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Il Comitato per la valorizzazione della
gola del Bottaccione
Intervista a Dino Clementi e Fernanda
Faramelli
A Gubbio, nella suggestiva cornice della
gola del Bottaccione, c’è l’eremo di S. Ambrogio,
raggiungibile su un antico tracciato di montagna che tocca anche resti di
insediamenti
preistorici. Un gruppo di professionisti, per rendere più agevole l’accesso
all’eremo, ha
proposto la costruzione di una strada asfaltata: contro questa ipotesi si
è alzata la voce del
Comitato per la valorizzazione della gola del Bottaccione, guidato da Dino
Clementi, studioso
e uomo di cultura; è tra l’altro presidente dell’Associazione
Amici della Musica e direttore
della rivista "GubbioArte", giunta ormai al ventesimo anno. Ne
parliamo con lui e con la
moglie, Fernanda Faramelli, attiva promotrice del valore
naturalistico e scientifico della gola
del Bottaccione e direttrice del Centro di documentazione
sull’estinzione dei dinosauri.
L’eremo di S. Ambrogio si trova nella
gola del Bottaccione, risale almeno al Trecento; noi ci
siamo rivolti al ministro, che allora era Veltroni, anche con l’appoggio
dell’on. Giulietti e dell’on.
Semenzato, abbiamo sollevato il problema e abbiamo chiesto che ci dessero
una mano: e la
mano in effetti ci è stata data, perché il ministro Costa si è
accollato l’onore di rifare l’eremo a
spese dello stato. Poi sono venuti i visitatori, che in questo periodo non
ci sono più, purtroppo;
ed allora alcuni professionisti di Gubbio hanno avanzato il discorso di
realizzare questa famosa
strada, alla quale noi e i frati, sottolineo i frati, siamo contrari,
perché allora non è più di un eremo,
diventa una chiesa qualsiasi.
I frati ci stanno ancora?
Si, ci stanno, hanno la canonica a S.
Secondo, però non abbiamo avuto grandi rapporti con loro;
ci avevano promesso di dare dei soldi per il restauro dell’eremo,
ma non li hanno mai dati.
Noi vogliamo molto bene all’eremo, come tutti gli abitanti del quartiere
di San Martino, che è il
quartiere che si serve di quest’eremo; c’è l’Associazione del
Quartiere di San Martino che ci ha
sostenuto molto. C’è anche una trattoria nella gola, poco più avanti,
che è frequentatissima da
tutti i visitatori dell’eremo: difatti c’è il Libro Verde, che reca
le firme di tutti coloro che vengono
alla gola del Bottaccione; ci sono le firme di tutti gli scienziati
del mondo.
I motivi per cui vi siete opposti a questa
strada sono anche di tipo ambientale?
Si, noi abbiamo notificato al Comune che
stesse attento a non realizzare un’opera che minaccia
le caratteristiche uniche della gola. Il Comune non ci ha risposto, però
non ci ha dato problemi.
La strada che c’è adesso va riattata, e noi abbiamo chiesto anche l’intervento
della Comunità
Montana, che in passato ci ha aiutato, ma in questo momento non può per
mancanza di denaro.
Attualmente che tipo di strada c’è per
arrivare all’eremo?Ci sono difficoltà per i disabili?
Adesso c’è la strada che c’è stata
sempre, una mulattiera, che però secondo noi per l’eremo
basta; basta che loro, per portare le vettovaglie, o per i disabili,
utilizzano dei mezzi, il problema
è risolto. La strada che c’è, con un mezzo qualsiasi è percorribile.
Ma allora da che cosa viene la necessità
di una nuova strada?
Loro, gli architetti ed ingegneri
capeggiati dall’ingegner Signoretti, vorrebbero adattare questa
strada ad esigenze maggiori, però non va bene per un eremo. In questa
zona, l’unica possibilità
di sviluppo è data dal turismo, e non si può rischiare di rovinare la
gola.
Ci parli del Comitato.
Il nostro Comitato si oppone per ragione
ambientali; il Comitato è nato nel 1991 e si interessa
di tutti gli aspetti della gola, da quelli geologici a quelli
storico-architettonici: e uno degli aspetti
di cui in questo momento ci stiamo occupando è il restauro del famoso
"Condotto",
l’acquedotto medievale di Gubbio con cui i nostri antenati avevano
portato l’acqua fino al
Palazzo dei Consoli, e da lì riforniva tutta la città. E’ del
Trecento, ed è attribuito al Gattapone,
che ha realizzato il Palazzo dei Consoli. Il Condotto è importante
perché è bellissimo, magnifico;
fa tutto il giro della gola, e risale fino al Palazzo. Noi vogliamo
renderlo sicuro ed accessibile,
come un percorso pedonale, in modo che dal Palazzo si possa arrivare a
tutta la gola.
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