Giro giro tondo…

I Girotondi per la democrazia a Perugia

Intervista a Catia Bertinelli, Carla Piatti e Isabella Sorbini

UN GIOCO DI BAMBINI È DIVENTATO UINA MODALITÀ DI PROTESTA E DI AGGREGAZIONE, UNA FORMA DI LOTTA NONVIOLENTA E ALLEGRA MA ANCHE DURA E RADICALE, CHE HA MESSO I DIRIGENTI DELL’OPPOSIZIONE DAVANTI ALLO SPECCHIO DEI LORO TENTENNAMENTI, DELLE CONTINUE TENTAZIONI A RIAPRIRE IL DIALOGO CON IL GOVERNO. ANCHE PERUGIA HA VISTO NASCERE QUESTO GIOCO: NE PARLIAMO CON CATIA BERTINELLI, CARLA PIATTI E ISABELLA SORBINI, ANIMATRICI DELLE INIZIATIVE LOCALI DEI "GIROTONDI".

Come è nata l’iniziativa dei Girotondi a Perugia?

Noi ci siamo riuniti una prima volta, abbiamo fatto un volantino, verso la fine di febbraio di anno scorso; siamo una rete di persone che ci conosciamo, alcuni di noi hanno avuto una esperienza politica in comune, ma attualmente quasi tutte non abbiamo alcun impegno politico; erano mesi che ci si arrovellava il fegato e non si riusciva a trovare una identificazione con l’attuale dirigenza dell’opposizione, e quindi quando c’è stato lo schiaffo di Moretti a Piazza Navona, questo ha catalizzato un sentimento comune in grossa parte dell’elettorato dell’Ulivo, e abbiamo pensato di vederci e abbiamo cominciato a scambiarci le idee. Poi c’è stato il primo banco di prova: il 10 marzo abbiamo fatto il girotondo alla Rai, organizzato in modo quasi da casalinghe, totalmente fai da te, con un tam tam personale, che ha avuto un successo totalmente al di fuori delle nostre previsioni, ma che ha dimostrato che anche in questa città c’è questo sentimento. Alla Rai è venuta anche una parte di ceto politico, ma la grande maggioranza era di persone che io ho rivisto dopo vent’anni, che si sono stupite nel riconoscersi; come negli autobus che abbiamo fatto per andare a Roma il 14 settembre, la maggioranza di persone non era mai stata a una manifestazione, tanto meno a Roma; questo è il servizio più grosso che ci siamo sentiti di aver dato per queste persone che non riescono a identificarsi con i partiti.

Come funziona questo vostro gruppo?

A parte il tam tam e le conoscenze personali, abbiamo avuto l’intuizione di fare subito la casella di posta elettronica con questo nome "Senonoraquando" sul sito dei Girotondi, per cui siamo finiti come il gruppo di Perugia sulla pagina web dei gruppi storici. Moltissime persone ci hanno contattato per posta elettronica, e noi riusciamo a stare in contatto con circa centoquaranta indirizzi, e continua a scrivere gente, anche che non abita a Perugia, che chiede di esser tenuta informata. Funziona anche come raccordo con i gruppi nazionali, con Roma, Milano, Firenze… Anche i mezzi di comunicazione ci hanno aiutato, anche se localmente abbiamo una pessima stampa, che ci ha completamente ignorato. Ogni tanto poi proviamo a riunirci, però le persone più che impegnarsi direttamente e venire a una riunione a discutere, preferiscono rispondere a un appello, a una manifestazione, a una iniziativa. Poi ci vuole chi tira la carretta; è una rete di persone che offrono questo impegno di testimonianza, anche al di sopra delle proprie possibilità di tempo e di lavoro, nessuno aveva mai pensato prima che era possibile ritagliare un po’ del proprio tempo per la politica, ma si sente in dovere di fare qualcosa ma non ha molto tempo. Ma ci aiuta molto anche il fatto di essere in una rete nazionale, il fatto che è un movimento nazionale. Anche il movimento nazionale funziona come una rete; si pensi a città come Roma o Milano, come fanno a convocare cinque, dieci, quarantamila persone in piazza senza nessuna organizzazione o partito alle spalle? Anche perché questo movimento a livello nazionale ha avuto una buona stampa, c’è un giornale come l’Unità, che di fatto ci si identifica, e in fondo è stato utile avere personalità come Moretti, in un paese in cui il Presidente possiede il monopolio dei mezzi di informazione.

