Cuore verde d’Italia? Intervista a Claudio Abiuso Claudio Abiuso, agronomo, nasce a Roma nel 1957. Nel 1988, neolaureato, avvia quella che sarà una intensa attività professionale e, negli anni, accresce la volontà di sperimentare nuove strade per la divulgazione delle problematiche ambientali. Tra queste la via letteraria. Cuore verde d’Italia? Costituisce il suo esordio narrativo dopo un forte impegno politico e ambientalista come coordinatore di Legambiente di Perugia (1989-90), consigliere provinciale ENPA, portavoce regionale dei Verdi e vicepresidente WWF Umbria. Sono andata a trovarlo nella sala del consiglio regionale dei Verdi. Da dove nasce l’idea di scrivere il libro? Con gli anni, grazie alla mia attività, mi sono reso conto che le problematiche ambientali sono molto complesse e che spesso incidono su interessi antagonisti per cui ci si trova a dover scegliere e spesso si prendono decisioni contrastanti con le esigenze di tutela dell’ambiente. Il mio libro ne è testimonianza e racconta vicende vere di quelli che io definisco ecofurbi che sfruttano l’ambiente fingendo di tutelarlo, di abusivisti di necessità poi risultati palazzinari, di pseudo-federalisti ambientali, di piccoli bracconieri quotidiani teorici della natura "pulita". Quale era il tuo scopo nello scriverlo? Sensibilizzare i lettori? Grazie alle esperienze che ho fatto, e che ho riportato nel libro, ho potuto "studiare" una "fauna umana" provinciale, a volte arrogante, a volte di una ingenuità disarmante: uno spaccato della realtà ambientalista e animalista locale, con esperienze e particolarità che speravo potessero interessare i lettori, incuriosirli ed avvicinarli ai temi ambientali a me tanto cari. Lo scopo del libro vuol essere, attraverso la formula aneddotica e l’ironia, quello di informare non tanto di sensibilizzare. La gente ha ormai acquisito una certa sensibilità verso l’ambiente e sotto questo punto di vista siamo tutti un po’ ambientalisti. Il problema non è rappresentato dalla mancanza di sensibilità, il problema è capire cosa vuol dire essere ecologisti. Apparentemente lo siamo tutti. Per fare un esempio attuale, si pensi al film di Leonardo Di Caprio The Beach, voleva fare un film ambientalista, raccontare il ritorno alla natura e la fuga dalle grandi città. Lo ha fatto, ma per farlo ha distrutto l’ecosistema di un’isola che ne avrebbe fatto volentieri a meno ed è stato accusato dalla stato tailandese per reati ambientali. Il prezzo più grande lo ha pagato la natura. Il problema, semmai, è che tale sensibilità viene meno di fronte agli interessi personali, e per capire cosa intendo basta guardare la vignetta che illustra il libro a pagina 47 (apro il libro e vedo un boscaiolo che ha abbattuto un albero per mettere al suo posto una casetta di legno per gli uccelli). Fornire un’informazione ambientale per… … far crescere una coscienza, una vera e propria cultura ambientale. Da noi non è così diffusa una cultura di tal genere e in edicola, a parte Nuova Ecologia ed Airone, non si trova altro che diffonda e si occupi di cultura dell’ambiente. Cuore verde d’Italia? credo sia l’unico libro italiano di narrativa ambientale e animalista. È triste ammetterlo ma in Italia manca una cultura ambientale, è necessaria una profonda opera di acculturazione in tale campo. Bisogna abituare le persone a vedere l’ambiente da un’altra angolazione, non più come elemento da sfruttare ma tenendo conto che, come ci ricorda Lester Brown uno dei fondatore dell’ecologia, tutto è connesso con tutto e che niente di quello che accade in natura ci è estraneo, se togliamo qualcosa alla natura lo togliamo a noi. Quale dovrebbe essere il corretto atteggiamento verso la natura? L’amore verso la natura da solo non basta, va razionalizzato e gestito con prudenza, cautela e rispetto. Voglio farti un esempio: tempo fa, quando erano ancora diffusi gli orfanotrofi, c’era un orfanello che vi fa ritorno dopo diverso tempo passato fuori e la gioia di rivederlo da parte di un amico è talmente tanta che nell’abbracciarlo lo uccide. Questo per dire come anche il troppo amore mal gestito può far del male all’ambiente in cui viviamo. L’attenzione che dobbiamo riservare alla natura non deve neanche esser solo di carattere scientifico, in tal caso il nostro approccio rischia di essere troppo freddo ed esagerato in senso opposto. Bisogna saper osservare la natura per capre di cosa ha bisogno e razionalmente prendere delle decisioni che rappresentino il meglio per l’ambiente. Prendiamo il caso del lago Trasimeno. Ora è ridotto ad una palude che, come ecosistema, è ben più ricco rispetto ad un lago, ma non sarebbe giusto, solo per questo, lasciarlo morire. Il Trasimeno è un lago e va tutelato come tale, perché è così che è nato. Non bisogna abbattere un faggio solo perché è stato colpito da un fulmine. Lo si deve prima osservare da vicino; bisogna guardare con attenzione la ferita che si cicatrizza e la linfa che ricomincia a scorrere, le foglie che riprendono vitalità per capire che non va ucciso. Il vero ambientalista presta attenzione alla natura ed è tenace nella sua difesa, non molla alla prima difficoltà. La soluzione ai problemi ambientali è solo la cultura ambientale delle persone che abitano un dato territorio. Tutti amano vivere nel verde o desiderano avere una villetta immersa nel bosco. Ma invece di rovinare un bosco per costruirvi in mezzo una casa non è forse più logico costruire prima la casa e poi farvi crescere un bosco tutto intorno? Gli esempi potrebbero essere molti altri ma la conclusione è una sola: manca, purtroppo, la cultura e anche una normativa che favorisca il rimboschimento e la programmazione di altre azioni del genere a tutela del nostro territorio. Quante copie hai venduto del libro? 