SOMMARIO

Casalsole non vuole l'ombra dell'antenne  


Intervista a Beatrice Bocciolesi

Città di Castello: il quartiere di Casalsole ha condotto per mesi una lotta tenace contro
l’installazione di un ripetitore di telefonia mobile.
Ne parliamo con Beatrice Bocciolesi, una delle componenti ed animatrici del Comitato di
Casalsole.

Il Comitato è nato il 29 agosto 2001, quando abbiamo fatto la prima riunione sull’installazione di
antenne sul nostro quartiere, che è già abbastanza disastrato perché c’è un salumificio che
macella circa seicento suini alla settimana, e la superstrada a ridosso: e in più era venuto fuori che
 il Comune aveva dato la concessione per l’installazione delle antenne sul torrino dell’acquedotto
 di Casalsole, e aveva affittato il sito. Veramente la prima reazione è stata una raccolta di firme
da parte di An (Alleanza nazionale), poi a fine agosto abbiamo convocato la gente, e c’erano
più di cento persone, e si è deciso di fare questo Comitato. Il Comitato era assolutamente
trasversale, c’erano persone che facevano riferimento a diversi partiti politici, e abbiamo cercato
di mantenerlo tale, a volte anche con difficoltà.

Chi sono le persone che partecipano al Comitato?

Ma, direi gli abitanti del quartiere, persone giovani e anziane, delle più varie professioni.
Il problema era che questo torrino dell’acquedotto si trova esattamente alla distanza di sedici
metri dalla terrazza di una casa, e secondo noi questo è assolutamente impensabile.
Soprattutto siamo rimasti male perché è stato fatto tutto in segreto: la famiglia che abita vicino
al torrino si è vista arrivare i tecnici a fare cose strane e non riusciva a capire che cosa sarebbe
successo, questo signore è andato in Comune varie volte, e nessuno gli ha detto chiaramente
che cosa sarebbe successo, ha anche scritto una lettera e gli hanno risposto che al momento
non c’era niente e doveva stare tranquillo, solo perché ancora non c’era niente di ufficiale.

Quali forme di agitazione avete adottato?

Abbiamo iniziato con i comunicati stampa; c’è stato una specie di gruppo esecutivo che tirava
avanti le azioni. Abbiamo fatto manifestazioni in Consiglio comunale con striscioni, volantinaggi,
raccolte di firme…Poi c’è stato un incontro con il sindaco, con la Tim, con i tecnici dell’Arpa
(l’Agenzia regionale per l’ambiente), e sinceramente non ci hanno soddisfatto perché
continuavano a ripetere che il rischio era minimo perché i volt sono minimi, 1,98 rispetto ai
6 previsti dalla legge. Il Comune ha detto sempre che sarebbe andato avanti perché ormai
avevano firmato la concessione e avevano dato l’affitto: a noi dicevano "Si, noi capiamo, ma
questa cosa ci viene dalla passata amministrazione e noi ci siamo trovati con le carte già pronte e
quindi abbiamo dovuto firmare, non possiamo assolutamente tornare indietro". Allora noi
abbiamo cominciato a parlare della preparazione del piano comunale per individuare i siti idonei,
e il Comune era d’accordo.

Ma il problema esiste, perché le antenne da qualche parte vanno messe.

Ma certo, noi ce ne rendiamo conto, però secondo noi questo non è un sito adatto, a sedici metri
da una abitazione. Tornando alle forme di agitazione, la cosa più importante che abbiamo fatto è
che abbiamo deciso il presidio del sito: quindi abbiamo installato una tettoia lì vicino, lungo la
strada, e siamo stati lì per quattro mesi, dall’inizio di settembre fino quasi a Natale.
All’inizio, finché il tempo è stato bello, è stato relativamente semplice; dall’alba al tramonto, c’è
stata sempre tanta gente, anche con momenti conviviali perché organizzavamo merende, abbiamo
fatto dire la messa… E’ stato bello, perché la gente si è ritrovata, in un quartiere in cui nessuno
conosceva gli altri e invece c’è stata un’aggregazione bella, anche divertente. La gente parlava,
ogni giorno c’erano i giornali e c’era il commento alle notizie; e gente che non ha mai fatto
politica in vita sua, gente che non è mai stata a un consiglio comunale, è andata al Consiglio, ha
fatto incontri con il Sindaco, è andata a volantinare: pensa, queste signore che non avrebbero
mai immaginato di fare queste cose, a manifestare con gli striscioni… Però il presidio non è stato
facile: sono arrivati quelli della ditta, e noi non li abbiamo fatti passare, molto pacificamente ma
con decisione; tutte le mattine venivano le forze dell’ordine, polizia, carabinieri, vigili urbani, e
quindi è stato molto pesante; e infatti qualcuno si è allontanato. Ma sappiamo che ad un certo
punto è intervenuto il Prefetto sul Sindaco, e da quel momento non sono più venute le forze
dell’ordine, perché ovviamente il problema non era di ordine pubblico perché noi stavamo lì
pacificamente, a far merenda sotto il casottino. Il presidio è andato avanti fino a novembre,
finché qualcuno una notte non l’ha bruciato; e allora noi ci siamo riorganizzati, gli uomini hanno
trovato un contenitore di lamiera, lo hanno coibentato, ci hanno messo dentro una stufa, ed è
diventato come una sede del Comitato. I periodi più brutti invece sono stati quelli in cui non si
poteva far niente, e quelli aspettavano di lasciarci lì e di stancarci. Andare avanti è diventato
pesante, perché la gente lavorava, e tante volte si pensava di smettere, ma per fortuna sono state
soprattutto le donne a dire "no, non smettiamo!". All’interno del presidio si sono attivate anche
iniziative di solidarietà per raccogliere fondi per l’Unicef: le donne facevano i vestiti per le
bambole, e poi sono andate a venderle pere Natale. Nel frattempo noi abbiamo contattato
l’avvocato Angelo Velatta di Perugia, che è venuto a una riunione, ha guardato i documenti, si
è accorto che mancava un parere per la valutazione di impatto ambientale, e gratuitamente ci ha
fatto il ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale): noi eravamo convinti di perderlo,
e invece, miracolosamente, lo abbiamo vinto. E’ stato un momento di gioia, di festa.
Noi pensavamo: "A questo punto l’amministrazione torna indietro, e rimette l’antenna nel Piano
comunale", come chiedevamo noi: e invece no, perché il 27 dicembre la commissione urbanistica
ha sanato la mancanza. Siamo al punto di prima. La questione si riapre.

C’è secondo te una consapevolezza che è l’uso sempre maggiore dei telefonini che rende
necessarie le antenne? C’è una riflessione sull’atteggiamento consumistico che causa questi
problemi?

Questa è una grande contraddizione, perché la gente li usa molto; e io penso che la gente continua
ad avere un atteggiamento consumistico; qualche volta ne abbiamo parlato, ma non crediamo
di aver fatto molto, perché l’interesse era quello di spostare le antenne. Abbiamo anche contattato
un esperto-militante dell’Alce (Associazione di lotta contro l’elettrosmog), molto preparato, che è
venuto, ci ha dato delle informazioni, ma noi non ci siamo addentrati sul piano scientifico perché
ci vogliono delle competenze che noi non abbiamo.

 

Su Risonanze n. 1 (novembre 2001) abbiamo pubblicato l’intervista a Franco Granocchia, del
Comitato di P.S.Giovanni contro l’elettrosmog.

In rete:  il materiale e le iniziative dell’Alce sono consultabili sul sito del Wwf Italia
www.elettrosmog.org