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Intervista a Evaristo Righi
Ha appena finito di realizzare degli affreschi con
gruppi di alunni di scuola elementare e ne
parla con emozione. Schivo, ma pronto a sciogliersi in appassionate
dichiarazioni sulla sua
attività di scrittore e poeta, Evaristo Righi
ha pubblicato due libri: "Difficile rinascere",
pubblicato nel 1988 da Toscana arte 2000, e "Al centro le
poetiche", antologia ragionata,
elaborata insieme a Franco Manescalchi e edita da Polistampa di Firenze
nel 1998.
Ma la sua attività lo porta a riprodurre e diffondere i suoi lavori, allo
scopo dichiarato di
coinvolgere il lettore in una sua personale "campagna" poetica,
per cui ha scelta lo
pseudonimo-anagramma di Vaghi Storieri. Gli
chiediamo il senso di questo lavoro.
Dal 1988 ad oggi ho scritto una discreta quantità di
testi, alcuni su ordinazione; infatti nel 1993
ho iniziato una "campagna", tuttora attiva, per stimolare l’interesse
popolare per l’arte, invitando
la gente ad ordinarmi argomenti di suo gradimento, da interpretare e
tradire, come si ordina al
falegname una finestra, e si è trattato di occasioni affascinanti. Tra
questi testi, i canti del
"Sogno d’inverno a Terontola Alta" e i sonetti in romanesco
"L’acqua d’Eracrito".
In che senso ti consideri poeta?
Nei miei lavori, la scrittura in versi ha un posto
rilevante e quindi ho la presunzione di
considerarmi poeta. Quando vado in giro con questa etichetta addosso, mi
succede un po’
quel che racconta Pio Baldelli sul suo andare nei paesetti dell’Umbria
per impiantare i capitiniani
Cos (Centri di orientamento sociale). In fin dei conti l’impegno
letterario non è lontano
dall’impegno politico. Chiariamo un punto: mi piace godere (o soffrire)
con tutti i tipi di arte,
ma, in quanto autore, quando mi trovo davanti al bivio per l’autonomia o
per l’eteronomia
dell’arte, imbocco quasi sempre la strada dell’eteronomia. Ed ho
anche, per orientarmi in questo,
una stella fissa: la stella di Giovenale; con una variante di poetica: al
posto del suo "sdegno"
io metto il "problema". La "resa" del problema è per
me la cosa che conta di più. Inoltre,
negli sviluppi auspicati dalla mia visione del mondo, i problemi della
vita tendono a farsi
assumere dall’arte, così come, reciprocamente, i progetti artistici
debbono tendere a farsi
assumere alla realtà effettiva della vita, con tutti i rischi connessi.
Un progetto che vorresti realizzare?
Ho un dente che mi duole: è "Neoteroi!", un
gioco teatrale sull’avanguardia poetica di Catullo e
dei suoi amici: c’è dentro tutto il mondo! Tutto ruota intorno ad un
giullare. L’ho elaborato e
rielaborato a lungo, e continuo ancora! Ma io adesso comincio ad essere
troppo vecchio e temo
che mi manchino le forze per giocare il gioco come ho in mente. Mi ci
vorrebbe una classe di
un istituto superiore… Datemi una mano!
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