Terra di Morleschio Intervista a Ornero Fillanti VENERDI’ 3 OTTOBRE ORNERO FILLANTI HA
PRESENTATO IL LIBRO “MORLESCHIO, PROFILO STORICO E LINGUISTICO”.
RITENIAMO CHE QUESTO LAVORO ABBIA DIRITTO AD AVERE UNA QUALCHE RISONANZA
PER LE MOTIVAZIONI CHE ABBIAMO COLTO DURANTE LA PRESENTAZIONE. E’ UN
LIBRO CHE CONSIGLIAMO DI LEGGERE. SCHEDA DI PRESENTAZIONE Ornero Fillanti, già collaboratore del “Bartoccio” e nostro amico, ha presentato il suo ultimo libro intitolato “Morleschio, profilo storico e linguistico” il 03 ottobre scorso, sotto i suggestivi archi dell’ingresso al castello omonimo. Hanno presentato il libro l’assessore al decentramento del Comune di Perugia, Ornella Bellini, il Presidente della V Circoscrizione, Sergio Ercoli, il professor Enzo Coli dell’Università di Perugia ed il prof. Antonio Batinti dell’Università per Stranieri, nonché curatore, nel volume, del capitolo sulla storia del toponimo. Quello che tuttavia ha reso significativa la serata è stata la presenza di tanti ormai ex abitanti del Castello, oggi disabitato e solo in parte ristrutturato per “seconde case”. Si
sono ritrovati “tutti” per l’occasione a ripercorrere col professore
(Fillanti), vissuto nella giovinezza nel borgo con i suoi genitori
mezzadri, i ricordi della vita contadina prima della fine dei contratti
mezzadrili e dello spopolamento delle campagne. Il
prof. Fillanti non è nuovo a questi studi; insieme al prof. Batinti
collabora fin dal 1996 al progetto “Fare toponomastica a scuola” ed ha
pubblicato in quest’ambito i libri “Agello, nomi, persone, luoghi”,
“Alla scoperta dei nomi di luogo”, “Dalla lingua al gioco dal gioco
al giocattolo”. I suoi studi di toponomastica e sul lessico del
dialetto, condotti con metodo scientifico e con indagini sul campo,
tendono a recuperare tutti gli aspetti sociologici ed antropologici dello
studio storico, di cui diventano parte essenziale. A promuovere questo
lavoro è stata la Circoscrizione V del Comune e la Provincia di Perugia. GLI INTERVENTI Il Presidente della Circoscrizione Sergio Ercoli, nella veste di “padrone di casa”, ha espresso le ragioni per cui ha sposato con entusiasmo la proposta di sponsorizzare l’opera; mettere in risalto le realtà minori del territorio, ma importanti da un punto di vista storico, linguistico, culturale e civile, è nei programmi dell’istituzione locale, perché è un importante contributo alla riscoperta e valorizzazione del territorio. Nel secondo intervento, il prof. Coli ha soprattutto colto lo spirito del libro che, nel repertorio toponomastico analizzato costruito su esperienze passate e osservazioni analitiche a proposito delle caratteristiche del suolo, delle acque, delle vie di comunicazione, della caccia, del culto, degli attrezzi ed in genere di tutte quelle attività che fanno capo a quelle del contadino, non cede certo ad idealizzazioni di genere. Nel libro di Fillanti viene descritto lo statuto della mezzadria, che inizia dal secolo XV, ma soprattutto ha risentito della definizione del 1927 (in piena epoca fascista). Virgilio elogiava la vita dei contadini perché i fulmini di Giove che si abbattevano sulle querce predicevano il futuro, ma i contadini hanno rappresentato, nella storia dell’umanità, quella classe più umile sulla quale non si sono scaricati i fulmini di Giove, quelli non farebbero gran male, ma le prepotenze dei padroni. La storia dei contadini è una storia d’umiliazioni di sacrifici e di prepotenze subite. L’Assessore Bellini dopo il ringraziamento non formale a Fillanti e Batinti, perché portano avanti il lavoro del prof. Giovanni Moretti per la riscoperta e la valorizzazione dei luoghi attraverso la riscoperta dei nomi. In merito a questo libro, ha detto “ho provato emozioni ed ho accresciuto conoscenza. Ho provato emozioni perché è un libro scientifico fatto da esperti; ci sono riscontri documentali, una ricerca sulle testimonianze orali con informatori, che danno un grandissimo contributo alla storia. L’autore ha fatto un lavoro in cui, attraverso