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Acque sorgenti
Intervista a Piero Fabbri
E’ APPENA USCITO, PRESSO LE "EDIZIONI CORSARE"
DI PERUGIA, IL VOLUME
ACQUE SORGENTI DI PIERO FABBRI, UNA RACCOLTA DI BREVI RACCONTI DEDICATI
A
SORGENTI UMBRE E NON SOLO, CHE L’AUTORE VISITA E DESCRIVE ATTRAVERSO
SENSAZIONI E PICCOLE STORIE. IL LIBRO È ILLUSTRATO DA ACQUERELLI DI ALFRED
HOHENEGGER. PIERO FABBRI, SCRITTORE E POETA, È DIFENSORE CIVICO NEL COMUNE
DI
CAMPELLO SUL CLITUNNO, E CONSULENTE DEL DIPARTIMENTO D’IGIENE DELL’UNIVERSITÀ
DI PERUGIA, PER LA FORMAZIONE DI OPERATORI SOCIALI DI STRADA.
DA SEMPRE È IMPEGNATO NELLA DIFESA DEI DIRITTI UMANI E DELL’AMBIENTE. GLI
CHIEDIAMO DA DOVE NASCE (E DOVE APPRODA) IL SUO INTERESSE PER L’ACQUA.
Si perde nelle pieghe dell’infanzia: il posto più
invitante dove giocare d’estate era il pozzo.
Ci correvamo attorno a piedi nudi sul mattonato umido. Un grande olmo
garantiva il refrigerio ombroso, insieme
all’acqua che sgorgava fuori spinta da una pompa a stantuffo. In seguito
all’emigrazione, nella bassa milanese,
noi adolescenti trascorrevano le giornate torride a sguazzare nei fossi o a
giocare a pallone nelle marcite allagate.
Così da una suggestione all’altra sono stato avvinto dall’incanto delle
sorgenti e dalla scoperta delle sensazioni che
suscitano. La creazione artistica in questo caso nasce come attrazione
ancestrale verso l’elemento liquido vitale
che la natura copiosamente ci mette a disposizione e che, a ben guardare,
costituisce la parte dominante di noi
stessi esseri umani, senza soluzione di continuità fra quella dentro e
quella fuori: siamo fatti in massima parte
d’acqua, la nostra essenza è liquida e rifugge dalle rigidità, perché
ci inducono sofferenza ed inutile accanimento
(ah, quanto è defatigante resistere alla corrente o cercare di risalirla,
invece di orientarci assecondandola).
Non ho cercato in nessun modo l’approccio oggettivo: ciò che ho scritto
è verosimile ed attendibile solo
attraverso il filtro creativo personale, che si abbandona alla percezione
sensoriale ed onirica del richiamo
dell’acqua sorgiva.
Il tuo lavoro, partendo da una realtà locale e con un
taglio creativo, si inserisce in una visione globale
della questione.
E’ vero, stiamo assistendo ad un crescendo della
percezione dei problemi connessi all’acqua, tanto che ormai si
avverte globalmente quanto sia decisivo affrontare le ingiustizie e le
disparità connesse all’accesso ed alla
disponibilità di questa risorsa naturale limitata. Sono questioni enormi
che riguardano quasi un miliardo e mezzo
di persone che, quotidianamente, devono fare i conti con la penuria o con la
qualità non adeguata agli usi civili.
E non sono solo i paesi del terzo mondo, anche nelle nostre società
sviluppate si riscontrano difficoltà soprattutto
a causa degli inquinanti chimici largamente usati nelle attività
produttive, comprese quelle agricole (vedi ad es.
la situazione della Pianura Padana dove, se non avessero innalzato per
legge i limiti della tolleranza ai veleni
disciolti, sarebbero impossibilitati ad usare l’acqua a scopo alimentare),
insieme all’uso dissennato che moltiplica
o spreco. Se non si produrrà un’inversione di tendenza, è stato
calcolato che, entro il 2020, tre miliardi di esseri
umani non avranno a disposizione l’acqua dolce necessaria alla vita.
Quali sono le ripercussioni o i rischi per l’Umbria?
