O siamo tutti cittadini, o non c’è nessun cittadino
Alex Zanotelli
(Perugia, Sala dei Notari, 7 aprile 2003)
Guardatevi negli occhi
In questo momento ritrovarci insieme a guardarci in volto, metterci in piedi, è un gesto politico di enorme importanza; poche cose sono così importanti come recuperare la propria dignità, il valore di ognuno di noi, che costituisce una risposta molto forte a questo tipo di sistema in cui viviamo; per cui vi chiederei di fare un gesto molto semplice, ognuno di voi, invece di guardare me, guardi suo fratello o sua sorella, guardatevi negli occhi. E’ importante questo sentirci a casa, in famiglia. Permettetemi su queste parole: guerra, pace, e speranza, una riflessione iniziale, prima di tornare a guardare globalmente il problema, perché se noi ci fermiamo soltanto alla guerra all’Iraq, facciamo un servizio al sistema, perché o rileggiamo quello che sta avvenendo come parte di un sistema che porta necessariamente alla guerra, o se no ho paura che anche la resistenza non sarà facile. Prima di tutto è chiaro che viviamo un momento di una gravità estrema, penso il momento più grave dalla seconda guerra mondiale in qua; momenti del genere li abbiamo vissuti nel ’62 nello scontro tra Krusciov e Kennedy sulla crisi di Cuba: eravamo vicinissimi a uno scontro nucleare; tra l’altro è stato rivelato in questi giorni che si è evitata la guerra perché il capitano russo si è rifiutato di sparare il primo missile atomico, ha aspettato e così ha dato la possibilità di continuare il dialogo e si è riusciti a disinnescare il punto, si era arrivati praticamente sull’orlo della guerra nucleare che avrebbe spazzato via, ha detto Eisenhower, l’intero emisfero settentrionale. Io sono convinto che il momento attuale sia ancora più grave, anche perché c’è una sola superpotenza e i meccanismi che si stanno innescando sono particolarmente gravi. Questa guerra cui abbiamo cercato tutti di resistere - tra l’altro si è parlato di sconfitta, ma io non penso che si tratti di nessuna sconfitta, ma è chiaro che questa dichiarazione di guerra, che era chiaro che doveva esserci, è pesante perché questa è la prima guerra imperiale del mondo; abbiamo avuto altri imperi, ma non erano imperi mondiali, come il nostro attuale: mai impero è stato così vasto, mai così trionfante come questo; ed è chiaro anche che questa dichiarazione fa a pezzi l’Onu, che era già uno straccio prima, ma ora è stato proprio stroncato. E non è questione solo dell’Onu: si tratta di un tentativo di legalità internazionale, che si era messo in piedi, che è stato fatto a pezzi. Si tentava da due secoli, ma dopo la seconda guerra mondiale si era riusciti a mettere insieme un po’ di legislazione internazionale, per uscir fuori dalla giungla in cui ci trovavamo: ma questa dichiarazione di guerra ha riportato tutto a zero. Inoltre, questa dichiarazione di guerra ha un effetto devastante soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra l’Occidente e l’Islam: la casa dell’Islam vede in questo attacco come fatto dall’Occidente cristiano contro l’Islam; questo è di una pericolosità estrema, vuol dire prima di tutto che tutte le voci moderate del mondo arabo-islamico sono messe a tacere, oggi non si può dire nel mondo arabo una parola a favore dell’Occidente perché si passa immediatamente come l’amico del nemico; non fa altro che fomentare nuove ondate di fondamentalismo, e soprattutto ci prepara verso nuove guerre di religione, nuove crociate.
