Sprofondano nel pantano i signori della guerra, e nella loro palude fanno sprofondare anche i nostri diritti di cittadini. La guerra chiede di stare solo da una parte e di non pensare troppo. Il nemico è dappertutto, e chiunque dissenta è nemico anche in casa sua. La democrazia che esportiamo quando spiana a cannonate le moschee o fa torturare i prigionieri appartiene ad una logica coloniale che noi ripudiamo, che la nostra carta costituzionale ripudia. Tiriamoci fuori da questa guerra, facciamo come la Spagna. Proprio adesso è importante ribadire il gesto semplice di tanti che, come Gino Strada, che nei loro ospedali con medicine, pane, acqua offrono anche fontane e giardini, per ricordare che non esiste solo la guerra. Anche noi impariamo a riscoprirle le nostre belle città. Liberiamole dalle troppe automobili che ormai le intrappolano. Soprattutto interroghiamoci con Mariano Sartore sugli intasamenti stradali prossimi venturi sul “nodo” di P. S. Giovanni. In questo numero abbiamo voluto dare grande spazio ad una riflessione su “Quando una città è sostenibile?” cominciata nel convegno del 12 dicembre e che oggi si offre come proposta a quanti si apprestano al difficile lavoro del “ben amministrare”. Intanto godiamoci Francesco Guccini e le storie delle sue canzoni e anche il ricordo che Antonio Pedone ci regala dell’avventurosa vita di Leonida Mastrodicasa, l’anarchico di Ponte Felcino. C’è anche Sergio Staino che ci spiega la sua felicità di architetto mancato. Questa volta possiamo anche noi essere felici per lo scampato pericolo di una centrale eolica sul Monte Tezio. La bella Perugia di Corso Vannucci emoziona e risveglia la nostalgia per il castello normanno-svevo di Sannicandro di Bari. E infine, è Moni Ovadia a ricordarci il vero viaggio che siamo chiamati a intraprendere: l’ironia e il sorriso come sfida e affermazione di un’utopia possibile.
|