Che fine fanno i miei rifiuti? Il Comitato umbro per l’ambiente Nel mese di febbraio 2003 si sono tenuti presso l’Associazione "Nessun dorma" di Todi i primi incontri di coordinamento tra vari comitati umbri che da tempo si sono impegnati contro le scelte in materia ambientale, e in particolare in tema di rifiuti. A partire da questi incontri si è costituito il Comitato umbro per l’ambiente, che ha l’obiettivo di attivare la popolazione con iniziative di informazione, di denuncia e di proposta sulla gestione dei rifiuti e più in generale sulle tematiche ambientali. Riportiamo le testimonianze di alcuni tra i comitati promotori, e alcuni passi della "Piattaforma" del nuovo Comitato. Il Comitato umbro per l’ambiente: piattaforma regionale La Giunta Regionale, nonché i partiti che la sostengono, hanno perso un’occasione importante: il Piano regionale dei rifiuti poteva essere un’ottima dimostrazione di come si può affrontare in modo alternativo il problema dei rifiuti, salvaguardando l’ambiente e la salute dei cittadini, risparmiando denaro pubblico, ignorando con coraggio le pressioni dei poteri forti che considerano la gestione dei rifiuti un mezzo per trarre lauti profitti a danno delle persone, rendendo trasparente e democratico il percorso di costruzione del Piano, coinvolgendo cittadini e associazioni fin dall’inizio. Le condizioni della nostra regione determinano una produzione di rifiuti che, per quantità e qualità, può esser agevolmente gestita senza fare ricorso agli inceneritori, o termovalorizzatori come sono chiamati nel Piano, ed anzi chiudendo o riducendo l’uso delle discariche obsolete. Innescando un ciclo virtuoso che, a partire dalla differenziazione al momento della raccolta domiciliare, permette il riutilizzo della frazione umida con la creazione di compost, si può arrivare a differenziare e riutilizzare fino all’80% dei rifiuti, come dimostrano esperienze già collaudate in Italia e in Europa. È stato pertanto molto deludente assistere al varo di questo Piano, sia per le modalità adottate sia per i suoi contenuti. Non siamo a conoscenza, infatti, di eventuali consultazioni con comitati cittadini o associazioni ambientaliste, mentre siamo più che certi che la voce dei potenti ha potuto tuonare liberamente nelle stanze della Regione. Per quanto riguarda i contenuti del Piano, il punto più inaccettabile è il ricorso all’incenerimento, che non trova altra giustificazione se non quella di "premiare" chi vi ha già investito decine di miliardi di lire. Questa scelta, ricordiamo:
Inoltre la raccolta differenziata (obiettivo solo enunciato in apertura del Piano) verrà, di fatto, limitata dai non sufficienti fondi stanziati per i Comuni, mentre sarà incentivata la produzione di Cdr (combustibile da rifiuti) destinato agli inceneritori. Il "Comitato umbro per l’ambiente" si propone di contribuire a animare il dibattito già iniziato intorno a questo Piano rifiuti e di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della partecipazione democratica nelle scelte politiche e sociale del nostro territorio: pensiamo infatti che il piano potrà portare ad uno scontro, poiché in ballo ci sono corposi interessi di gruppi politico-finanziari che ricattano il territorio e che credono di poter decretare il trionfo del profitto sulla salute e sulla natura: vedi le vicende dei nuovi inceneritori Terni Ena, ma anche le 30000 tonnellate annue di rifiuti che il Piano prevede debbano essere incenerite nella Provincia di Perugia, nei cementifici di Gubbio o di Spoleto, o a Pietrafitta, o nel vecchio inceneritore di Ponte Rio, o dove altro? La subalternità del potere politico a quello economico è la causa primaria della impraticabilità della gestione ecocompatibile del territorio e conferma il profondo solco tra sfera politica e sfera sociale. Su questi temi invitiamo i comitati cittadini, le associazioni, i partiti, i sindacati, le istituzioni e i forum sociali ad avviare forme organizzate di opposizione sociale e di informazione e sensibilizzazione sul territorio. Marco Montanucci, Comitato cittadino Pierantonio-S. Orfeto: Il Comitato si occupa della discarica di Pietramelina, ed è sorto da una protesta nata da pochi mesi contro la decisione regionale di ampliare la discarica di Pietramelina; prima esisteva un altro Comitato, di cui ero Presidente, che aveva fatto un protocollo di intesa con la Regione Umbria, il Comune di Perugia, il Comune di Umbertide e