La creazione del nemico
Sono state scritte molte cose sul perché questa guerra è stata fatta, dal petrolio in giù, ma io ho l’impressione che ci siamo dimenticati di una delle ragioni più importanti, che è la creazione del nemico. Una delle ragioni fondamentali è creare il nemico: se voi costruite così tante armi, dovrete pur avere una ragione per costruirle: ci vuole un nemico per poter dire: eh, ma noi ci armiamo per combattere il nemico. Ai miei tempi, ai tempi di "Nigrizia", partendo dalla storia italiana, avevo iniziato a capire alcuni di questi fenomeni delle armi partendo dal problema della cooperazione, della lotta alla fame, collegando cooperazione, fame e armi: l’episodio che fa capire un po’ le cose, ho visto che è uscito il film di Ilaria Alpi, ma non è basato sul libro dei quattro giornalisti di Famiglia Cristiana, dove, nell’ultimo capitolo c’è la deposizione in tribunale di Rostagno, poi ucciso dalla mafia, che dice che dall’85 al 90 partivano gli aerei militari da Roma carichi di viveri, diretti alla Somalia, che però non arrivavano mai in Somalia: atterravano prima in Sicilia, tiravano fuori i viveri e venivano riempiti di armi e le armi arrivavano in Somalia. Questo lo avevamo denunciato su Nigrizia, ma non sapevamo la terza cosa, che dietro a questo c’era la ragione che il governo somalo permetteva all’Italia di portare in Somalia i rifiuti tossici: la Somalia era uno dei luoghi dove l’Italia sia in mare sia per terra, seppelliva i suoi rifiuti tossici. Chi ci stava dietro a questo gioco? I servizi segreti. Mi diventava sempre più chiaro che l’est, i paesi del comunismo, era usato come un pretesto per poter costruire sempre più armi: era il nemico. Non sto mica qui a difendere i comunisti o tutti gli obbrobri che hanno fatto, per carità. Ma è chiaro che l’est, il comunismo, è stato per gli Stati uniti e l’Occidente il "nemico", che ci ha permesso di andare avanti a spendere quello che abbiamo speso in armi. E crollato il muro di Berlino, io ero già stato silurato da Nigrizia, ma mi ricordavo che pensavo: Cosa succederà adesso? Moltissimi amici mi avevamo avvicinato per dirmi: Ora che è caduto il muro di Berlino capirai che hai esagerato sulle armi, ma io non ero molto convinto. Un giorno mio nipote da New York mi manda un ritaglia del N.Y.Times, la recensione di un libro, Fortress America, di uno dei più grandi giornalisti americani, William Righter; mi son fatto mandare il libro, me lo son letto e ho pensato: ma allora avevo ragione! Il libro è scritto nel 97, 98, quindi non c’entra nulla con l’11 settembre; dice il giornalista che aveva intervistato molti generali, la tesi di fondo del libro è che il complesso militare-industriale americano non aveva mai accettato il crollo del muro di Berlino, e che cercava un nemico, un nuovo nemico, per poter andare avanti non solo con le armi che aveva prima, ma aumentandole.
Vedete, per me una delle ragioni fondamentali della guerra all’Iraq è la creazione del nemico, per avere abbastanza ragioni per armarsi, per andare avanti con una guerra dietro l’altra. E così capirete il perché allora dell’analisi che vi farò dopo.
La società civile si organizza
Voi vedete che stiamo assistendo a una guerra atroce, ma poiché si è parlato oltre che di guerra anche di speranza, non si può parlare di nessuna sconfitta: provate a pensare quello che è avvenuto nel giro di sei mesi, solo in questo paese: è assolutamente incredibile, se mi aveste detto quando sono partito a settembre che avremmo visto quello che abbiamo visto in questi sei mesi, non ci avrei mai creduto. Siamo partiti in quattro gatti, a settembre quando siamo partiti metà del popolo italiano voleva la guerra, siamo partiti lanciando questa idea, e poi c’è stato Firenze, una manifestazione con milioni di persone, soprattutto i Forum sociali in campo giovanile; il 10 dicembre, quando su tutte le piazze abbiamo cercato di dir di no con fiaccolate, e si è andati avanti in crescendo fino a Roma: chi avrebbe mai detto che sarebbe venuta fuori una roba come è venuta a Roma, oltre tre milioni di persone; lasciamo stare tutta la gente che si è mobilitata in tutte le città, nello stesso tempo: pensate che razza di mobilitazione c’è stata sulla guerra. E’ stata una giornata di festa, di vita; è stato bello che i politici non hanno neanche chiesto di dire una parola; gli unici due politici che sono stati invitati a salire sul palco sono stati i due vecchietti Scalfaro e Ingrao, che rappresentavano le due anime di questo movimento, un movimento stranissimo perché metteva insieme Scalfaro, che rappresentava l’anima religiosa del movimento, e Ingrao che piangeva come un bambino e che rappresentava l’anima laica e marxista del movimento: tutti insieme per questo problema della guerra. Notate che allo stesso tempo, nello stesso giorno, oltre cento milioni di persone hanno marciato nel mondo: non era mai accaduta una cosa del genere. Notate la possibilità della globalizzazione; ecco perché io dico che non mi piace essere chiamato "no-global" o "new-global". Tra l’altro il N.Y.Times, l’autorevole giornale americano, ma sembra che l’abbia ripreso dal Financial Times, cuore della finanza mondiale, ha detto che quel giorno è nata la seconda superpotenza mondiale, che il N.Y.Times chiama "l’opinione pubblica" mondiale. A me non piace né l’una né l’altra delle due parole, non mi piace superpotenza, spero che sparisca anche l’altra superpotenza, non ritengo che il movimento sia una superpotenza, ma non mi piace nemmeno "opinione pubblica", io preferisco parlare di "società civile" che si organizza. Quando ho usato questa parola qualcuno mi ha guardato e ha detto: "Società civile non mi piace, perché ha eletto Berlusconi". Ma io sto parlando della società civile che si organizza, che si mette insieme, che ragiona, ma badate che nessuno dei partiti ama la società civile, sia del governo che no. Io preferisco parlare di "società civile organizzata" che il 15 febbraio per la prima volta ha avuto quasi una "natività" mondiale, cioè è apparsa in chiave mondiale in quasi tutti i paesi, perché è davvero una novità che sta nascendo ovunque, non soltanto da noi; in Italia abbiamo la miglior società civile organizzata d’Europa: non c’è nessun paese che ha la ricchezza alla base che abbiamo noi, e tutti ce la invidiano, come ci hanno invidiato Firenze, ci hanno invidiato Roma, perché non solo non è facile mettere insieme gente, ma per la ricchezza di gruppi, gruppuscoli, cooperative, organizzazioni popolari che abbiamo in questo paese; una ricchezza enorme. Ecco, questa è la società civile organizzata: e il N.Y.Times ha ragione, perché la superpotenza America dovrà ora ascoltare; potrà fare la propria strada, potrà dichiarare guerra, ma io sono profondamente convinto che alla fine sconfitto ne uscirà chi l’ha dichiarata questa guerra. Ne sono profondamente convinto, perché con la gente, alla fine, non si scherza, soprattutto perché è gente, a livello mondiale, che ha preso coscienza di certe cose e che non può accettare di andare avanti così. Questo è qualcosa di nuovo che appare a livello planetario.
