La difficile arte della convivenza

Franco Lorenzoni, maestro elementare, esperienza della casa laboratorio di Cenci

Che caratteristiche deve avere una città che “educa”?

Affronterei subito uno tra i temi che personalmente ritengo essere tra i più importanti, che è quello della lungimiranza nella progettazione e della conseguente fruibilità della città.

Ciò che salta all’occhio, osservando le nostre città, è proprio la mancanza da parte dell’architettura di uno sforzo di pensare la città, di una preoccupazione per le sorti di chi quegli spazi li abita.

Questa scarsa lungimiranza è evidente nelle periferie urbane.

Perché c’è stata così poca capacità di elaborazione nelle nostre città?

Le nostre periferie sono state pensate da una persona sola. Con questo certamente non voglio dire che la partecipazione in sé è una garanzia. Però bisogna riflettere sul fatto che l’architettura può essere pericolosa, perché la sua opera rimane nel tempo e ha delle innegabili ripercussioni sulla qualità della vita della collettività.

Un detto popolare recita “l’unione fa la forza”: basti pensare alla Rivoluzione dei garofani a Lisbona: in quel caso si è verificato un colpo di stato inclusivo, basato sulla partecipazione, perché la minoranza era debole.

Quindi cosa bisognerebbe fare per rendere migliori le nostre città?

Come ho già detto è assolutamente necessario pensare in prospettiva. Per il futuro delle nostre città mi auguro due cambiamenti. Innanzitutto far sì che le nostre città diventino multietniche, che riescano a integrare altre culture, che le culture altre interagiscano tra loro. Inoltre bisognerebbe integrare gli handicappati creando occasioni d’incontro adulti.

Quale dovrebbe essere, in definitiva, il ruolo dell’educazione?

Certamente l’educazione, insieme all’arte e all’immaginazione, sono indispensabili per approfondire i temi cruciali del nostro tempo, che riguardano la capacità di fare pace con il pianeta e la necessità di alimentare la difficile arte della convivenza tra diverse culture e tra persone che hanno diverse memorie ed esperienze alle spalle. Un elemento fondamentale in tal senso è la capacità di ascoltare: ascoltare se stessi, gli altri, l’ascolto silenzioso della natura. Senza darci il tempo per questo ascolto partecipe e profondo, sembra impossibile infatti contrastare le molteplici spinte distruttive che caratterizzano la nostra epoca.

(Annalisa Perrone)