia uno studio, dei corsi, dei seminari. Gli studi consultano la legge, o i decreti applicativi, nella misura in cui c’è una richiesta del committente. Quindi con il lavoro fatto negli anni 70, 80, 90, di fatto è stato raggiunto il principio generale del comitato: però bisogna continuare a resistere perché non c’è un passaggio, un marciapiede, una strada, una casa, una piazza, un bagno pubblico che non abbia delle barriere. E’ per questo che l’associazione è un po’ striminzita: perché da un punto di vista sociale gli stessi progettisti possono affrontare l’abbattimento delle barriere senza rivolgersi all’associazione; dall’altro canto, si mantiene l’associazione per mantenere alta la bandiera di questo principio, tant’è che il dispositivo di iscrizione dell’associazione all’albo del volontariato non prevede solo il principio dell’abbattimento delle barriere fisiche, ma anche quello dell’abbattimento delle barriere culturali e sociali.

E come si muove l’associazione in questa direzione?

Alcuni anni fa abbiamo fatto anche dei concerti, o delle rappresentazioni teatrali, in cui davamo dei volantini per sensibilizzare il pubblico. Abbiamo fatto un corso di pittura per disabili; attualmente stiamo lavorando per raggiungere i disabili dell’Umbria. Noi siamo convinti che in Umbria manchi una relazione tra le persone disabili; ci sono associazioni affiliate a livello nazionale, come l’Anmic, l’Anmil, gli invalidi di guerra, la Fish, Federazione italiana superamento handicap, e così via: manca una organizzazione orizzontale in Umbria, per il riconoscimento e il rapporto tra la politica umbra e la disabilità. Oggi manca questo confronto politico, sia a livello regionale che a livello comunale.

Quali sono i punti di attenzione di una nuova cultura urbanistica?

Bisogna cambiare la cultura dello scalino: in architettura c’è l’idea che lo scalino è bello; e invece deve entrare nella mentalità che lo scivolo è bello, il non ostacolo è bello. Le case dovrebbero avere al piano terra degli appartamenti accessibili, destinati ai disabili: il prolungamento della vita comporta una popolazione anziana che deve avere delle accessibilità per continuare a campare in mezzo alla gente, senza essere relegati in casa. Bisogna costruire senza pregiudizi verso gli anziani e i disabili. Pensa alle famiglie che costruiscono villette con i piani sfalsati: e alla fine si ritrovano con degli anziani che non ci possono abitare. Poi c’è l’arredo urbano, per il quale bisogna prevedere materiali di pavimentazione che siano lisci, perché sia i sampietrini, sia il porfido zigrinato, sia la piastrella messa a distanza con la scanalatura danno fastidio a chi sta in carrozzina perché danno dei colpi alla schiena, dei colpi micidiali, che possono aggravare la malattia. Se si fanno questi abbellimenti urbani, bisogna prevedere delle corsie preferenziali almeno di un metro, sia per i disabili sia per quelli che hanno difficoltà a camminare. Infine bisogna prevedere l’accessibilità a tutte le strutture pubbliche: le chiese, i palazzi pubblici, le farmacie, gli uffici postali, gli uffici sanitari. Non basta la sensibilità, occorrono investimenti, per cambiare la stessa struttura della città.

 

In rete:

Ai possono consultare i siti delle associazioni dei disabili, che dedicano largo spazio al tema delle barriere architettoniche, come www.nonvedenti.it o www.disabilivisivi.it; molto numerosi anche i siti di aziende, studi, associazioni di tecnici e costruttori, ad esempio www.e-dilizia.it. Più specificamente dedicati al tema delle barriere architettoniche sono: www.superabile.it, “il portale Inail per il mondo della disabilità”, e specialmente www.nolimit.it, sito della Fiaba, Federazione italiana per l’abbattimento delle barriere architettoniche, con molte sezioni dedicate ai vari tipi di barriere (tra cui l’accessibilità ai siti web), e moltissimi rinvii ad associazioni, enti, con decine di siti collegati.