Nella diversità e nel rispetto reciproco tra chi è credente e non credentePer una civiltà laicaIntervista a Maurizio Magnani
Chi sono gli atei? Il termine ateo non piace molto a chi si professa non credente, perché quella “a” privativa presuppone che esista con certezza un Dio, e chi non crede in esso ne sia “privo”, cioè mancante. La persona che ha fede ritiene, di solito, che la realtà di Dio sia scontata, assodata. Ma non è così, come prova il fatto che esistono oltre 2 miliardi di non credenti e altri 2 miliardi di persone che credono in divinità diversissime tra loro e molto dissimili dal Dio Cristiano, Islamico ed Ebreo. L’ateo non crede proprio in nulla? Iniziamo con il dire che gli atei non sono una categoria di persone omogenee. Esistono, ad esempio, atei pratici e atei teorici: i primi vivono come se non esistesse un dio, senza porsi tanti interrogativi, i secondi invece studiano, riflettono, si confrontano e dopo aver cercato a lungo si professano atei perché non hanno trovato alcun Signore del mondo. Ci sono inoltre atei razionalisti che perseguono le scienze, le filosofie logiche e razionaliste e atei superstiziosi e irrazionalisti, ad esempio molti asiatici che credono nella geomanzia e negli influssi di spiriti e demoni nella vita quotidiana. In Europa e in America gli atei sono per lo più razionalisti. Essi non credono, in genere, in un Dio creatore dell’universo, in un Dio che vigila sul mondo (troppi sono i mali, le sofferenze, le ingiustizie), che interviene a governare i destini né, tanto meno, che abbia eletto rappresentanti privilegiati come il papa, gli ayatollah o i rabbini. Riguardo ai valori etici, di solito gli atei razionalisti sono liberali e tolleranti, amano la giustizia, la pace, la solidarietà, la comprensione tra i popoli, dato che pensano che non esistano altri mondi diversi da quello in cui viviamo e che perciò dobbiamo viverci bene, in serenità. Ma esistono anche atei fascisti e violenti, così come tra i credenti c’erano i nazisti che scrivevano sulle loro bandiere “Gott mit uns” cioè “Dio è con noi”. Religione e morale non sono dipendenti ed esistono persone brave o malvagie sia tra i credenti che tra i non credenti. Quali sono le dimensioni dell’ateismo in Italia? Le statistiche dicono che in Italia vivono un terzo di credenti praticanti, un terzo di credenti non praticanti e un terzo di non credenti o persone per le quali la religione e il divino non rivestono alcuna importanza nella loro vita. Gli atei sono essenzialmente giovani e con titolo di studio superiore, politicamente soprattutto di sinistra e di destra, abitanti più nel centro e nel nord Italia. I circa 20 milioni di italiani atei, agnostici e indifferenti alla religione sono destinati ad aumentare, per una serie di motivi, e più influente si farà il loro peso nella società futura. E nella nostra regione? Non esistono statistiche ufficiali sui non credenti in Umbria, ma la storia e le tradizioni di queste terre appartengono al centro Italia, che non è certamente così religiosa come il Sud e il Veneto. Inoltre, Perugia e altre cittadine umbre come Spoleto hanno conosciuto un forte impegno laico in passato, come reazione ad un dominio papalino che ha talvolta toccato momenti di vera ferocia contro la città e la sua popolazione. Ricordiamo che a Perugia è stato eretto un monumento celebrativo del 20 giugno 1859, giorno della liberazione dal dominio pontificio. Eppure, sebbene si dichiari laica, l’Umbria è una tra le regioni più “generose” con il clero e la Chiesa. Non vorrei che si facesse confusione tra la “forza della religione” e la “debolezza della fede”, com’è definita dai sociologi la religiosità dell’italiano medio, il quale non è particolarmente fervido verso la divinità ma è molto legato alla tradizione. E la Chiesa è tradizione, dunque riceve molte “attenzioni” da parte della popolazione, dalle