La Rai, la scuola e la giustizia: questi i tre temi che avete sviluppato.

Il nostro movimento è a difesa dei diritti fondamentali della Costituzione; non a caso c’è stato a Milano un girotondo sulla salute; poi l’istruzione; e il sistema dell’informazione, vitale per la democrazia. Sulla giustizia, è nata proprio l’idea del girotondo, con l’iniziativa che è stata fatta davanti a palazzo di Giustizia; noi abbiamo fatto un’iniziativa alla Sala dei Notari e poi la testimonianza all’inaugurazione dell’anno giudiziario. L’iniziativa sulla scuola non è andata bene come le altre, anche a livello nazionale, e questo sia perché ha avuto una copertura di stampa molto minore, sia perché in questo paese sono quarant’anni che alla gente della scuola non gliene importa niente, specialmente alla classe politica; e poi perché il mondo della scuola non l’ha sentito suo: noi pensavamo che gli studenti potessero sentire propria la difesa dell’istruzione pubblica per tutti, ma evidentemente questa iniziativa non è riuscita a coinvolgerli; il sindacato aveva lavorato per un’altra scadenza, e così via.

E sulla giustizia?

Questa l’abbiamo organizzata anche più rapidamente, in due giorni, con lo stesso meccanismo della posta elettronica, senza più preoccuparcidel fatto se riuscirà o non riuscirà, confidavamo, con un po’ di presunzione, nel fatto che riuscisse tanto è vero che è riuscita. Quando potremo faremo anche altre iniziative, anche di riflessione; ma per noi questo non può essere un mestiere a tempo pieno, né per noi che cerchiamo di fare da organizzatrici né per quelli che aderiscono.

Conosciamo i rapporti tra il movimento e i partiti a livello nazionale; e a livello locale?

Alle iniziative, viene anche una parte del ceto politico; certo a Firenze c’era il sindaco e il presidente della regione, e da noi no. I rapporti con i partiti, all’inizio sono stati di indifferenza, se non di diffidenza, come se fosse un movimento sconosciuto, un po’ preoccupante; poi c’è stato un tentativo di attenzione, un momento in cui forse c’era un’apertura, in particolare negli ultimi momenti della organizzazione della manifestazione del 14 settembre. Noi avevamo organizzato tre autobus, continuavano ad arrivare adesioni, per cui ci chiedevano chi altri organizzava autobus, e noi abbiamo detto che per fortuna nelle ultime 24 ore anche i Ds avevano deciso di organizzare autobus; quindi l’adesione c’è stata, ma dopo una lunga riflessione, e quando Fassino ha detto finalmente "Aderiamo", c’è stata questa apertura. Dopodiché c’è stato anche un tentativo offensivo di dire che siccome c’era stata questa adesione il risultato era stato quello perché a mezzogiorno e mezzo di sabato c’è stata quella telefonata, e quindi è andata bene grazie a questa. Poi, adesso come adesso non ci sono rapporti, e noi nemmeno ne abbiamo cercati, sinceramente, credo che eventualmente sta ai partiti di sinistra ricercare questo rapporto, non credo che possa venire da noi, non ci sarebbe nessun motivo. Noi non abbiamo nessuna convinzione di essere la società civile pura e bella, noi siamo qui semplicemente perché vorremmo che i partiti si comportassero diversamente, per testimoniare quello che pensiamo e farglielo capire, dopodiché sta ai partiti prendere le loro decisioni, fare le loro scelte, capire se si vogliono aprire a quello che succede oppure no. Ti posso dire che finora non è successo niente, nessuna di noi è stata contattata. Si, una parte dell’opposizione interna dei Ds è venuta compatta alle nostre iniziative, è vero, non è un mistero che una serie di contenuti, portati avanti dai movimenti, di analisi e valutazione su come siamo arrivati a essere sconfitti, sono comuni anche a una parte dei Ds, tanto è vero che l’incontro di Firenze l’ha organizzato Aprile, però si tratta di una sponda che qui è tutta da costruire, anche con quella sponda lì, attualmente non esiste. Naturalmente, noi non siamo interessate a sedere a nessun tavolo, però vorremmo anche evitare che ci sedesse qualcuno al posto nostro, soprattutto per tutelare non tanto noi quanto piuttosto un movimento, un senso di appartenenza che la gente ha riscoperto dopo anni e anni di torpore. Noi siamo state all’assemblea del movimento a San Pietro Terme, abbiamo condiviso quello che ne è uscito, anche se non rappresentiamo nessuno, non portiamo pacchetti di voti, e ne siamo coscienti e anche contente; questo però non deve significare che qualcun altro pretenda di rappresentare le persone normali, che hanno riempito i nostri autobus. Ma noi non siamo un movimento "contro", contro il partito.