Ma c’è un’altra cosa che mi sembra estremamente importante e che a me dà molta speranza, che va in questa direzione: è il fatto che, per la prima volta nella storia umana, la gente incomincia a capire che la guerra è una balla. Non dico i professori, gli esperti: io sono stato al rione Sanità; ma persino la moglie di Berlusconi, interessantissima quella intervista quando dice che non è riuscito a convincere i suoi figli; quindi se il tarlo del dubbio è arrivato fino a quel livello, vuol dire che la propaganda non è poi così forte. È la prima volta nella storia umana che le piazze del mondo si riempiono di gente che non vuol saperne della guerra. Prima abbiamo avuto la questione del Vietnam, ma era una cosa particolare, non avevamo l’ampiezza della globalizzazione come oggi: oggi davvero incominciate ad avere le piazze del mondo che si riempiono contro la guerra: eravamo abituati che quando una guerra era dichiarata tutti si schieravano contro il nemico; ma più importante ancora è che il tarlo del dubbio è entrato nella mente della gente comune. Questo è un salto antropologico incredibile. D’ora in poi, provate ad andare a convincere che è giusto andare a combattere chissà quali guerre; non solo, ma la gente già adesso incomincia a dire: "Ma, se questa guerra è per interesse, e l’altra? Cos’è successo?" Incomincia a porsi domande: è un momento di crisi antropologica che sta arrivando. E vedremo alla fine le conseguenze di questa crisi.
La guerra contro i poveri
Questo come introduzione per mettere insieme la guerra, e la speranza, la gravità del momento ma anche l’importanza capitale, in chiave di speranza, di questo momento che viviamo. Però, noi abbiamo puntato tutto sulla guerra all’Iraq; ma questo è un grosso sbaglio, tipicamente nostro, occidentale: tra l’altro non è l’unica guerra, sembra che abbiamo qualcosa come settanta conflitti aperti nel mondo in questo momento, molto più gravi della guerra all’Iraq. È chiaro che l’Iraq costituisce lo spartiacque, non lo discuto, ma c’è soprattutto un’altra cosa che noi non vogliamo dimenticare e che ci fa male: c’è un’altra guerra in atto. Il presidente Lula, quando era ancora solo presidente del Partito dei lavoratori, diceva che la terza guerra mondiale era già scoppiata: intendeva che la guerra contro i poveri era scoppiata. Abbiamo a che fare con una guerra contro i poveri che incide molto di più della guerra all’Iraq: ci rendiamo conto che ogni anno questa guerra ammazza dai trenta ai quaranta milioni di persone? Nella seconda guerra mondiale, in otto anni abbiamo ucciso cinquanta milioni di persone; guardate che non potete parlare della guerra contro l’Iraq se non cogliete l’importanza della guerra contro i poveri: in fondo, sono due facce della stessa medaglia.
Volti di persone, bellissimi
Permettetemi di dirvi due cose per spiegare questa affermazione. Io dico a tutti che sono un uomo di parte, non sono neutrale; mi spiace, so che ci sono vari professori dell’università che diranno che hanno delle analisi "obiettive": io dubito che ci siano delle analisi neutrali, perché tutto dipende da come leggete la roba, chi siete, il vostro stato d’animo… Ma io sono di parte, dopo dodici anni vissuti a Corococho non posso non essere di parte. Ed ho scoperto che anche Dio è di parte. Dio non può essere neutrale: Dio è il papà e la mamma e ci vuol bene a tutti; ma il Dio che io, soprattutto a Corococho e che ho risentito rileggendo le scritture ebraiche e cristiane, è stato un Dio che ascolta, e sta dalla parte degli schiacciati, degli schiavi, degli emigrati, dei disprezzati, di chi è discriminato… sta da quella parte, ascolta le loro preghiere, soffre con loro, … Davvero non può stare dall’altra parte: Dio è colui che ascolta chi soffre e rimette necessariamente in discussione ogni sistema che schiaccia i principi. Quello che ho imparato a Corococho è questa gente sono volti, volti di persone, bellissimi, e che per quanto emarginate, distrutte dall’alcool o da altre cose, pure sono persone, persone bellissime, che hanno una voglia matta di vivere. Io sono stato contagiato da questa gente. Voglio raccontare di una ragazzina, Florence, ero stato da lei l’ultimo giorno, prima che morisse, avevo sentito che stava molto male; aveva quindici anni e aveva l’aids, a sedici anni è già morta; sono stato da lei, l’ho salutata, l’ho baciata, era già nella fase terminale; l’ho invitata a pregare Dio, e lei mi ha chiesto: "Ma chi è Dio?", poi il suo volto si è illuminato con un sorriso grandissimo, si volta verso di me e mi fa: "Sono io il volto di Dio". Ecco da che parte sta Dio.