istituzioni politiche e dalle amministrazioni. Senza contare le ragioni di opportunismo: la Chiesa porta voti, appalta lavori, assume personale, ecc. Ad ogni modo, esistono molti cristiani anti-clericali così com’esistono molti atei che non sono contro la Chiesa. Che cosa pensa del fatto che la Chiesa ha sempre censurato i comportamenti e il libero pensiero, senza parlare delle donne e della loro sessualità, e continua ad esercitare ingerenze sulla vita politica del paese? Ritengo che né il cristianesimo né le altre religioni sappiano più fornire risposte adeguate alla complessità del mondo moderno, però fino a quando gli italiani non acquisiranno maturità e senso di responsabilità non si libereranno facilmente della Chiesa. Si parla delle donne bersagliate dalla Chiesa, che è una istituzione dai valori misogini, ma sono proprio le donne che da secoli alimentano i privilegi del clero; questo accade soprattutto nei paesi mediterranei dove da oltre 5000 anni si celebrano i miti della “Grande Madre” (Iside, Cerere, Maria Vergine, ecc.) Il senso di responsabilità, la maturità, la laicità sono valori che crescono e si diffondono con la cultura, la riflessione, lo studio. Non voglio sembrare riduttivo, tuttavia non è un caso che le Chiese proliferino proprio laddove c’è ignoranza e molto bisogno. In Italia il 70% della popolazione non legge e ragiona per stereotipi, mentre negli USA il fondamentalismo cristiano di Bush è diffuso nel centro contadino e arretrato del paese, non certo nelle colte Boston, S. Francisco e New York. Io sono sposato con una cittadina olandese e in quel paese gli handicappati non trovano più difficoltà a muoversi nelle strade, gli anziani sono assistiti, le donne sono libere, i bambini sono seguiti, protetti e istruiti, non dal clero bensì da uno Stato laico efficiente; tutte le libertà del cittadino sono garantite e i giovani percepiscono il futuro con ottimismo. Certo, non è il paradiso in terra, ma si vive molto bene. L’Olanda però non ha raggiunto la laicità in pochi anni ma in diversi secoli: quando nel ‘600 gli ebrei e gli eretici erano condannati a bruciare vivi sui roghi in tutta Europa, già allora la libera e tollerante Olanda dava loro rifugio. C’è speranza anche per l’Italia? Senz’altro, però certamente non seguendo i modelli del Nord Europa, dove la Chiesa Cattolica è pressoché inesistente e i cristiani protestanti sono molto emancipati. In Italia la presenza della Chiesa è forte e sarà sempre una interlocutrice sociale di primo piano. Ciò che i laici devono fare in Italia è cercare il dialogo con la parte più progressista della Chiesa e, seppure nella diversità, trovare accordi nell’interesse del vivere civile. Io ritengo che nella Chiesa Romana vi siano forze moderate e moderniste, così come nell’Islam non tutti sono fanatici e integralisti; è importante che queste componenti si rinforzino, perché ciò che occorre costruire in questo nostro paese non è una società dell’intransigenza e dell’odio, ma una civiltà, che pur nella diversità e nel rispetto reciproco tra chi è credente e non credente, sia una civiltà laica.
Circolo di Perugia dell’Associazione Culturale Civiltà Laica: via Bramante 26 – Perugia Il sito della associazione è www.civiltalaica.it Maurizio Magnani, responsabile del Circolo perugino di “Civiltà laica”, si è laureato in Medicina e chirurgia all'Università di Milano nel 1984. Oltre ad aver maturato un'esperienza clinica pluriennale in ospedale e come medico di pronto intervento, si occupa da oltre quindici anni di progettazione e monitoraggio di sperimentazioni cliniche. E’ autore di pubblicazioni in campo medico e psicologico, curatore e redattore di testi medici. Da qualche anno tiene corsi sulle sperimentazioni cliniche dei farmaci nell'ambito dei programmi di Educazione continua in medicina
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