Mamma africa

Intervista a Blessing Ehigiator

 

L'Associazione Casa dei popoli, nata a Foligno nel 2001, riunisce Folignati di lunga data e nuovi concittadini provenienti da paesi stranieri, e pone alla base del proprio progetto l'impegno a conoscere e conoscerci, incontrarci e confrontarci, per  imparare da chi ha esperienze diverse e portare i diversi saperi come contributo a dibattiti sempre più ampi, che investano il modo di vivere, di pensare, di costruire relazioni. Capita spesso che da un incontro nasca il desiderio di rivedersi ancora, capita che dalla conoscenza nasca una simpatia e la collaborazione si faccia sempre più stretta, fino a trasformarsi in amicizia. Questo è avvenuto tra Blessing e Francesca, nigeriana la prima, italiana di Foligno la seconda, quando si sono trovate a stretto contatto, in un impegno congiunto per la realizzazione di un progetto dedicato all'Africa, che si è protratto dal novembre 2005 fino al marzo del 2006. La storia di Blessing, le sue difficoltà e la sua  determinazione sono tutte da conoscere.

 

Parlami di te. Da dove vieni? e che cosa ti ha portato in Italia?

Mi chiamo Blessing, vengo dalla Nigeria. Sono arrivata in Italia nel '92, quando avevo quasi venticinque anni, in seguito al mio matrimonio con Sunday, un giovane del mio paese che negli anni '80 era venuto in Italia per laurearsi in medicina. Gli anni '80 furono un periodo di crisi per la Nigeria: la moneta perdeva valore, cominciarono i debiti con la banca mondiale... chi poteva emigrava verso i paesi ricchi.  Sunday lo conoscevo da sempre, lo vedevo durante le vacanze estive e, quando lui parlava, io immaginavo l'Italia come un paese splendido, dove i sogni si realizzano e le promesse si avverano. Ero così contenta di partire, di conoscere il mondo! non mi rendevo conto di quello che avrei trovato.

Che cosa hai trovato di tanto brutto? è proprio inospitale l'Italia?       

Sono arrivata a marzo, e ho cominciato a sentir freddo; mi mancava la mia terra, il sole, la natura, mi sentivo estranea in un paese dagli usi e costumi tanto diversi, a cominciare dalle abitudini alimentari: a Foligno non c'erano negozi africani e io non sapevo nemmeno fare la spesa, andavo al supermercato sempre accompagnata da mio marito,  e qualche volta combinavo pasticci. Cercavo di vedere la televisione, ma non capivo niente, perché non conoscevo la lingua; però devo riconoscere che proprio dalla TV ho cominciato a imparare l'italiano. Ma mi hanno aiutato anche la mia curiosità e la mia intelligenza: ho voluto studiare e ce l'ho fatta con le mie forze. Ma le cose erano difficili, i rapporti personali troppo diversi da quelli della mia terra: in Africa ero abituata a una vita comunitaria, qui sei risucchiato nella vita privata e soffri, soffri la solitudine...

Il clima, il cibo, la lingua, la solitudine sono problemi difficili da superare, ma almeno i Folignati sono persone accoglienti?

C'è qualcuno che ti accoglie con simpatia, ma ho incontrato e continuo a incontrare tanta diffidenza! e pensare che in Africa i bianchi erano molto rispettati, io venendo in Europa  credevo di incontrare una civiltà avanzata, e mi aspettavo tanto dai nuovi incontri, invece la delusione è stata veramente forte. C'era un modo di guardare... alcuni si allontanavano... anzi, si allontanano,  perché col passare degli anni i cambiamenti sono stati solo in peggio: quello che prima era curiosità è diventata impertinente diffidenza. Ma ormai non ci faccio più caso; oppure sì, se mi guardano in modo ostile, guardo anch'io dimostrando tutta la mia indignazione: nessuno ha il diritto di offendere cercando di farti sentire inferiore! Mi accorgo che nei confronti di noi stranieri, in particolare africani, esiste una sorta di pregiudizio, si capisce che molti pensano cose diverse da quelle che dicono, e questo vale specialmente per le donne.

Parlami delle difficoltà che hai incontrato in quanto donna.

Ne ho subite di umiliazioni, soprattutto perché sono nigeriana, e lo stereotipo dell'immigrata nigeriana è veramente offensivo.  Ma devo riconoscere che non c'è solo questo, ci sono a Foligno persone splendide a cui devo tutto il mio affetto e la mia riconoscenza. Gli amici di Sunday sono diventati subito miei amici, e hanno saputo farmi sentire il gusto e il calore dell'ospitalità;  in particolare  una collega di Sunday, e sua madre, che mi ha accolta come una figlia, mi è stata vicina nel corso della mia prima gravidanza e anche durante il parto.

I bambini si allevano allo stesso modo al tuo paese e in Italia?

No, ci sono tante differenze. Noi non aspettiamo la caduta del cordone ombelicale: facciamo subito il bagno ai neonati, perché con l'acqua calda si rilassano; poi li  ungiamo con l'olio di palma e massaggiamo, per modellare il corpo, a partire dai piedi... è così importante modellare i piedi! E anche il rapporto con gli anziani è diverso: da noi non esistono case di riposo; i nonni vivono a casa dei figli, e anche le donne che lavorano fuori di casa gli anziani li tengono con sé.

Che mi dici delle tue esperienze lavorative?

Ho cominciato a lavorare presso una famiglia appena il mio primo figlio è andato al nido; poi ho frequentato un corso per mediatrice culturale organizzato dal Comune. È stata una tappa importante della mia vita, ho imparato molto e ho potuto mettere a frutto le mie conoscenze ed esperienze, ho collaborato costruttivamente con le istituzioni, i docenti e i colleghe del corso.

Ma io so che sei anche molto impegnata nel sociale

Faccio parte di un'associazione di donne che hanno figli in età scolare, "Un ponte di mamme" e ne sono la presidente. Ha lo scopo di  aiutare i bambini stranieri ad integrarsi nella scuola, attraverso l'integrazione delle mamme. Raccontiamo ai bambini le nostre favole, cantiamo le nostre ninne nanne, stiamo organizzando un corso di cucina, abbiamo fatto un mercatino per Natale... Questa associazione è molto importante per combattere il razzismo alle radici, per superare gli stereotipi a partire dalla scuola, ma mi occupo anche di integrazione a livello cittadino.

Tu sei una vera e propria cittadina di Foligno, intervieni nei pubblici dibattiti, sei invitata dal Comune agli incontri di partecipazione, costruisci progetti insieme ad altre realtà di volontariato. Dopo tanti anni e tante importanti esperienze italiane, com'è oggi il rapporto con la tua terra d'origine?

L'Africa mi sta sempre nel cuore. Vivo qui, qui sono nati i miei figli e qui costruiranno la loro vita futura; ma mi manca la mia terra, ricca di cultura e di storia, l'Africa piena di natura. E soffro di fronte alle tragedie che investono il mio continente:  guerre, povertà, fame, disoccupazione, e allontanano tanti giovani dalla propria terra. Io penso che ognuno di noi può fare di più per questo continente: adottare un bambino a distanza, fare donazioni ad associazioni di volontariato, ma mi rivolgo soprattutto alle istituzioni per invitarle a una politica di aiuto allo sviluppo. Per me, per tutti gli africani emigrati, la nostra terra rimane sempre Mamma Africa.

(Francesca Gianformaggio)