La poesia in Umbria

Intervista a Sandro Allegrini

 

SANDRO ALLEGRINI, CRITICO LETTERARIO, NEL CORSO DELLE SERATE ORGANIZZATE DALLA LIBRERIA L’ALTRA DEL DINAMICO ALBERTO MORI DURANTE UMBRIALIBRI 2006, HA TRACCIATO UN AMPIO PANORAMA DELLA SITUAZIONE DELLA POESIA IN UMBRIA, COME A FARE IL PUNTO PER L’AVVIO DEL NUOVO MILLENNIO. NE PARLIAMO CON LUI, E COMINCIAMO CON CHIEDERGLI ALCUNI PUNTI DI RIFERIMENTO: ANTOLOGIE, STUDI, RICERCHE SULLA POESIA DELLA NOSTRA REGIONE.

 

Se si eccettua l’opera meritoria di Antonio Carlo Ponti, unitamente al panorama completo di Renzo Zuccherini sulla Poesia dialettale in Umbria, del 1988, sono circolate e continuano a circolare antologie parziali, improntate a puro interesse economico (occorre pagare per essere inclusi), senza alcun vaglio critico. Non esistono, insomma, studi completi ed aggiornati. Però

non tutta la colpa è addebitabile ai critici e agli studiosi. È innanzitutto indiscutibile il venir meno dei “canoni”, ma per il semplice fatto che sono i canoni stessi ad essere ormai superati o risultano, nella migliore delle ipotesi, un atteggiamento residuale della furia classificatoria fondata su parametri quali l’appartenenza a scuole o a presunte “linee”. C’è certamente una notevole proliferazione di autori, insieme ad una moltiplicazione e dispersione editoriale, resa oggi possibile anche dall’abbattimento dei costi legati alla stampa digitale, per cui qualunque sedicente “poeta” può stampare a proprie spese un volume da distribuire tra amici e conoscenti, rendendo certamente un cattivo servizio a se stesso non meno che alla letteratura.

Però sulla poesia dell’Umbria c’è una tradizione di antologie?

Tornando indietro al 1961, troviamo un prodotto qualificato, quello di Giancarlo Politi, Linea umbra, libro non esente da grossolane sopravvalutazioni né da colpevoli minimizzazione (si pensi al giudizio liquidatorio su Penna). Però nella prefazione di Gaetano Salveti il concetto di “umbritudine” viene assunto, più che come connotazione geografica (tanto che vengono inclusi anche Luzi, Cardarelli o Gatto), semplicemente come categoria del metafisico, ossia “come mediazione del contrasto tra divino e umano”. Comunque questa resta un’opera certamente rispettabile; vi troviamo autori come il poligrafo poeta ternano Delio Carnevali, l’indimenticabile e coltissimo Lelio Cremonte, l’ottimo Di Pilla, insieme al fine Gaio Fratini, a Bruno Dozzini, al misconosciuto Penna, allo spoletino Carlo Mosca.

E allora veniamo al panorama dell’oggi.

Nel presente, il lavoro da fare è grande e presuppone, ne sono convinto, un investimento pubblico, proprio in nome della tutela e salvaguardia di un giacimento di cultura che sarebbe colpevole lasciar cadere. A parte il fatto che molti autori umbri hanno pubblicato con editori nazionali - penso all’Obliquo di Francesco Curto o alla Bastogi di Maria Grazia Lenisa e Rosaria Luzi -, esiste anche la valida collana Il Caradrio (edizioni Guerra) diretta da Luigi Maria Reale, che ha pubblicato Walter Cremonte, Brunella Bruschi, Ilde Arcelli, Maria Liscio…

C’è anche il fiorire di gruppi e associazioni.

Si, posso ricordare la “Luigi Bonazzi” con Franco Venanti, “il Merendacolo” con Ilde Arcelli, “la Postierla” di Lavinia Castellani, per limitarmi alle più prestigiose. Attraverso l’associazionismo si crea una fitta rete di scambi, anche relazionali, per cui gli scrittori collaborano con testi, poesie, varianti, discussioni: una vera elaborazione culturale, che produce poesia di buona qualità. Conosco, peraltro, in modo sufficientemente completo gli autori della nostra regione e ti posso assicurare che sono parecchie le voci autentiche, originali e meritevoli di adeguata collocazione in ambito nazionale; ma la nostra è una piccola regione e non dispone di editori di rilevanza nazionale, pronti a rischiare con la poesia. Solo Antonio Carlo Ponti è stato capace di rischiare col coraggio della passione, con autori come Alfredo De Poi, Paola Pillitu, Delio Carnevali, Mohamed Akalay, Bruno Dozzini, personaggi che fanno onore alla letteratura umbra e non solo.

E, oltre a questi, chi sono gli autori del presente?

Gli autori di poesia del  nostro territorio sono figure “a tuttotondo”, tant’è che si esprimono in molti campi dell’arte, come il disegno: Vittoria Bartolucci, la grafica: il maestro Umberto Raponi e gli spoletini Giuliano Sozi e Carlo Mosca, l’acquaforte: Serena Cavallini, la scultura: Artemio Giovagnoni, la musica: Filippo Farinelli. Molti provengono dalla scuola, come Olga Introppico, Maria Liscio, Maria Letizia Giontella, Maria Cristina Baioletti, Maria Rosaria Luzi, Mario Melelli, Aminah De Angelis, Emanuela Delle Morracce, Deanna Mannaioli, Giovanna Maurelli, Armando Alunni. Né sono da tralasciare Marta Ponti, Maria Cristiana Sebastiani, Laura Zazzerini, l’erotico e “civile” Francesco Curto, Ivana Frapiccini, Gladys Basagoitia, Maria Grazia Lazzaro, Walter Pilini, ed il critico d’arte e di letteratura Antonio Carlo Ponti (che scrive, con intelligenza ed ironia, in lingua come nel suo dialetto di Bevagna), Gabriella Bianchi, Vincenzo Gunnella. Altri si ispirano ad una dialettale naïveté, come l’indimenticato Claudio Spinelli, Nello Cicuti, Giampaolo Migliarini, Pierpaolo Vicarelli. L’elenco, ti assicuro, è assai più lungo. Di ciascuno conosco i molteplici talenti e i rispettivi percorsi, meritevoli di adeguata contestualizzazione e di una giusta valutazione, con riferimenti d’intertestualità interna ed esterna.