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Diario da Porto Alegre
Il piccolo aeroporto di Porto Alegre, la capitale del Rio Grande do Sul,
appare accogliente ai tanti viaggiatori che arrivano dallo scalo
internazionale. Facce anonime e tanti cartellini con i nomi scritti a
pennarello aspettano altre facce anonime che arrivano da chissà dove. Mi
aggiro disperata alla ricerca del mio nome tra le scritture infantili,
niente. Scorgo un simbolo familiare, una bandiera verde, uno scialletto
sulle spalle: è Via Campesina. Sono salva! Non ho il tempo di rendermene
conto, giro intorno alla persona che lo porta, alzo gli occhi per
guardarlo e scopro il volto del primo simpaticissimo brasiliano di quest´avventura.
Ha un nome strano, lo ammette lui stesso del resto: qualcosa come "pincel",
o l´equivalente brasiliano di questa parola che in spagnolo vuol dire
"pennello". E giù grandi pennellate su una parete inesistente
per farmelo capire. Gli spiego chi sono, che faccio parte della
delegazione italiana di Via Campesina e che se non mi portano loro a
destinazione (che non ho la più pallida idea di dove sia) mi può venire
un attacco di panico. Controlla le carte. Ci sono, insieme a Gianni,
Marilena e Riccardo, i miei compagni del Foro Contadino - Altragricoltura.
Sono davvero salva. Nel frattempo conosco tutto il gruppo, tra cui c´è
anche una brasiliana sulla settantina tutta vispa che chiacchiera in
inglese, spagnolo e brasiliano con questo e quell’altro. Il benvenuto
vero me lo dà Pincel offrendomi un giro del suo Mate, la caratteristica
zucca che si usa in tutto il sud America per bere il chimarão o erba
mate, l´infuso a caldo o a freddo che allieta tutti i momenti di questi
popoli con il suo rituale di solidarietà e condivisione.
E´ così che ho conosciuto i volontari del Movimento dei contadini
brasiliani Sem Terra. Un´organizzazione perfetta, negli orari, nell’efficienza,
nei mezzi a disposizione, nella cortesia.
Solo per le attività di tutto il gruppo di Via Campesina, 300 delegati
provenienti da 40 paesi di otto diverse aree continentali, sono stati
impegnati per giorni e giorni prima e dopo la settimana del forum, circa
500 volontari del Mst (Movimento dei senza terra, i Sem Terra).
E´ anche grazie alla forza radicata tra la popolazione e alla lotta
centenaria dei Sem Terra che il Sud America ha dato vita ad un evento
unico ed originale tre anni fa: il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre,
capitale del Rio Grande do Sul, che attua il Bilancio Partecipativo, per
un´altra democrazia possibile.
Seguire un evento come un forum sociale (di qualsiasi tipo, continentale o
mondiale piuttosto che tematico), inevitabilmente organizzato per filoni
di interesse, è sempre e comunque un´esperienza parziale. Negli ultimi
anni poi i forum sociali sono diventati una fucina di idee, un magma
ribollente dal quale esce sempre fuori qualche novità all’ultimo
momento. Diventa fisicamente impossibile non solo partecipare alle
centinaia di seminari, sessioni e laboratori organizzati dalle centinaia
di enti, associazioni, o.n.g. e organismi vari su ognuno dei vari filoni
tematici contemplati, ma addirittura pensare di poter conoscere tutto
quello che succede in e attorno al forum.
A Porto Alegre quest’anno gli argomenti principali dei dibattiti erano
cinque (Sviluppo democratico e sostenibile, Principi e valori, diritti
umani, diversità e uguaglianza, Media, cultura e controegemonia, Potere
politico, società civile e democrazia, Ordine mondiale democratico,
antimilitarizzazione e promozione della pace).
