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Intervento di Gabriele De Veris
L’intervista a Renzo Massarelli, presidente dell’Associazione La
città di tutti, pubblicata sul n. 2
di "risonanze", ha sollecitato riflessioni e interventi:
iniziamo da questa indagine.
Perugia cambia velocemente. In pochi anni anche la fisionomia del centro
storico è mutata
ripetutamente: il mercato coperto si è spopolato, piazza Danti è stata
occupata e liberata da
fioriere e dadi di pietra, e penso sia successo a tutti di trovarsi
davanti un nuovo negozio dove
fino alla settimana precedente ne esisteva un altro.
Sono emersi vari problemi: abitazioni spopolate e sovrappopolate (il
consolidato sfruttamento
di studenti e ospiti stranieri), rumore e locali notturni, traffico,
sicurezza (chiamiamola anche
incolumità: entrare e uscire da casa senza rischiare uno scippo, un’aggressione,
una rapina).
Questa evoluzione è stata guidata o è stata abbandonata al caso? Ogni
amministrazione dovrebbe
tener conto non solo dei sondaggi di gradimento o delle classifiche del
Sole 24 Ore, ma
soprattutto dei dati, delle informazioni per poter capire che tipo di
città, e quindi di qualità della
vita, sta governando, e soprattutto quale politica urbana si sta
delineando in maniera consapevole
o del tutto casuale. Qual è la mappa del centro storico? Cosa si trova
oggi a Perugia, girando per
corso Vannucci e dintorni? Abbiamo provato a fare una prima serie di
ricognizioni (via Baglioni,
corso Vannucci e piazza della Repubblica, piazza Italia, via Bonazzi,
piazza Danti, piazza IV
novembre). Ecco i risultati:
2 cinema - 5 alberghi - 7 banche - 114 negozi (tra cui 3 librerie, 2
negozi di musica, 5 profumerie,
43 negozi di abbigliamento) - 26 bar- ristoranti
Per avere un quadro completo dovremmo allargare l’indagine (via dei
Priori, via Danzetta, piazza
Matteotti, via Volte della Pace, via Maestà delle Volte, via Oberdan), e
poi cercare di capire
quanti e quali sono i residenti di queste vie (giovani, anziani, singoli,
famiglie). Possiamo chiederci
se la "mappa" che si presenta ai nostri
occhi è adeguata a promuovere una buona vivibilità o se
invece rivela uno squilibrio, e quindi un probabile disagio. Nascono
conflitti e spesso le cause si
perdono dietro agli effetti (penso ai fiumi di inchiostro versati sui
locali notturni e il rumore).
Provo a fare alcune considerazioni. Se ad esempio il centro non offre
spazi per incontri, e si
riempie di pub e negozi di abbigliamento, possiamo incoraggiare i consumi
e magari l’alcolismo,
piuttosto che considerare i bisogni dei residenti ultrasettantenni o la
partecipazione creativa
giovanile (e non).
Gli anziani, soprattutto quelli che vivono soli o che non sono in perfette
condizioni di salute, si
trovano davanti il problema di fare la spesa, pagare le bollette,
riscuotere la pensione, in un
territorio che non facilita la vita: aumentano le distanze, i tempi, la
fatica e anche i rischi; così
preferiranno andarsene, se possono farlo, o chiudersi in casa. I giovani,
se privi di auto (ma chi
ha l’auto deve lottare col parcheggio, la Sipa, la Ztl...) potranno
passare le serate a bere, o
cercheranno, se possono, di spostarsi dal centro ad altri luoghi. Un primo
effetto di queste
condizioni è la (s)vendita delle case, lo smembramento del tessuto
sociale e dei legami di
conoscenza e reciproco aiuto; l’acquisto e il riuso per appartamenti
destinati a studenti, con
grossi margini di guadagno: un esempio di speculazione. E intanto aumenta
la solitudine di giovani
e anziani, con tutti i problemi che conosciamo e che né le 7 banche né i
43 negozi di abbigliamento
potranno risolvere.
Considerazione finale: pensare che costruire centri commerciali, cinema
multisala, megadiscoteche,
minimetrò sia la panacea di tutti i mali significa immaginare che
tutti cittadini siano in grado di
usufruire di queste scelte, e che non ci siano effetti negativi. Possiamo
agire con più razionalità e
responsabilità? Credo di sì: con due università e una popolazione che
invecchia dovremmo far
tesoro degli errori di altre città per costruire, con il contributo di
tutti, una città a misura di tutti.
(Grazie a Marta e Elisabetta Piergiovanni
per la collaborazione)
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