Però è la prima volta che dei movimenti di base sono visti dai partiti di sinistra come se fossero "contro" di loro.

Si, è la prima volta che un movimento che nasce dal disagio è visto come una contrapposizione alla dirigenza. Anche Rifondazione ci guarda con grande diffidenza. A livello locale poi c’è un problema di potere; e certo questa è la preoccupazione che può dare un movimento che nasce come è nato, per dire: "Andate tutti a casa", è un movimento chiaramente di rottura, ma solo in questo senso, e questo è molto forte per un potere consolidato come in Umbria. Anche se di fatto non si dice semplicemente di andare a casa, ma o tu cambi linea nei confronti del governo o torni a casa. C’è un aneddoto per capire chi siamo: alla inaugurazione dell’anno giudiziario, è venuto uno della Digos e ha chiesto: "Ma poi che fate dopo?". "Non facciamo niente", infatti è stata una testimonianza, abbiamo mostrato la costituzione, poi siamo usciti quando ha parlato il rappresentante del Governo: "staremo lì fuori, soltanto due minuti, poi ce ne andiamo". E lui: "Poi comunque non è un problema, voi siete a favore dei giudici, no?". E allora mi è venuto da ridere, perché solo D’Alema pensa che siamo estremisti. Noi siamo in realtà un movimento molto moderato, tutto sommato.

Ci sono più anime dentro il movimento?

Si, tante anime, ma che si riconoscono comunque all’interno del centrosinistra; il movimento nasce dall’Ulivo, e da noi particolarmente dai Ds, però c’è gente della Margherita, ci sono ragazzi che non hanno mai fatto politica; non so se è vero quello che dice Moretti, che ci sono elettori di destra delusi; questa cosa in parte ci può essere, soprattutto tra quella parte dell’elettorato più "ingenua", perché ogni tanto vengono fuori testimonianze di questo tipo; però la caratteristica di questo movimento è duplice: da una parte è nato per dire "voi dirigenti del centrosinistra ci avete un po’ stufato, cercate di fare un’opposizione più stringente nei confronti del governo Berlusconi, che mette a rischio la nostra democrazia"; dall’altra parte c’è però una fortissima componente di difesa dei diritti, ed in questo senso è fortemente contro Berlusconi e il suo governo, perché rimette al centro una serie di valori e di diritti che questo governo attacca pesantemente, ed in questo senso è un movimento radicale, non estremista ma radicale, perché rimette al centro e difende diritti e valori che in parte ci era sembrato che anche il governo di centrosinistra tendesse un po’ ad annacquare, ad indebolire: la scuola privata, ecc. In questo senso è stato importantissimo il ruolo che ha giocato la Cgil e in particolare Cofferati, nel rimettere al centro del dibattito, per esempio il diritto al lavoro. Quindi il movimento è radicale; poi è moderato nella misura in cui difende la Costituzione così com’è, la scuola pubblica, non vuole sovvertire il mondo, ma vuole difendere quel poco di valori buoni che cinquant’anni di democrazia ci avevano lasciato. Adesso se ne parla come se fossero rivoluzionari, e in realtà lo sono perché è preoccupante e impressionante che abbiamo sentito l’esigenza di scendere in piazza per difendere diritti costituzionali che pensavamo acquisiti: scendere in pIazza per difendere la libertà di informazione!

Quali prospettive politiche vedete oggi?