500 copie, che non sono molte e questo sta proprio a dimostrare come manchi anche una letteratura ambientale; sto pensando ad una riedizione ampliata di Cuore verde d’Italia, magari allegata ad una rivista come Nuova Ecologia ed Airone per raggiungere tutte le persone che in qualche modo si interessano all’ambiente. Quale è l’episodio tra quelli raccontati a cui sei più affezionato? Sicuramente Il gatto con le pulci , la triste storia di un micio ucciso dal suo padrone "perché aveva le pulci". Tale "amorevole" padrone è stato identificato da alcune guardie WWF che stavano effettuando un controllo su una battuta di caccia al cinghiale ed avevano sentito lo sparo. Le cronache locali ne fanno un articolo spiritoso titolando con ironia "Scoperto un nuovo insetticida contro le pulci: il piombo". Ha riso meno il padrone che, denunciato dalle guardie per maltrattamento di animali, ha poi patteggiato il pagamento di un’ammenda di due milioni. Gli animali di affezione valgono meno degli oggetti e la loro uccisione viene punita con una sanzione pecuniaria. Solo se si uccide un animale da reddito o si danneggia un oggetto si rischia il carcere. Come si vede gli animali acquistano valore solo quando entra in gioco un interesse economico. Non viene tutelata la dignità degli esseri viventi ma solo il mercato. E quello che ti ha dato maggior soddisfazione? Manatthan sul Trasimeno: per fronteggiare una maxi-operazione edilizia sulle rive del lago in prossimità di Castiglione del Lago (in area sotto vincolo paesaggistico-ambientale) ho dovuto far ricorso non ad argomentazioni ragionevoli, quali impatto paesaggistico e tutela dell’area protetta, ma ricorrere ad un escamotage. Contro la costruzione di un megavillaggio (completo di tutto, dai ristoranti ad ogni genere di negozio) decisi di usare come argomenti non gli ideali di tutela ambientale o animalista, ma il semplice egoismo che tutti possediamo. Evidenziai i gravi danni economici che l’operazione avrebbe portato al territorio: tutti i piccoli negozianti sarebbero andati falliti, i ristoratori locali avrebbero subito una concorrenza spietata e gli agriturismi, le pensioncine familiari e i piccoli locali sarebbero stati schiacciati. I nuovi posti di lavoro sarebbero andati ad extracomunitari sottopagati ma che conoscevano l’inglese, indispensabile con i turisti stranieri. La sala tacque e senza altre discussioni il progetto venne bocciato. Mi sentii un piccolo Davide che aveva vinto contro uno spietato Golia. Quale parte vale la pena di sottolineare? Una parte molto importante è sicuramente l’appendice, che contiene l’elenco di tutte le associazioni ambientaliste ed animaliste italiane, perché la gente dopo aver letto il libro possa rendersi attiva Secondo te, nelle persone c’è la coscienza di vivere nell’ambiente, di farne parte e di dipendere in larga misura dalla natura? Che l’ambiente sia un elemento fondamentale della nostra
vita è una convinzione che sta crescendo in molte persone, ma poi molti
non sanno davvero cosa fare o come fare, come agire da singoli individui.
Per questo sono importanti le associazioni. Molti potrebbero fare di più
a non lo sanno: è per questo che una corretta e continua informazione che
accompagni la loro sensibilità ambientale è fondamentale. Il problema è
che i nostri ambientalisti, tutte persone molto sensibili, non leggono i
giornali locali, non conoscono il territorio in cui vivono e l’amministrazione
cui fanno capo. Gli ambientalisti sono spesso isolati dal loro territorio,
non vivono le vicende locali, magari pensano a salvare le foche monache o
a sposare nobili cause lontane migliaia di chilometri da loro, ma non
conoscono i problemi a loro vicini e così non possono intervenire per
modificare le scelte effettuate dalle amministrazioni locali. Le
associazioni fanno qualcosa, ma il numero degli attivisti è esiguo e
spesso opera fuori dalla propria area di residenza. Ritorna il problema
della cultura, della conoscenza del territorio che ci circonda. È
necessario essere presenti nel territorio e intervenire in prima persona
se necessario. Non basta non fumare, differenziare i rifiuti o convertire
le auto a metano, così si è attivi nel privato, bisogna essere attivi
anche nel collettivo, le nostre azioni non devono nascere solo dalla
lesione di interessi privati. Solo con la diffusione di una cultura
ambientale questo può accadere, e questa sarà la mia battaglia.
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