l’uso dei nomi, è andato alla ricerca ed alla riscoperta di un’identità di chi ha fatto la vita in Morleschio. C’è la ricostruzione attraverso i nomi del cosmo di Morleschio. La presenza di questa gente che è qui perché è curiosa di sapere cosa c’è scritto e quando lo leggerà ritroverà un pezzo della propria storia. Un libro vivo per dare vita a chi lo legge, per riscoprire radici e identità che lo spopolamento della compagna e l’inurbamento aveva cercato di cancellare, come se fosse una vergogna che dovevamo coprire. Oggi invece con questo lavoro di recupero dei nomi si riscopre una realtà, si riscopre una radice, si riscoprono luoghi che sono colline, campi, lavoro, produzione, e soprattutto uomini che hanno costruito relazioni. Un secondo elemento deve rafforzare il concetto d’identità regionale. La regione ha svolto un ruolo fondamentale nel sistema paese, perché collegava il nord col sud, l’est con l’ovest. La storia dei Bizantini e dei Longobardi ha lasciato tracce nella nostra regione ed anche in quest’antico borgo. La ricchezza dell’area di Perugia nord non viene valorizzato solo dai siti industriali, ma dal territorio disseminato di castelli, di ville, di case padronali, case contadine, che presentano un’architettura unica nella storia dell’architettura e dell’urbanistica. Ricchezza che il comune intende valorizzare”. Dopo aver affrontato in
sintesi l’interpretazione del nome, il prof. Batinti, offre un altro
spunto di riflessione sul testo. “Abbiamo bisogno, dice, di
dare significato, consapevolezza della nostra vita. Nel luogo dove abbiamo
passato la nostra giovinezza, le nostre prime esperienze, dove abbiamo
avuto le nostre vibrazioni interiori, curiosità, quel luogo è stato
molto significativo per la costruzione della nostra persona. Tra noi ed i
luoghi si stabilisce un rapporto straordinario; vivere in un luogo dove ci
si sente estranei vuol dire essere fuori luogo; i luoghi devono diventare
i luoghi dell’agio e non i luoghi del disagio. Lo studio dei nomi è
fatto non solo per motivo educativo e culturale, ma perché i nomi sono il
potente strumento per costruire una ragnatela di rapporti intorno ad
un’idea”. INTERVISTA A FILLANTI Perché hai scritto un libro su Morleschio? Mi
sono accinto a scrivere perché questo è il mio luogo d’infanzia, qui
ho fatto i primi due anni delle scuole elementari; mi sembrava giusto dire
qualcosa su questo castello, notizie storiche interessanti, perché credo
sia uno dei più antichi dell’Umbria. Ho cercato di descrivere la vita
degli anni passati la vita dei mezzadri perché questa è stata terra di
mezzadri. Oltre la ricerca sui nomi e la storia del borgo c’è una parte che riguarda la mezzadria, ma su questo non si è scritto abbastanza? Il
mezzadro è quello che lavora a metà col padrone e la mezzadria è stato
un contratto lunghissimo che affonda le sue origini intorno al sedicesimo
secolo. Fino agli anni 50/ 60 i poderi erano condotti da famiglie di
mezzadri; ho cercato di ricostruire quegli anni con le lotte, i contrasti
col padrone, col fattore; ho riversato le pagine del libretto colonico del
mio povero nonno; è documento importante. Il mezzadro era in condizioni
d’inferiorità perché il padrone aveva dalla sua la cultura ed aveva
modo di fregare il contadino. Quel libretto è complesso a leggere anche
oggi. Non mi sono soffermato molto sugli aspetti di vita, escluso qualche
aspetto. Non vanno intesi come aspetti folcloristici del tempo passato; la
vita era dura. Spero di essere riuscito a rendere quest’aspetto.
Tuttavia era una civiltà con i suoi riti. In fondo al libro c’è un
glossario, i cui nomi fanno parte del nostro passato e vanno salvaguardati
come documento storico per le generazioni future. Dopo
la ricerca sui giochi infantili, a quando la ricerca sulle espressioni dei
giochi degli adulti per esempio sulla briscola e il tressette, giochi in
cui sei conosciuto come “il professore”? A
presto. Risponde
Fillanti con sorriso sornione, in consonanza con il suo spirito etrusco. |