E mi sento perfettamente in sintonia con l’arcivescovo di Canterbury, primate della chiesa anglicana, quando ha attaccato pesantissimamente Blair, dicendo che non vede nessuna differenza tra i camicaze e l’esercito che si sta apprestando ad attaccare l’Iraq, perché ambedue hanno rimosso i poveri: quando voi rimuovete i poveri, siete capaci dei peggiori crimini. Io sono qui questa sera proprio a nome dei poveri: volti di gente bellissima, che ha voglia di fare le stesse esperienze che facciamo noi e che ha voglia di vivere!
I bisogni fondamentali umani sono diritti umani fondamentali
Vedete, è partendo da questo che si può arrivare a leggere il sistema, se no non capiamo nulla della realtà. Cos’è il sistema entro cui viviamo? Purtroppo quello che è avvenuto è che il mondo intero è stretto dentro una camicia di forza, che è un sistema economico-finanziario, che io chiamo impero della finanza, perché il suo cuore è la finanza. Ci sono in questo mondo sei miliardi di persone, che sono così suddivise: il venti per cento sta bene, il venti per cento sono miserabili; avete un miliardo e più di disperati; e in mezzo avete il sessanta per cento di poveri. La verità è che il venti per cento del mondo si pappa l’ottantatre per cento delle risorse del mondo; per l’ottanta per cento del mondo rimane il resto: per il sessanta per cento per il venti per cento dei miserabili rimane l’uno punto
% sulla pop. mondiale |
% util. delle risorse |
|
benestanti |
20 |
83 |
poveri |
60 |
15.6 |
miserabili |
20 |
01.4 |
quattro per cento: sono costretti a vivere con meno di un dollaro al giorno.
I bisogni fondamentali umani sono diritti umani fondamentali: a Nairobi abbiamo cominciato tre anni fa questa bellissima campagna (basic needs are basic rights).
Sono i soldi che fanno i soldi; chi ha, ha sempre di più
Spostiamo ogni giorno mille e ottocento miliardi di dollari: sono questi che fanno soldi, o perdono soldi, è questo il guaio del sistema, non è più il lavoro che fa soldi. Ma guardate che buona parte di questa roba è pura speculazione: non esiste, in gran parte è tutto gonfiato, dei miei amici economisti mi hanno detto: "Alex, metti che l’economia e la finanza mondiale sia fatta di quattro parti, di esse solo una è reale, il resto è virtuale". Un professore dell’Università di Palermo mi ha detto: "Alex, se parli di economia e di finanza può anche andar bene, ma se parli di finanza puoi dire ai tuoi ascoltatori che quello che realmente esiste è il 25 per cento di quella quarta parte". E’ tutto speculazione. Guardate, secondo quel professore, da tutte le ricerche fatte, il massimo di soldi reali che abbiamo nel mondo sono seimila miliardi; ebbene, i poveri sono arrivati a un debito di duemilacinquecento miliardi di dollari, su cui pagano ogni anni di interesse duecento miliardi di dollari, che vanno ai paesi ricchi. Guardate che la finanza internazionale non arriva ogni anno neanche a cinquanta miliardi di dollari di prestiti ai poveri del mondo, e ne prendono duecento di interessi! Quindi questo è il sistema: chi ha, ha sempre di più. Un professore, che mi ha chiesto di non dire il suo nome perché sta dentro delle logge massoniche, mi diceva che chi ha è chi investe; se investe su uno, hai già subito sedici. Ecco cosa significa tutto questo gioco.
