Le opere, i materiali e le tecniche

Incontri divulgativi, percorsi di visita guidata e laboratori interattivi alla Biennale di Venezia

Intervista a Francesco Bonami

Credendo fortemente nell’importanza del rapporto tra arte contemporanea ed educazione, mi è sembrato opportuno rivolgere alcune domande a Francesco Bonami, direttore della 50° Esposizione Internazionale d’Arte, poiché in questa Biennale ha promosso l’iniziativa definita Progetto Educational. Questa nasce dal desiderio (sincero) di avvicinare bambini ed adulti all’arte contemporanea attraverso un coinvolgimento diretto e creativo con le opere, i materiali e le tecniche. L’intenzione è quella di fornire strumenti nuovi, personali, capaci di creare un intimo e profondo contatto con l’opera d’arte. Questo tipo approccio, tende ad infrangere l’ormai vetusta cultura delle nozioni e degli schemi preconfezionati che avevano la pretesa di guidarci nella corretta comprensione dell’arte contemporanea. L’invito è quello di raggiungere l’indipendenza dello sguardo, di maturare un gusto proprio ed inviolabile.

Il Progetto Educational, oltre ad essere un ulteriore invito alla visita di questa 50° Esposizione Internazionale d’Arte, intende anche promuovere una metodologia da ripetere per portare la conoscenza dell’arte contemporanea nei luoghi in cui i cittadini non hanno l’opportunità di frequentarla?

"Certo, la nostra idea è quella di portare e raggiungere una fascia di pubblico che è potenzialmente interessato all’arte e all’arte contemporanea ma per vari motivi trova difficile avvicinarsi ad essa. Si dà per scontato che l’arte contemporanea è ostile ad un grande pubblico e quindi non la si promuove in modo idoneo. Io credo invece che il pubblico sia molto più recettivo per le cose nuove ma anche per la cultura di qualità, il problema è che viene spesso rifocillato con cultura spazzatura a volte anche definita contemporanea, da qui la diffidenza per questo settore delle arti."

La partecipazione a questi laboratori in un contesto così importante,
sicuramente, farà scaturire nell’utente un momento emozionale molto forte.
Lei ritiene che l’esperienza intima, poetica, che ne nasce può lasciare un
suo duraturo segno-"sogno" nonostante l’inevitabile competizione con il
fragoroso incedere dei prodotti della società attuale nel vivere quotidiano?

"Io sono convinto che offrire allo spettatore un’ occasione intima , unica e legata alla propria identità sia uno strumento molto forte per sconfiggere la superficialità offerta dall’industria dell’intrattenimento e del consumo. L’idea della mostra di pittura al Correr vuole sottolineare proprio questo, il rapporto uno a uno fra spettatore , opera ed artista. Un quadro, un autore, un interlocutore privilegiato, ovvero ogni spettatore."

Ritiene che il rapporto tra educazione ed arte contemporanea sia
abbastanza ricco e significativo per la realtà culturale attuale da
continuare a proporlo anche in sue iniziative future?

"La ricchezza la si vede proprio nel rapporto continuativo , attraverso un progetto a lunga distanza che non si conclude con la Biennale ma che prosegue nel tempo. Purtroppo oggi noi misuriamo il successo di un progetto solo in numeri e spesso numeri misurati giorno dopo giorno , soffriamo la cultura dell’auditel e quindi imporre un progetto mirato non a costruire un audience ma a costruire una generazione di soggetti culturali autonomi è molto difficile, tuttavia, per me vale il famoso detto di certi negozi americani negli anni 70, "uno spettatore che sa cosa vuole è il miglior spettatore". Il nostro obbiettivo, la nostra missione e compito è dunque quello di riuscire ad insegnare al futuro fruitore dell’arte contemporanea a capire cosa vuole per la propria identità e per la propria crescita."

                                                                        ( Francesco Fondacci )