Oggi, si tratta anche di capire su che base faremo una coalizione di centrosinistra: al di là del problema personale di chi la guiderà, che però c’è ed è evidente che va rinnovata, e noi siamo d’accordo su quello che rappresenta oggi Cofferati e anche Prodi, perché rappresenta un momento di unità dell’elettorato, non di divisione. Di fatto le sensibilità che vedono in Cofferati il punto di riferimento sono enormemente diverse, e nessun altro in questo lo può fare, e vanno dai movimenti antiliberisti alle signore che fanno i girotondi, passando per l’elettorato dei partiti del centrosinistra, ecc. Ma c’è soprattutto il problema di programma, di quali contenuti avrà questa coalizione, cosa penserà sulla scuola privata, farà subito o no la legge sul conflitto di interessi, avrà il coraggio di mettersi contro una serie di interessi economici per difendere l’ambiente e il diritto alla salute, cosa farà per la pace…

Sul tema della pace il movimento dei girotondi si è pronunciato?

Sulla pace siamo tutti d’accordo. In passato ci sono state valutazioni diverse, per altre situazioni; certo ci possono essere mille sfaccettature, ma tutti quelli con cui abbiamo parlato sulla guerra contro l’Iraq, siamo tutti assolutamente contrari. Certo, non fare l’errore di pensare i girotondi come se fossero una cosa monolitica: io parlo a nome mio, lei a nome suo… certo non possiamo dire come la pensa sulla pace il movimento dei girotondi a Perugia, rispetto alle persone che abbiamo coinvolto negli ultimi mesi, perché non li abbiamo sentiti, ma penso che non ci siano problemi, basti pensare che sugli autobus di Roma l’appello di Emergency l’hanno firmato indistintamente tutti: contro questa guerra sono tutti; si potrebbe dire contro tutte le guerre però non è sempre così facile.

A San Pietro Terme sono emerse le diverse anime che compongono il movimento?

Posso dire che da una parte c’era il gruppo di Torino, Nicola Tranfaglia, anche Vattimo, e il gruppo di Veltri, che era per puntare direttamente a sedersi al tavolo con le altre forze del centrosinistra per la costruzione del programma della coalizione; di fatto la maggioranza dei presenti ha riconfermato che non vuole nessun conflitto, nessuna alterità nei confronti dei partiti, e non intende sedersi ad alcun tavolo, e questa posizione continua a essere vincente nei movimenti: ad esempio nessuno di noi è d’accordo su quello che ha detto Flores d’Arcais sulle liste, che comunque ha specificato di parlare a titolo personale e rifacendosi solo a situazioni locali, dove poteva esserci la possibilità che se il candidato scelto dal centrosinistra per le amministrative fosse impresentabile, e può succedere, si potrebbero creare delle liste locali; però mi pare una considerazione personale, una valutazione più da studioso che da dirigente; a San Pietro Terme c’era una donna di Pescara, che effettivamente aveva il problema se presentare o no la lista civica ora alle amministrative, e diceva: "Ci sono un sacco di cittadini che mi dicono di fare una lista, perché il candidato del centrosinistra fa schifo e non lo vota nessuno", e lei chiedeva disperatamente: "Che devo fare?", ma è chiaro che questo dipende dalle realtà locali. Qui da noi si può escludere.

Non una lista, non antagonisti, allora che cosa farete adesso?

Vogliamo essere presenti. Per adesso non pensiamo a una associazione. Ti dico solo che abbiamo provato a fare una proposta a quelle poche persone che sono venute alle riunioni, e di fare come a Firenze, almeno avvicendiamoci, anche nell’organizzazione: ci è stato risposto: "Per adesso fate, fate, che noi siamo contenti". Per adesso va benissimo dal punto dove siamo, senza pensare a una crescita "organizzativista"; la cosa che ci sembra più importante è di riuscire ad essere un punto di riferimento, e offrire un servizio a chi ha voglia di testimoniare che così non va e non vuole dare una delega in bianco ai partiti perché non la sanno usare. E in una città, in cui tutto il dibattito politico è appiattito sulla gestione, riuscire a resistere su dei temi politici, per noi è un servizio alla città, e anche solo questo ci rende soddisfatte.

 

 

 

 

In rete

I siti dei movimenti sono numerosissimi, e in rete tra loro: a cominciare da igirotondi.it; ne segnaliamo alcuni, anche per dar conto delle sfaccettature che presentano: centomovimenti.it; manipulite.it; opposizionecivile.it; permanoperlademocrazia.com; articolo21liberidiu.org; democrazialegalita.it; litaliademocratica.it; perlademocrazia.net; societacivile.it; democraziaoffesa.org