la Comunità Montana, in cui si garantiva la popolazione della zona che Pietramerlina non sarebbe stata ampliata ma sarebbe andata avanti con il progetto originario. Questo Comitato ovviamente è stato sciolto quando ci siamo accorti che la Regione aveva deciso di ampliare Pietramelina; è sorto il Comitato attuale, che sta protestando per questo motivo. C’è da tener presente che Pietramelina è una discarica ormai vecchia, perché è cominciata circa venti anni fa, e quindi con caratteristiche e criteri ormai vecchi; e un altro particolare è che dall’inizio, da prima che nascesse i politici ci hanno sempre preso in giro, perché inizialmente ci hanno detto che sarebbe stata una discarica di 60 mila metri cubi, e invece hanno approvato il progetto di due milioni di metri cubi; poi ci hanno detto che sarebbe sempre andato avanti il progetto originario, e che alla fine di quel progetto sarebbe stata chiusa, e invece nel ’93 con il riassetto delle discariche hanno deciso di fare un ampliamento; poi addirittura ci hanno firmato il protocollo di intesa, dicendo che comunque alla fine dei due milioni e duecentomila metri cubi sarebbe stata chiusa, invece ora hanno cercato di ampliarla di una altro mezzo milione di metri cubi. Quindi c’è questo rapporto abbastanza brutto tra le istituzioni, tra chi è stato eletto dalla gente e la gente stessa. Contro questo ci stiamo battendo e abbiamo fatto la richiesta di una data di chiusura, proprio per evitare che continuino a prenderci in giro con questi ampliamenti, una data di chiusura certa, proprio per dimostrare la nostra buona volontà di andare incontro alle istituzioni abbiamo chiesto che la data di chiusura sia quella che risulta dagli atti ufficiali, cioè da quello che la Gesenu conferisce in discarica a quello che la Regione dice che manca al completamento della discarica. Quindi non chiediamo nemmeno una chiusura anticipata, ma semplicemente che la discarica venga chiusa quando secondo i loro dati è piena: vogliamo comunque avere la certezza della chiusura della discarica. Abbiamo inoltre fatto una richiesta, e cioè che ci venga tolta la tassa della nettezza urbana, perché crediamo che la nostra zona ormai si sia svalutata molto per colpa della discarica, e anche perché in Umbria esiste già una realtà dove succede questo, ed esattamente la discarica di Belladanza a Città dio Castello, dove chi abita vicino alla discarica già non paga la nettezza urbana. Per fare una cosa giusta, la Regione dovrebbe stabilire che, dove esistono questi impianti, tutti non dovrebbero pagarla, per avere un sistema uguale per tutti. Voi avete anche fatto una denuncia sul tipo di rifiuti che vengono portati a Pietramelina. Si, durante le nostre manifestazioni siamo andati a Pietramelina e abbiamo fotografato dei rifiuti che non avrebbero dovuto andare in discarica, tipo frigoriferi, televisori, lavatrici, tutte cose che dovrebbero andare alle isole ecologiche e non certo in discarica. Abbiamo fotografato per esempio un pacco di plastica che dovrebbe venire sicuramente dal riciclaggio, abbiamo fotografato il compost, per fare il quale la Gesenu prende dei finanziamenti e poi invece viene ributtato in discarica. Abbiamo addirittura fotografato la discarica che non veniva ricoperta da quindici o venti giorni: una gestione veramente assurda. Valerio Bruschini, del Comitato per la Salute pubblica di Gualdo Cattaneo: Gualdo Cattaneo è un piccolo comune che ha la specificità di avere nella frazione di Ponte di Ferro una centrale Enel, dagli anni ’60, che è più conosciuta come Centrale di Bastardo, che però fa parte del comune di Giano. Negli ultimi dieci anni, il territorio del nostro comune è stato oggetto di aggressioni tese a peggiorare la situazione ambientale relativamente sia all’inquinamento del territorio sia alla salute degli abitanti, che oggi presenta una preoccupante percentuale di tumori, secondo studi fatti condurre dalla Regione dell’Umbria, decisamente superiore alla media nazionale per alcune forme di tumori. Nel 1995, un privato, il più potente imprenditore locale, Angelelli, aveva avanzato la proposta di costruire una discarica per "rifiuti tossico-nocivi", secondo la definizione che compariva nel progetto, che doveva sorgere nella parte del territorio a ridosso della Centrale, cioè la più compromessa del comune, quasi nel cuore del territorio comunale, tra le frazioni di Villarode, Marcellano, Collesecco e poco distante