SOMMARIO                                 

Buio in sala

Intervista ad Antonio Brizzoli

QUANDO AL CINEMA SI SPENGONO LE LUCI, UN FASCIO DI RAGGI LUMINOSI PASSA
SOPRA LE NOSTRE TESTE, USCENDO DA UN FORO MISTERIOSO: E DIETRO QUEL FORO,
COME ABBIAMO IMPARATO IN NUOVO CINEMA PARADISO, C’È IL LAVORO
DELL’OPERATORE. CE LO DESCRIVE ANTONIO BRIZZOLI DETTO TONINO, 48 ANNI,
CAPO OPERATORE ALLA MULTISALA POLITEAMA CLARICI, FOLIGNO.

 

Come ti sei avvicinato a questa professione?

Posso dire di essermici avvicinato quasi per forza. Mio padre era egli stesso un operatore e io fin dall’età di
sette-otto anni ho cominciato ad entrare in cabina, prima a fare i compiti di scuola, poi per osservarlo al lavoro.

Di che periodo stiamo parlando?

Erano i primi anni sessanta, quando venivano usati ancora i carboni.

In che senso i carboni?

Venivano utilizzati come fonte luminosa. A quel tempo non esistevano lampade sufficientemente e qualitativamente
potenti da fornire la giusta

luminosità alla proiezione. Per prima cosa si avvicinavano i carboni in modo da far scoccare l’arco voltaico
(ovvero si provocava un corto circuito) per poi essere di nuovo allontanati a circa 8-10 mm uno dall’ altro.
n questo modo la corrente, passando da un carbone all’altro, produce luminosità. Lo svantaggio dei carboni era
he essi si consumavano e bisognava sostituirli ogni fine primo tempo.

Come si è evoluta la tecnologia da allora?

Alla fine degli anni sessanta sono cominciate ad arrivare le prime lampade e quindi è cambiato il sistema della
fonte luminosa. Altre novità sono state l’introduzione dei cosiddetti piatti che hanno sostituito le bobine.
Essi hanno un diametro molto ampio e riescono a contenere l’intero film. In genere sono due che agiscono
simultaneamente: uno svolge la pellicola e l’altro la riavvolge: Lo sviluppo tecnologico infine ha portato alla lettura
ottica stereo a quattro piste magnetiche, in pratica il sistema padre di quello che oggi è il digitale.

Invece come sono cambiati il cinema e il suo pubblico?

Sicuramente trenta anni fa andare al cinema era un grande evento, quasi una festa. Ricordo ad esempio che
durante la fiera di settembre si facevano spettacoli straordinari alle dieci della mattina per accontentare la gente di
montagna che di rado scendeva a Foligno. Gli anni sessanta e in parte i settanta erano gli anni dei grandi pienoni,
come oggi molto raramente si vedono.

Come spieghi questo calo di presenze?

E’ facile: sono aumentate le alternative di divertimento, le possibilità di girare. Di film se ne vedono a dozzine in
televisione e oltretutto oggi per venire al cinema la gente ha bisogno di essere sorpresa, meravigliata, il che non e’
assolutamente facile. Eppoi le effusioni tra le coppiette che si vedono tutti i giorni per strada prima non erano
così facilmente ammesse… quindi cosa c’era di meglio del buio della sala cinematografica per due innamorati?
(Gian Marco Angelucci)