Il commercio dei servizi
E tutto questo po’ po’ di roba è nelle mani di pochissime persone: trecento, quattrocento famiglie; anzi ci sono molti che sospettano che dietro questa guerra ci sia un grosso scontro tra le famiglie più potenti per mettere le mani su questa matassa finanziaria; può darsi che sia vero anche questo, ma la cosa incredibile è che siamo nelle mani di trecento, quattrocento famiglie che praticamente decidono tutto nel mondo, tutto. Pensate che premio ha avuto la famiglia di Bill Gates, ha un equivalente finanziario del prodotto interno lordo annuo di quarantotto stati africani. Queste famiglie agiscono non attraverso i governi, ma attraverso la triade banca mondiale, Fondo monetario, Organizzazione mondiale del commercio. Attraverso queste fanno le loro politiche di aggiustamento strutturale, le politiche del Mai (Multilateral agreement of investment, Accordo multilaterale sugli investimenti), le politiche di limitazione delle spese sociali, le politiche di privatizzazione. Tra l’altro, questa guerra ci sta portando via l’attenzione da qualcosa che è ormai vicinissimo, l’incontro di Cancún, in Messico, dal 10 al 14 settembre, dove verrà (speriamo di no) ratificato il trattato del Gats: è la sigla di quattro barbarismi inglesi che traduciamo in italiano come Trattato generale sul commercio dei servizi. Commercio dei servizi, e si tratta di servizi come sanità, educazione, acqua, tutti. Pensate che negli Stati uniti hanno già cominciato a privatizzare le prigioni: diventa tutto un affare; è la logica delle privatizzazioni; e voi sapete bene che poi le privatizzazioni serviranno a pochi. Guardate che anche nel venti per cento del mondo c’è la stessa forbice che c’è tra i ricchi e i poveri del mondo: nel venti per cento ricco, praticamente il venti per cento di quel venti per cento ha quasi tutto: gli Stati uniti sono arrivati a sessanta milioni di poveri, in Europa cinquanta milioni di poveri; per cui tutto sta concentrandosi sempre di più in pochissime mani. La conseguenza che cos’è? Fame, morti per fame: trenta-quaranta milioni all’anno; morti per malattie: l’Unicef dice nel suo ultimo rapporto che nel 2001 sono morti undici milioni di bambini per malattie meno gravi di un raffreddore. Notate però la decisione delle case farmaceutiche europee ed americane, che hanno messo il veto che le medicine per l’Aids possano essere prodotte nel Sud del mondo, in Brasile, in Kenia, che le renderebbe accessibili ai malati di aids poveri. Significa che ventiquattro milioni di Africani malati di aids non possono curarsi, e andranno alla morte: in nome di che? del profitto. Che cosa significa questo tipo di politiche: privatizzazioni, politiche sociali, nel campo dell’educazione? L’Unicef dice che, nel 2001, centoventi milioni di bambini non sono riusciti ad entrare in prima elementare. Noi abbiamo paura del terrorismo, ma lo costruiamo con le nostre mani il terrorismo. Centoventi milioni di bambini che non vanno a scuola, che cosa diventeranno domani? Il più grande criminologo degli Stati uniti (…) ha detto che lui non ha mai trovato un solo criminale, di quelli che negli Stati uniti avevano commesso i peggiori crimini della storia, che prima non avesse subìto lui stesso gli stessi crimini. Quello che oggi facciamo a questi nostri piccoli, domani questi piccoli lo faranno a noi. Non si scampa!
Il cuore dell’economia mondiale sono le armi
Facciamo ora un passo avanti nell’analisi del sistema, che vede economia, finanza, ed armi. Io lo commento così: non so cosa sia avvenuto l’11 settembre, spero che un giorno lo sapremo; so però che l’11 settembre è stato utilizzato dal complesso militar-industriale americano per rilanciare l’economia mondiale! rilanciarla attraverso incredibili investimenti in armi; l’anno scorso gli Stati uniti dovrebbero aver investito qualcosa come cinquecento miliardi di dollari, l’Europa dovrebbe aggirarsi sui duecento: settecento miliardi di dollari! Guardate che la Banca mondiale vi dice che con dieci miliardi di dollari potreste risolvere il problema fame e sanità per tutto il mondo per un anno! Voi capite l’assurdità. Il complesso militar-industriale americano aveva portato Clinton per le sue scappatelle amorose con la Monica a chiedere al congresso americano sessanta miliardi di dollari per rinnovare tutte le armi atomiche; praticamente dal ’96 gli Stati uniti stanno rinnovando tutte le loro armi atomiche. Sono atomiche, quindi vuol dire che durano duecentomila anni: perciò ragioniamoci su queste cose. Seconda cosa, Pax Christi americana ci dice che quest’anno gli Stati uniti riprenderanno i test atomici, in barba a tutti i trattati internazionali, per preparare la "mini-atomica". Terzo, voi sapete anche dal fascicoletto che Bush ha presentato al Congresso l’anno scorso e che trovate anche in Internet, che si intitola "Strategie per la sicurezza nazionale degli Stati uniti", è scritto a chiare lettere che gli Stati uniti che useranno la bomba atomica ovunque i loro interessi vitali saranno minacciati. Incominciate a capire dove si sta andando. Gli Stati uniti hanno già messo da parte un sessanta-settanta miliardi per l’inizio della costruzione dello scudo spaziale; a lavori finiti, fonti americane dicono che costerà sui trecento miliardi di dollari. E badate che gli scienziati dicono che non servirà a nulla. Quarto, gli Stati uniti hanno messo da parte cento miliardi di dollari per l’operazione in Iraq, che hanno già speso con quell’incredibile dispiegamento di uomini, duecentocinquantamila soldati americani aerotrasportati: pensate solo all’acqua, non bevono acqua dell’Iraq, è tutta trasportata dall’America; e Bush ha chiesto altri settanta miliardi, adesso sono ottantadue che il Congresso ha approvato: fonti americane hanno detto che la guerra in Iraq, indipendentemente da quanto dura, verrebbe a costare da un minimo di cento a un massimo di mille e novecento miliardi. Voi capite in che razza di macchina siamo: aggiungete a questo che dietro a tutto ciò ci sono io servizi segreti (gli Stati uniti spendono ogni anno ottantotto miliardi di dollari per i servizi segreti), più i poteri occulti, dalle logge massoniche alle mafie e camorre.