Andando in giro per la Puc, la Pontificia Università Cattolica, sede
storica del forum, tra le bancarelle con i gingilli, la musica, i prodotti
artigianali e i libri, ci si poteva rendere conto di quante migliaia di
persone erano presenti, tantissime. Eppure, gli affezionati del forum
avevano l´impressione che quest’anno ci fossero meno persone. Ogni
giorno però anche le altre sedi del forum come il Gigantiño, un
palazzetto dello sport dove si tenevano i grandi incontri, erano sempre
stracolmi. Per non parlare dell’accampamento: 20 mila giovani accampati
in un parco in riva alla laguna che hanno organizzato un forum parallelo a
quello ufficiale con balli e canti e tanto di gruppi di lavoro e
manifestazioni interne. Il tutto tra le tende, le amache e i falò.
In tutto si sono contate 100.000 presenze: 20.000 delegati, 4.000
giornalisti e tutto il resto partecipanti.
Le anime del forum sociale mondiale, i delegati dei movimenti sociali di
tutto il mondo, hanno sottolineato la forza che hanno sentito in quest’ultima
edizione: il forum sociale non deve essere "just talk talk talk
", come diceva la rappresentante delle donne indiane al Consiglio
internazionale durante un´intervista. Adesso il forum è maturo
abbastanza per passare dalle analisi delle condizioni ambientali, sociali,
economiche e politiche nelle quali il nostro pianeta si trova, alle
azioni, alla mobilitazione a livello globale. Così come hanno saputo fare
il 15 febbraio i movimenti sociali di tutto il mondo contro la guerra
preventiva dell’America in Iraq. L´imperialismo, il neoliberalismo, l’Omc
(Organizzazione mondiale per il commercio) e tutti gli altri regimi
commerciali che assoggettano intere regioni del Sud mondo al dominio dei
paesi del Nord sono stati gli obiettivi delle manifestazioni e degli
slogan.
Ovviamente il forum di Porto Alegre è dominato dalla tematiche care ai
sudamericani: prima fra tutti, la mobilitazione contro gli accordi
commerciali con gli Stati uniti, come l´Alca, Accordi di Libero Scambio
tra le Americhe, e poi anche la questione del genere, a cui loro sono
molto più sensibili di noi europei e la questione contadina, da noi ormai
dimenticata.
Anche per questo motivo, perché il forum sociale mondiale non può essere
il luogo del continente sudamericano, che non ha un suo forum regionale,
si è discusso di spostarne la sede di anno in anno.
Al consiglio internazionale erano state apportate diverse proposte, tra
cui quella di organizzare il forum mondiale ogni due anni, in maniera tale
da rallentare il ritmo e dare il giusto tempo di maturazione alle diverse
dinamiche regionali, anche grazie ai forum continentali.
La proposta è stata bocciata, ma è rimasta l´idea di cambiare la sede
della prossima edizione che si terrà in India. Anche qui i problemi
purtroppo non mancano. La denuncia arriva dagli stessi indiani che
partecipano al forum: "nel nostro paese ci sono due soggetti -
afferma un delegato di un´organizzazione indiana aderente a Via Campesina
- che stanno cercando di entrare nelle dinamiche del forum per
condizionarlo: i partiti politici e le multinazionali."
Per evitare il pericolo di essere travolti da condizionamenti esterni, i
movimenti sociali di tutto il mondo, e Via Campesina in testa, hanno già
deciso che, in caso di interferenza nelle dinamiche dell’organizzazione,
sarà organizzato un forum sociale parallelo che discuterà delle sue
tematiche e denuncerà le interferenze.
Altro problema rilevante in questa edizione è stato quello dell’autoreferenzialità
e della quasi antidemocraticità del Consiglio Internazionale del Forum.
C´è una lontananza molto evidente tra le dinamiche decisionali e
partecipative, aperte e democratiche, dei movimenti sociali, che si stanno
organizzando in tutto il mondo in una rete sempre più estesa ed
organizzata, e del Consiglio internazionale, al quale possono partecipare
solo pochissime persone selezionale e con il passi di riconoscimento.