dalla frazione più grande, San Terenziano. La notizia è trapelata quasi all’ultimo momento, comunque siamo riusciti a costituire (anche perché c’erano esperienze degli annui precedenti) un comitato; e questa mobilitazione ha conseguito una vittoria, sfruttando un metodo che potrebbe risultare valido anche per altre occasioni in altri luoghi: siccome di lì a poco ci sarebbero state le elezioni comunali, vennero chiamati i tre capilista, quello del centro-sinistra, del centro-destra e di Rifondazione, che si era presentata da sola per una serie di ragioni tra cui anche l’aggressione al territorio; e i tre capilista, di fronte alla popolazione in pubblica assemblea, nella piazza di Collesecco (la frazione più vicina al terreno della eventuale discarica), presero il solenne impegno di non permettere la realizzazione di questa discarica. Quindi l’informazione e la mobilitazione della popolazione, malgrado i tempi ristretti, hanno permesso di ottenere una rinnovata coscienza ambientale e quello che all’inizio sembrava impossibile, e cioè la non realizzazione della discarica. Dopo alcuni anni, nel 2001, la popolazione del comune si è trovata nuovamente di fronte a un pericolo simile, perché un altro privato, l’impresa Cecchini di Roma aveva proposto all’Enel di realizzare all’interno della centrale un inceneritore per rifiuti urbani, che i suoi sostenitori chiamano "termovalorizzatore": l’uso dei termini è tutt’altro che neutro, e noi dobbiamo tener conto non tanto dei nostri avversari, che hanno i loro progetti del tutto comprensibili dal loro punto di vista, quanto dell’opinione pubblica, che è la nostra reale referente, per cui termini come questo non sono facilmente comprensibili e si presentano come potenzialmente positivi, mentre presentare la stessa cosa con il nome giusto, cioè inceneritori, l’impatto è ben diverso. Ora, vista l’entità dell’offerta fatta dal privato, cioè quaranta miliardi di lire, sembrava che data la disparità delle forze la battaglia fosse perduta; invece è successo che si è riusciti a impedire anche questo ennesimo attacco al territorio e alla salute della popolazione; e anche in questo caso uno strumento che ha contribuito molto alla vittoria è stata la pubblica assemblea, realizzata nella sala più grande del comune, alla quale vennero invitati tutti i candidati di tutti i partiti alle elezioni politiche di quell’anno, oltre agli amministratori regionali e locali che si riuscì a contattare; e anche in questo caso, i candidati in una pubblica assemblea non poterono che dichiararsi contrari alla realizzazione di questo inceneritore. Ovviamente, prima e dopo questa assemblea ne facemmo una in quasi ognuna delle numerose frazioni, perché ci eravamo resi conto che solo la parte più sensibile della popolazione veniva alle assemblee di carattere generale fatte nel capoluogo o nella frazione più grande: si trattava invece di andare frazione per frazione per portare la popolazione a conoscenza del problema, perché abbiamo sperimentato che la maggior parte dell’opinione pubblica è totalmente disinformata. E così ci sembrava, nell’estate del 2002, di avere conseguito il massimo, perché il Piano regionale dei rifiuti esplicitamente affermava che non si sarebbe mai realizzato questo inceneritore a Ponte di ferro e neppure a Pietrafitta: ci siamo interessati anche della situazione di Pietrafitta, perché una delle costanti del nostro Comitato finora è stata quella di cercare di vedere i problemi in un’ottica regionale, nel senso che per noi non sarebbe stato motivo di soddisfazione evitare l’inceneritore nel nostro territorio per popi "regalarlo" ad un altro territorio della regione. Però, soltanto venti giorni dopo la pubblicazione di questo Piano, siamo venuti a conoscenza che esisteva un altro progetto, elaborato direttamente dall’Enel, che prevederebbe di bruciare le farine animali all’interno della Centrale di ponte di Ferro. Superati i primi momenti di incredulità, all’inizio pensavamo quasi che fosse uno scherzo, ma poi è ripartita la mobilitazione del Comitato, che fino ad ora si è concretizzato soprattutto nel contattare amministratori provinciali e regionali: i due assessori all’ambiente hanno dichiarato la loro contrarietà; stavolta, l’intero Consiglio comunale è schierato contro questa eventualità; ora è in atto il lavoro di sensibilizzazione della popolazione e speriamo che anche questa volta di poter sventare questa aggressione.