Oggi possiamo cominciare a parlare di militarizzazione dell’economia, di militarizzazione della finanza, di militarizzazione della società: se non lo avete ancora capito, il cuore dell’economia mondiale sono le armi. Ecco perché bisogna trovare ogni volta il pretesto per andare avanti ad accoppare persone e a costruire sempre più armi.
C’è un’altra cosa che forse non avete notato: queste armi alla fine servono a mantenere i privilegi di quel venti per cento del mondo, che non vuole rinunciare ad essi: è lo stesso ministro della difesa, stella nascente del mondo politico americano, Ronald Rumsfield, quando gli hanno chiesto: "Signor ministro, cos’è che consideri vittoria nella nuova guerra al terrorismo internazionale?", lui ha risposto candido: "Vittoria è se tutto il mondo accetterà che noi americani siamo liberi di continuare con il nostro stile di vita".
La gente viene uccisa. I governi si trasformano, si ricompongono, ma la loro preoccupazione è di soffocare il pensiero della gente, e poi con quello scarno cerimoniale ne avvolge i cadaveri straziati dei morti. Quando Bush ha annunciato gli attacchi aerei, ha detto: "Noi siamo un paese pacifico". E così ha detto Saddam. La guerra è pace. E qui capiamo allora quanto la guerra sia un affare quanto qualsiasi altro. E con l’Iraq è solo l’inizio. Ci sono venuti a dire: "Saddam è un dittatore, ha ammazzato gente…": ma perché ci ha fatto comodo per lungo tempo, e adesso non ci fa più comodo; lo abbiamo sostenuto noi: nella guerra contro l’Iran gli abbiamo dato le armi; tra l’altro le abbiamo date all’Iraq e all’Iran nello stesso tempo. Adesso, per capire quanto ci prendono in giro, è appena apparso un rapporto che accusa l’Italia di aver venduto armi alla Siria, che le ha passate all’Iraq, per milioni di euro, e non armi tradizionali, ma sofisticati sistemi di puntamento per carri armati, venduti da aziende controllate dallo stato, come la Finmeccanica. Accuse di pacifisti? No, è scritto nero su bianco nella Relazione annuale al Parlamento sul commercio delle armi, consegnata pochi giorni fa dal Governo. E hanno il coraggio di modificare la 185, che è un piccolo, piccolissimo tentativo di controllo sul commercio delle armi.
Questo sistema ammazza il pianeta
Dunque quando ho parlato di un sistema mondiale, ho parlato di un sistema economico, che è di finanza economica militarizzata; e suoi tre componenti sono fondamentali: è un sistema fatto per la guerra. Non c’è solo l’Iraq: ci sono circa settanta conflitti aperti nel mondo; pensate ai conflitti del Congo: cinque anni di guerra, due milioni e mezzo di morti! Ma non lo sa nessuno, non passa questa informazione. E sapete l’ipocrisia della Russia con la Cecenia; o la guerra di Israele ai Palestinesi: stanno avvenendo cose incredibili sotto i nostri occhi. Questo sistema ammazza per fame e ammazza per guerra: questo sistema ammazza il pianeta.
Pochissimi finora hanno trattato il problema della guerra in Iraq e l’ambiente: viviamo in un momento drammatico per l’ambiente. L’ecosistema è già tirato al massimo. Ecco perché gli Stati Uniti non vogliono ratificare il trattato di Kyoto. Questo sistema pesa enormemente sul pianeta, tanto che anche scienziati americani come Lester Brown, testa d’uovo della scienza americana, ci dà cinquant’anni per cambiare: se entro cinquant’anni non avremo cambiato rotta, Brown dice che le future generazioni non potranno sopravvivere in questo mondo. Ai giovani, che sono anche qui, io dico: guardate che i vostri figli non avranno di che sopravvivere: siete l’ultima generazione!
Negli ultimi cinquant’anni, il venti per cento ha consumato da solo quello che tutta l’umanità ha consumato in un milione e mezzo di anni. Il problema non viene dai poveri, viene da questo venti per cento. Se i poveri chiedessero di vivere come vive il venti per cento del mondo, avreste bisogno di quattro pianeti Terra come risorse e di altri quattro pianeti Terra come pattumiera.
Questo sistema è insostenibile. Uccide gli uomini, ammazza il pianeta.
Guardate che non sarebbe la prima volta che un pianeta muore: le informazioni che ci vengono da Marte ci dicono che lì c’era la vita, ed è stata uccisa. Da chi? dai raggi ultravioletti del sole, gli stessi che cominciano ad arrivare sulla Terra. Guardate che siamo noi i responsabili: ecco perché io dico che questo sistema è un sistema di morte.