Tutto ciò contrasta con i principi che fin dalla prima edizione hanno
ispirato il forum, ed è per questo che i movimenti sociali riuniti in
assemblea hanno sottolineato la necessità di un processo di riforma dei
meccanismi in seno al Consiglio Internazionale.
I movimenti sociali. Durante la loro conferenza stampa finale ai
giornalisti scettici che chiedevano in base a cosa un´organizzazione si
potesse considerare un " movimento sociale", i relatori hanno
risposto che il processo di crescita che i movimenti sociali avevano ormai
da diversi anni intrapreso e che si era fortificato grazie al forum stava
dando delle risposte a questo interrogativo. Una risposta ancora non
c´è. Forse l´unica è che i movimenti sociali sono quelli che stanno
nella rete dei movimenti sociali e che costituiscono una voce unica e
forte che mette in rete le piccole volontà dei contadini, dei lavoratori
delle città, delle donne, dei migranti, delle piccole comunità indigene,
di tutti quei soggetti insomma che hanno qualcosa di forte da difendere
contro l´unificazione della cultura, della politica e dell’economia.
A Porto Alegre sono stati definiti gli appuntamenti per quest’anno in
corso, le prossime mobilitazioni:
· Ginevra a fine marzo, per i
negoziati preparatori al vertice dell´Omc di Cancun in Messico che si
terrà a settembre. I movimenti sociali hanno in programma di organizzare
una mobilitazione per "deragliare", come scrivono in inglese e
spagnolo, l´Organizzazione Mondiale del Commercio, perché il cibo e
l´agricoltura sono la fonte di vita delle popolazioni di tutto il mondo e
non si possono considerare come delle merci o come altre attività
produttive. I movimenti sociali saranno lì per chiedere che l´Omc resti
fuori dall’agricoltura; per la sovranità alimentare, affinché ogni
popolo abbia il diritto di coltivare il cibo di cui si nutre, e non come
accade in Argentina, una delle terre più produttive del sud America,
costretta ad importare le materie di prima necessità per l´alimentazione
perché le terre migliori sono tutte vendute alle multinazionali che
esportano nei paesi del Nord del mondo.
· Il prossimo G8 di Evian in
Francia a giugno, e poi il II Forum sociale europeo ancora in Francia e
infine appuntamento all’anno prossimo per il IV Forum Sociale Mondiale
in India.
Il brasiliani, e con loro tanti sudamericani, sembrano davvero pieni di
speranza nel loro futuro, nel futuro della nazione e del loro continente.
Durante i giorni del forum non era difficile assistere alle più disparate
piccole, ma anche imponenti, manifestazioni di affetto e consenso intorno
a Lula, il presidente del popolo, quello che per primo è riuscito a fare
qualcosa di concreto nei confronti degli abitanti delle favelas, ad
esempio.
Chiacchierando con i brasiliani che ho conosciuto, ho potuto ascoltare
pareri discordanti riguardo alle potenzialità che vengono associate al
governo Lula.
C´è chi mette nelle sue mani tutto il suo cuore e gli si affida
ciecamente perché sente la speranza del cambiamento in quell’uomo.
C´è chi invece si rende conto che il Presidente che viene dal
sindacalismo metalmeccanico è finalmente riuscito a vincere dopo anni e
anni di tentativi perché sono stati accettati dei compromessi.
Compromessi con la borghesia economica e culturale del paese, che senza
dubbio, non ha gli stessi interessi dei contadini Sem Terra o degli operai
della Cut. Compromessi con i quali Lula dovrà fare i conti e in base ai
quali dovrà regolare il taglio e l´indirizzo delle misure politiche ed
economiche che attuerà.
"E´ la prima volta che raccogliamo un risultato del genere - mi
racconta un cantautore del nord del Brasile che fa parte del gruppo dei
musicisti di Via Campesina - non possiamo pretendere di avere tutto e
subito. Questo è il primo passo verso una politica che guarda alle
necessità delle fasce più deboli del nostro paese, e in questo speriamo
per i prossimi anni."
Elisa Virgillito
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