Le difficoltà sono anche sulla nostra porta di casa: basta
costatare lo stato dei nostri fiumi o del lago Trasimeno,
tutti a livelli minimi sia per la penuria delle precipitazioni, sia per i
consumi smisurati dell’agricoltura intensiva,
verso la quale si persiste, nonostante gli evidenziati limiti con le
compatibilità ambientali. Poi bisogna considerare
rischi imminenti: nessuno ci ha ancora garantito in modo inequivocabile che,
andando a bucare l’Altopiano di
Colfiorito, per la realizzazione del nuovo tracciato della SS 77, non si
intercettino le vie di ricarica e di
alimentazione delle sorgenti (Rasiglia, Nocera Umbra, Menotre, ecc…) da
cui attinge una buona parte dell’Umbria.
Nella peggiore delle ipotesi, si potrebbe verificare un disastro ambientale
capace di prosciugare l’intera Palude di
Colfiorito, a causa del drenaggio che le gallerie potrebbero produrre nel
corpo carsico dell’altopiano, essiccando o
riducendo drasticamente tutte le sorgenti alimentate e canalizzando, nella
stretta Valle del Menotre, una massa
d’acqua tumultuosa dalle conseguenze letali per la presenza umana ed il
patrimonio storico ambientale del fondo
valle. In subordine, ci si potrebbe trovare nelle condizioni di dover
fronteggiare gli effetti permanenti di riduzione
vistosissima delle emersioni sorgive a causa della parziale interferenza dei
tunnel sul sistema di diffusione delle acque.
Fantasie catastrofiste? Non direi. Purtroppo si tratta di situazioni
già verificatesi con il traforo in Abruzzo del Gran
Sasso d’Italia, ultimato nel 1982, per la costruzione dell’autostrada
che collega Roma a Teramo e la realizzazione
del laboratorio dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare; oppure come è
avvenuto di recente in Toscana, nel
Mugello, con gli scavi di gallerie per l’alta velocità ferroviaria. Alla
luce di tali evidenze, non credo che, in caso di
catastrofe per le risorse idriche dell’Altopiano di Colfiorito, sarà
possibile affibbiargli l’aggettivo "naturale" e
sostenere che si è trattato del destino. Forse sarebbe praticabile chiamare
a rispondere in solido (con le proprie
sostanze) tutti coloro che concorrono formalmente alla decisione ed alla
realizzazione dell’opera, per la rifusione
degli eventuali danni per le popolazioni e per l’ambiente.
Esistono molti soggetti, gruppi, associazioni che, a livello
nazionale o internazionale, si occupano del
problema acqua: sei in contatto con alcuni di loro?
Ho cercato da tempo di mettermi in connessione con quanto di
organizzato si muove in modo convincente su
questo scenario: due in particolare mi sembrano particolarmente convincenti,
oltre Legambiente per il prezioso
lavoro di monitoraggio che esegue periodicamente su fiumi e coste:
1) Il "Contratto Mondiale dell’Acqua",
costituisce la proposta centrale del "Manifesto dell’Acqua"
(www.cipsi.it/contrattoacqua): iniziativa internazionale nata nel
1998 ad opera di un apposito Comitato presieduto
da Mario Soares, già Presidente della Repubblica portoghese. L’Associazione
è impegnata su molteplici scenari
per il riconoscimento universale del diritto all’acqua per tutti gli
esseri viventi. La sezione italiana dell’Associazione
è presieduta dal professor Riccardo Petrella, che, nonostante i tanti
impegni, ha accettato l’onere di scrivere
l’introduzione di "Acque sorgenti".
2) Il Centro per la Civiltà dell’Acqua di Treviso (www.provincia.venezia.it/cica
), sostenuto da enti pubblici e
privati, svolge un’accurata azione di ricerca e documentazione sugli usi,
sulle tradizioni e le consuetudini legate alla
presenza delle acque. Un impegno affermatosi sul versante dell’indagine
antropologica, con apprezzati obiettivi
scientifici, divulgativi e formativi.
(Giuliana Fanti)
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