E bisogna avere il coraggio di dire che questo è un sistema di peccato. Vi chiedo di rendervi conto che questo sistema non solo ammazza per fame, ammazza per guerre, ammazza il pianeta, ma ammazza anche i valori. Ci ammazza dentro, ci toglie l’anima, ci rende tubi digerenti, ci rende cose!
Una delle grandi grazie che ho ricevuto dal Signore, non meritate, è quella di aver perso dodici anni di televisione italiana (applausi). Mi dicono però che in questi gira una pubblicità, in cui c’è uno che gira con una borsa gialla e dice: Grazie, grazie, grazie. Mi hanno detto che questa pubblicità è pagata dal Ministero, quindi son soldi vostri: vi state anche ringraziando perché siete ottimi consumatori. Questo sistema davvero ci toglie l’anima, ci rende tubi digerenti: siamo dei consumatori, l’importante è produrre e consumare. Ma in questa maniera diventiamo cose: ecco il problema della nostra infelicità, dei nostri turbamenti psicologici; è inutile andare dallo psichiatra, è il sistema che ci fa ammalare, ma tra invidia e odio.
La convivialità delle differenze
Quello che io chiedo a tutti è: recuperate la vostra dignità di uomini. Ricordatevi i volti di Corococho, i volti delle persone sotto le bombe: ognuno di noi è unico e irripetibile; mistero grande! Ognuno di noi! Guardate che io non recupererò mai la mia dignità di volto se non riesco a recuperare la dignità del volto del fratello o della sorella, specialmente il volto di chi è differente da me e proprio perché differente da me, per religione, per razza, per cultura…: è questa la ricchezza umana. Vedete questa sciarpa che porto, viene dagli Indiani dell’Ecuador, che lottano per la loro cultura; e ci mandano un messaggio, ci dicono che noi non siamo "la" cultura, "la" civiltà, ma siamo "una" cultura, "una" civiltà, una esperienza. Tonino Bello la chiamava la convivialità delle differenze. Ecco allora capite l’oscenità che ho trovato, quando sono arrivato in Italia e venivo dall’Africa, e se non lo sapete l’Africa è la nostra madre, le ricerche del Dna danno per certo che discendiamo tutti da un’unica coppia di genitori, e questa coppia è collocata in Africa: dopo dodici anni rientro in Italia, e mi mettete fra le mani la legge Fini-Bossi: davvero mi son vergognato di essere italiano (applausi) e di essere cristiano. La peculiarità della Fini-Bossi sta in questo: che gli emigrati non sono riconosciuti come soggetti, ma sono riconosciuti fin tanto che sono funzionali come forza lavoro; quando non ci serviranno più, li rispediremo a casa. Se il Brasile o l’Argentina si dessero una legge Fini-Bossi, ci rispedirebbero in Italia sessanta milioni di italiani. E invece gli immigrati in mezzo a noi ci aiutano all’interculturalità, a riscoprire la ricchezza dell’altro, le differenze: questa è una ricchezza enorme.
Il coraggio della tenerezza
Penso soprattutto a proposito del volto del fratello o della sorella. Soprattutto le donne io vorrei pregare di una cosa: guardate che la parità dei diritti con gli uomini non è data dal fatto che adesso ci sono donne che stanno pilotando gli aerei su Bagdad e stanno bombardando; penso che la donna deve essere donna, che la bellezza della donna è la tenerezza. Questo sistema in cui viviamo è un sistema violento, maschilista e patriarcale: se ne vogliamo uscir fuori dobbiamo arrivare a una civiltà della tenerezza. Allora chiedo a voi donne che abbiate il coraggio di essere fedeli a alla tenerezza, e di trasformare la vostra tenerezza in principio politico vincente. Toccherà a voi fare questo grande salto di cui abbiamo proprio bisogno. E da questo discende l’aspetto al femminile di questa rivoluzione umana di cui c’è bisogno: di fronte a tuo fratello, di fronte a tua sorella, io sono perché siamo. Ecco l’importanza della comunità; non ci può essere resistenza a questo sistema senza la capacità di metterci insieme per fare comunità. E non ci si renderà conto del tuo volto, del volto del fratello e della sorella finché ci saranno i crocifissi della storia, finché c’è questo miliardo di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno. O siamo tutti cittadini a questo mondo, o non c’è nessun cittadino.
Ecco, è in fondo quasi la nascita di quella che padre Balducci chiamava l’uomo planetario, che deve nascere, se vogliamo fare questo salto di qualità.