Andrea Alcini, del Gruppo ambiente del Forum sociale di Terni e di Narni-Amelia: Parliamo dell’inceneritore di Terni Ena. A Narni hanno iniziato la protesta con noi, ci hanno accompagnato, e loro a quanto pare adesso hanno vinto la battaglia sulla centrale a turbogas, almeno sembra: sono molto più arrabbiati di noi, a Narni! A Terni ci siamo mossi un anno e mezzo fa, e abbiamo iniziato a raccogliere materiale sulla raccolta dei rifiuti a livello nazionale, quali sono le aree che hanno sviluppato maggiormente la raccolta differenziata, per vedere effettivamente se qui a Terni avevamo i dati corrispettivi, visto che il decreto Ronchi prevede che chi riesca a realizzare tra il 20% nei primi due anni e il 43% in cinque-sei anni di raccolta differenziata, ha degli sgravi fiscali. A Terni il comune dice che la raccolta differenziata serve, e che non veniva buttata in discarica né incenerita; noi ci siamo mossi da qui e abbiamo scoperto che Terni non è una realtà così rosea, che i rifiuti vengono importati nella discarica di Orvieto, e la maggior parte dei rifiuti viene bruciata negli inceneritori, quello Asm e quello attuale di Terni Ena dopo che ha vinto la causa per la procedura semplificata e quindi potrà bruciare tutti i residui del materiale tessile e ceramico, quindi assimilabile al Cdr (Combustibile da rifiuti). Poi abbiamo fatto varie conferenze, chiamando anche i medici di Medicina democratica come Caldiroli, e abbiamo presentato alla cittadinanza i dati sulla mortalità, sui tassi tumorali di altre situazioni italiane simili alla nostra; però abbiamo avuto una bassa risposta, non c’erano più di cinquanta-sessanta persone. Comunque abbiamo stilato un documento, "Dieci buone ragioni per non avere un inceneritore a Terni". Ci siamo avvalsi anche della ricerca del prof. Briziarelli, che è docente del dipartimento di Igiene dell’Università di Perugia a Terni, e lui ha notato che negli ultimi cinque anni, dalla prima indagine epidemiologica, il tasso di mortalità è aumentato, soprattutto a causa del benzene, nel Ternano, compresa Narni, Amelia, tutta quell’area umbra infestata da impianti industriali, chimici, e ora anche dall’inceneritore. Noi volevamo dimostrare che dietro le mosse di Monelli, assessore regionale all’ambiente, di Rifondazione comunista, c’era una non battaglia politica: lui sapeva benissimo che il decreto Ronchi permette a Terni Ena, una volta ottenute le autorizzazioni iniziali per bruciare biomasse, quindi solo vegetali, di arrivare in tempi brevi alla procedura semplificata per bruciare qualsiasi tipo di materiale, quindi anche Cdr, quindi essenzialmente la plastica, che come sappiamo non possono essere riciclati, e possono solo essere smaltiti bruciando, e come tu sai bruciare plastica significa produrre diossina, che ricade subito sul suolo e quindi è una delle massime fonti di inquinamento e causa principale dello sviluppo delle patologie tumorali, soprattutto alle vie respiratorie. E noi volevamo dimostrare appunto che Monelli sapeva benissimo che Terni Ena poteva richiedere la procedura semplificata e lui non ha fatto nulla, solo per non andare allo scontro politico con i poteri economici forti. Noi abbiamo anche un documento sulla procedura semplificata: nel 1998 Terni Ena ha avuto l’autorizzazione a bruciare bio-masse; dopo l’avvicendamento al governo del centro-destra, Terni Ena ha chiesto la procedura semplificata, che ha ottenuto il 18 ottobre 2001; il dirigente del settore ambiente della Provincia, Stefano Viali, ha chiesto un parere a Monelli, che non ha risposto; ne ha chiesto un secondo qualche mese dopo, il 18 marzo 2002, e Monelli non ha risposto a nessuna richiesta. Il 27 marzo, nove giorni dopo, Viali chiede allora un parere tecnico al Ministero delle attività produttive, e la risposta è che Terni Ena può chiedere la Valutazione di impatto ambientale (Via) e quindi automaticamente bruciare Cdr, con la procedura semplificata. Bastava dire: no, a Terni non si può aprire un altro inceneritore perché già c’è quello dell’Asm, che tra l’altro è obsoleto e non sappiamo ancora quello che può emettere. Noi non volevamo un inceneritore a Terni proprio perché abbiamo questa situazione di grave impatto ambientale a livello atmosferico: vari impianti siderurgici e chimici nella zona di Terni, Narni ed Amelia, e all’interno della Conca abbiamo il fumo delle ciminiere dell’Acciaieria: è tutto materiale che il vento non disperde e si ferma là. In realtà, quando è arrivata la procedura semplificata nessuno ha detto nulla, noi abbiamo tentato di lottare fino a marzo, poi purtroppo la protesta è morta anche perché abbiamo avuto problemi nel Forum Sociale, al cui interno, dispiace dirlo, Rifondazione, che a livello nazionale sembra voglia proporre un referendum per abrogare quella parte del decreto Ronchi che prevede la procedura semplificata per gli inceneritori, e invece a livello regionale e territoriale si comporta così. All’interno del Forum sociale, Rifondazione e l’area dei disobbedienti non si sono mossi compatti con noi, alla fine il Forum sociale si è spaccato e la protesta è morta. Alla fine Terni Ena brucia, brucia Cdr, e ora abbiamo iniziato una battaglia per un referendum abrogativo: io che vengo dall’esperienza veneta so che un referendum abrogativo potrebbe portare danni soprattutto a Terni, perché purtroppo se si cancella quella parte della legge sullo smaltimento dei rifiuti che prevede di attivare gli inceneritori, in realtà non si può renderla retroattiva: si impedirà la nascita di altri inceneritori, ma a Terni rimane acceso quello e tra l’altro rischiamo di ritrovarci con tutto il materiale che doveva bruciare a Perugia perché rimarrebbe l’unico attivo in regione. E Terni Ena può acquistare Cdr anche da fuori regione. Aldo Traccheggiani, del Comitato Tre Valli, Spoleto: Il comitato è stato costituito tre anni fa, con l’obiettivo dello sviluppo del territorio dell’asse viario della tre Valli, sul quale tra l’altro abbiamo svolto perché venisse svolto a regola, senza grosso impatto ambientale, e si prefigge lo sviluppo armonico di questo territorio, perché le caratteristiche peculiari del territorio dello Spoletino, della Valnerina e del Tuderte sono proprio le bellezze naturali e la cultura: i vari festival, ecc., quindi troviamo giusto che ci sia una attenzione particolare al discorso ambientale. Quindi la nostra grande battaglia è stata fatta per la centrale a bio-masse a Santo Chiodo di Spoleto, che siamo riusciti a stoppare, e l’altra è quella per la salvaguardia dei torrenti della Valnerina, che sono delle bellezze incredibili, e anche lì con questi sport che vengono praticati stiamo guardando un attimo perché l’ambiente deve essere fruibile ma fino ad un certo punto perché poi non regge e va salvaguardato. La centrale a bio-masse aveva l’obiettivo iniziale di bruciare fogliame e frasche, potature degli ulivi, ma in realtà l’obiettivo era quello di bruciare rifiuti: per adesso è tutto stoppato, e per adesso non c’è nessuna possibilità di avere la centrale, ed è stato fondamentale per noi, perché avrebbe deturpato l’ambiente in una situazione come la zona di Santo Chiodo dove non ci sono correnti d’aria che potevano magari smaltire i fumi, è una piccola conca chiusa fra le montagne che si sarebbe trasformata in un ambiente tossico per gli abitanti: per questo i membri del comitato sono stati anche denunciati e hanno dei processi in corso. Noi dobbiamo studiare invece il meccanismo di poter selezionare rifiuti, e anche di bruciarli, ma sul posto, nei luoghi in cui sono prodotti, e individuando per ogni zona le sedi giuste e adatte: a Spoleto, un’altra grossa battaglia è stata la discarica di S. Orsola, dove sono state ammassate centinaia di tonnellate di rifiuti, mentre se veniva fatto un discorso serio poteva andare avanti per anni spostando il sito; noi abbiamo indicato il sito più idoneo, avevamo dato delle alternative. Il discorso dei torrenti invece interessa maggiormente l’alta Valnerina e Norcia. A Norcia c’è un depuratore che non funziona al meglio, e cercheremo di avere trasparenza sulla situazione attuale del depuratore, che poi inquina con i fanghi che emette. Inoltre sul fiume Corno sembra che l’allevamento di trote dovrebbe essere raddoppiato se non triplicato e questo porterebbe a un inquinamento mostruoso. Ulteriore cosa da vedere è di selezionare le zone dove fare le discese in canoa, perché ci sono alcune specie ittiche che nel periodo delle uova sono devastate dal passaggio delle canoe, e quindi vanno fatte delle forme di tutela per certe zone e per certi mesi dell’anno.
In rete: le attività del Comitato umbro per l’ambiente sono riportate su: http\\italy.indymedia.org\features\perugia\
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