Prima persona pluraleLa rivista “Risonanze” e l’Umbria in movimento
Renzo ZuccheriniCinque anni di Umbria in movimento, da quando la rivista è nata, nel 2001: un anno in cui erano in pieno fermento i movimenti; era l’anno di Genova. Le tematiche dei movimenti erano quelle della lotta contro l’Omc (Organizzazione mondiale per il commercio, in inglese Wto), o contro il G8: cioè le organizzazioni mondiali che stanno rendendo merce ogni cosa. Contro di questo si è mosso un grande movimento, culminato nel 2003 nelle manifestazioni contro la guerra: la guerra però c’è stata, forse i movimenti ne hanno risentito, e sono rientrati in una fase carsica. Nello stesso tempo abbiamo avuto un tentativo di istituzionalizzazione, il cui esempio più felice è stato quello delle primarie. E la rivista ha seguito questo che succedeva nel mondo, in Italia, e anche da noi, in Umbria, una regione che soffre il disagio di una ambiguità molto profonda: una regione che punta sui servizi sociali, che dichiara di puntare sull’ambiente, ma che nello stesso tempo, in maniera sempre più forte, punta sull’asfalto e sul cemento, che ancora si porta dietro una vecchia idea di modello di sviluppo basata su interventi industriali pesanti, ormai obsoleti. E a questo si accompagna un modello di gestione della cosa pubblica sempre più accentrato: tutte le decisioni ormai si vanno prendendo in gruppi ristretti, perché le mediazioni tra i grandi interessi possono avvenire solo in gruppi ristretti. E quindi anche qui si mette fortemente in crisi un modello democratico, il modello della partecipazione, che per noi si rifà a una grande tradizione non solo di Capitini, ma di tutto il movimento democratico della nostra regione. Queste cose ci mettono nella posizione di dover esercitare una attività critica; anche perché non siamo soli, perché vediamo fiorire movimenti, comitati, associazioni.
Andrea ChioiniQui ho il senso di appartenenza ad una rete, cioè la rete delle intelligenze che scambiano. È questa necessità di tessere, di collegare le persone come persone che agiscano, in una azione reciproca: stiamo affinando anche un linguaggio, non solo umano di vicinanza e cordialità, ma anche di scienza del collegamento umano, attraverso la scrittura. Il grande movimento democratico, citato da Renzo Zuccherini, che ha caratterizzato questa regione facendone una delle più illuminate quanto ad evoluzione sociale, sembra aver perso l’anima: e ne abbiamo una infinità di esempi; riprendo e sottoscrivo tutti quelli che ha citato Renzo: potrebbe essere che i piccoli gruppi sono quelli che potrebbero far ritrovare dei pezzetti di un’anima nuova, che deve fare i conti con il senso del limite del nostro vivere, e quindi questa costante riflessione sull’ambiente, sui limiti dell’umanità e dell’agire umano. L’antologia va benissimo; e mi piacerebbe che la prossima antologia fosse fatta di tutti i nomi che non sono molto conosciuti. Io ho contato i nomi delle persone intervistate, e vi assicuro che sono circa 170 nomi, da pagina 15 a pagina 20, da Stefano Benni a Marzia Papagna, che è una delle ragazze di Menteglocale, ha ventidue anni e si impegna da morire.
Piero FabbriProtagonista della mia prefazione all’antologia è un moscerino, perché riflettendo sul taglio e i contenuti di “Risonanze”, mi è sembrato che tutto si addensasse in questo essere “piccoli”, che è pregio e difetto, ovviamente; questo essere piccoli che però tenta di entrare in relazione con il grande: e in fondo siamo piccoli perché rappresentiamo un po’ la marginalità, rispetto alle cose che diceva Renzo, rispetto alla cultura dominante e le scelte politiche sostanziali. Quindi ha preso forma questa relazione tra un essere assolutamente piccolo come il moscerino della frutta e il suo mondo, per cui le problematiche che vengono affrontate in “Risonanze”, dall’abitare i luoghi alla contaminazione, alla relazione con gli altri piccoli, sono viste con gli occhi del moscerino della frutta. E qui viene un dubbio: siamo residuali oppure siamo anticipatori? Forse tutte e due, forse stiamo cercando a fatica di portare nel domani quello che vale la pena portare dello ieri: e questo, contro chi invece pensa che domani sarà completamente in antitesi a quello che è stato ieri e a quello che è oggi, oppure a chi pensa che domani debba per forza essere identico all’oggi. Quindi ci sono tutte queste componenti dentro il nostro agire, che poi si riverberano benissimo nelle pagine di “Risonanze”, e penso che sia un contributo l’averlo condensato, aver fatto una selezione e averla proposta come un libro, che rappresenta quel bene che diceva Andrea, cioè del ragionare su carta. Siamo qui soprattutto per trovare il modo di mettere a confronto delle idee, delle opinioni, e, perché no, dei sogni, rispetto al vivere quotidiano, alle scelte che ci coinvolgono sul piano politico; anche Renzo diceva quanto questa regione si caratterizza nei fatti per scelte che non sembra che possano avere a che fare con un futuro possibile: il futuro possibile di questa regione si può intravedere nell’industrialismo che è già tramontato? nella infrastrutturazione pesante che sembra già non serva più? è possibile che sia ignorato tutto il patrimonio naturale, ambientale, paesaggistico, che continuiamo a presentare in modo anche molto olografico? Ci sono le contraddizioni e i contrasti sociali; dal punto di vista ambientale siamo la regione che ha più cave, siamo una delle regioni che ha più strade, anche se continuano a dirci che l’Umbria non è collegata. La battaglia che si mette in moto con i comitati, con le aggregazioni anche un po’ dispersive, manifesta profondamente questo disagio, da un lato l’assenza di partecipazione, e dall’altro l’impossibilità di accettare nel merito certe scelte.
Walter Pilini
Questa per noi è una tappa di un cammino che è iniziato abbastanza lontano, non soltanto, come diceva Renzo, dal Bartoccio, ma addirittura son quasi quarantacinque anni che all’Istituito Magistrale di Perugia facemmo il nostro primo giornalino, “Spartaco”: peraltro la repressione fu dura, e questo data ben prima della “Zanzara” al Liceo Parini di Milano; ma mi piace ricordare che di fronte al provvedimento di sospensione, due soli insegnanti votarono contro: Pasquale Lazzaroni e Pio Baldelli. Da allora abbiamo seguitato a scrivere, a riflettere, sempre in maniera un po’ clandestina, ma comunque indipendente; siamo arrivati all’esperienza del Bartoccio. Per arrivare a “Risonanze”, credo che il momento di passaggio è stato il convegno di Montone: “L’Europa dei dialetti”; in questo c’era la sintesi tra un’esperienza che veniva esaurendosi, quella del Bartoccio e dell’importanza del dialetto, e questi nuovi orizzonti che si andavano aprendo per noi. Questo è un po’ il nostro itinerario, il nostro percorso; ancora siamo insieme, ancora abbiamo idee, abbiamo voglia, e credo che faremo ancora della strada insieme.
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