Rendere tabù la guerra e la violenza
Fatemi concludere con alcune battute sulla pace. Mi dicono che oggi l’uomo vive la sua crisi antropologica più grave, da che l’uomo è uomo. Cosa vuol dire? Ci sono antropologi, specie americani, che dicono che l’uomo è stato capace di controllare la violenza per questi seimila anni (non sappiamo prima come faceva): in questi seimila anni, l’uomo ha tenuto il genio della violenza dentro la bottiglia. Ce l’hanno tenuto l’impero, le città-stato, principati, nazioni, in nome di Dio. Purtroppo oggi il genio della violenza è scappato, ed è un genio spaventoso. Abbiamo abbastanza bombe atomiche da far saltare il mondo quattro volte; e non ci sarà più nessuna potenza in grado di rimettere, in nome di Dio, questa violenza dentro la bottiglia. All’uomo rimane solo una scelta: rendere la guerra e la violenza tabù. Voi direte: è impossibile. Non è impossibile: l’uomo ha dovuto farlo per tante altre cose; per esempio l’incesto: quando si è capito che fa male, che indebolisce la natura umana, a un dato momento, tutti i popoli del mondo l’hanno dichiarato tabù. Si dirà che questo vale per chi è credente, ma chi non lo è? Basta leggere i testi di Réné Girard sulla violenza: è un agnostico, e arriva alle stesse conclusioni; anzi arriva a dire che è Gesù di Nazaret che ha inventato la nonviolenza. Anche Gandhi ha sempre detto che la nonviolenza non l’ha inventata lui, ma Gesù. Oggi veramente gli esperti ce lo dicono; e io sono profondamente convinto che è Gesù di Nazaret che ha iniziato la nonviolenza, per cui per secoli le comunità cristiane, proprio per questo insegnamento di Gesù, dicevano che ogni uomo è un fratello. Questo dovrebbe costituire per noi un passo di qualità. In questo senso sono grato a papa Wojtyla per la posizione molto dura che ha preso sulla guerra, perché davvero ha permesso di unire la Chiesa, di stringere i denti, di portarla sulla via della pace. Io spero che questo diventerà anche un atto magisteriale, cioè un insegnamento solenne. Ma già il gesto personale che lui ha fatto è stato estremamente importante quel "Mai, mai, mai la guerra!", e quando ha opposto all’impero del bene l’impero del male il papa ci ha detto che possiamo scegliere tra il bene e il male, e il bene è la pace, e il male è la guerra.
La nascita della società civile organizzata
Ma questo ci porta tutti ormai a deciderci per il disarmo. Una cosa altrettanto importante è l’atomica: dobbiamo incominciare a dire tutti basta! non solo all’uso, ma anche al possesso dell’atomica: l’atomica è il peccato, è la cosa più antiumana che l’uomo abbia mai scoperto.
C’è in questo momento una raccolta di firme per rendere obbligatorio l’art. 11 della Costituzione: molti senatori e deputati dicono che è un pio desiderio; ma questo è un tentativo per forzare lo stato a renderlo obbligatorio. Notate la legge 185: vogliono modificarla per fregarci; ma con un movimento così grosso come quello che abbiamo in Italia, non possiamo permettere di perdere anche la 185. Certo, abbiamo visto che il Parlamento italiano, nonostante che l’ottanta o novanta per cento del popolo italiano abbia detto no alla guerra, ha votato sì: è inutile che dicano che non siamo belligeranti, vuol dire che è sì a questa dichiarazione di guerra ed è di una gravità estrema. Io qui ho i nomi dei deputati e senatori che hanno votato per la guerra: e tramite internet, guardate i nomi dei vostri deputati e senatori se hanno votato sì, scrivetegli, mandategli e-mail, chiedetegli come mai hanno votato sì senza chiedere quello che pensano i suoi elettori, e che non lo voterete più. Questo tipo di pressione è estremamente importante; e quello che vi sto chiedendo è la nascita della società civile organizzata, che nonostante tutto quello tutto quello che pensano o dicono i vari D’Alema, è un vero soggetto politico: loro dicono che solo i partiti sono soggetti politici, ma è una balla, proprio perché i partiti sono stati espropriati oggi del potere decisionale, che possono avere solo se la gente rinunzierà ad alzare la testa e a dire: "No, noi vogliamo adesso cominciare a pesare, e diventare noi soggetto politico".
Le banche "armate"
Le banche che finanziano l’esportazione italiana di armi (anno 2002), in %
Banco Bilbao Vizcaya 29,4
Bnl 18,7
Capitalia 13,4
San Paolo Imi 11
Intesa Bci 7,4
Unicredit 16,6
Barclays Bank 4,3
Banca Pop. Antoniana Veneta 0,9
Altre 1,4
Aziende esportatrici
Le prime dieci aziende italiane (valori in milioni di € e in %)
Consorzio Iveco Fiat - Oto Melara 221,0 24,01
Oerlikon-Contraves 104,4 11,34
Oto Melara 92,5 10.05
Meteor Costr. Aereonautiche e elettr. 65,0 7,06
Galileo Avionica 60,8 6,60
Alòenia Marconi Systems 42,0 4,56
Whitehead Alenia sist. Subacquei 39,1 4,25
Iveco Fiat 34,8 3,78
Fiar 33,3 3,62
Fiat Avio 25,4 2,76
(fonte: Italia Caritas n. 6, giugno 2003)