SOMMARIO 

       Ribelle Rebetico                      


Intervista a Thanassis Papathanassiou

Grande successo di pubblico per il concerto di Rebetico di Agathonas Iakovidis, lo scorso
17 aprile, nell’Aula Magna dell’Università per Stranieri, organizzato dall’Associazione
culturale Umbria-Grecia ‘Alarico Silvestri’, in collaborazione con la cattedra di Neogreco
dell’Università di Trieste e con il Centro Sociale dell’Università per Stranieri.
L’introduzione storica è stata di Iorgos Mitrakis, giornalista e critico specializzato e di
Thanassis
Papathanassiou, che hanno presentato i numerosi brani del vario repertorio.
Ne parliamo con
Thanassis Papathanassiou
, che risiede a Trieste dove è conduttore del
programma "Sentiero Ellenico in Europa" (trasmissione di Radio Fragola, un'emittente locale
triestina collegata a Radio Popolare).

Papathanassiou

Ricordo ancora l’impressione che mi faceva da piccolo la trasmissione di certe canzoni popolari
sulla radio pubblica greca. Il loro fascino proveniva da un miscuglio di ritmi e melodie che
oscillavano dall’orientale all’occidentale, dalla violenza del sentimento represso dell’ingiustizia alla
gentilezza della melodia che si inchina con la sua grazia e la sua dolcezza all’amore…
Era il mio primo approccio col rebètico, una delle forme più autentiche di musica popolare in
Europa.

Il rebètico è una forma di musica folclorica?

A differenze delle forme di musica popolare delle varie regioni greche, quando si parla di rebètico
si intendono le canzoni popolari del folclore cittadino greco, cioè la canzone popolare delle città e
dei grandi agglomerati urbani dei due ultimi secoli. L’evoluzione della tecnica e delle possibilità
di registrazione limitano i documenti sonori del rebètico in pratica dal 1900 al 1955, anno a cui si
fa risalire il suo atto di morte, almeno per quel che riguarda la sua parte creativa. Come il fado,
come il blues e come il tango, anche il rebètico è una musica che nasce dai bassifondi.
E' il canto appassionato e malinconico o arrabbiato e ironico degli emarginati, delle prostitute, dei
piccoli criminali, di sregolati che finiscono per avere il fascino della protesta anticonformista
(il termine viene da "rebet", che in turco significa ribelle). E' una musica da porto, che si cantava
originariamente nelle taverne e nelle fumerie di Istanbul e di Smirne, accompagnata principalmente
dal suono di due strumenti a corde, il bouzouki e il baglamas (simile al primo, ma molto più
piccolo). Quanto al contenuto dei testi, esso copre tutto lo spettro delle attività umane e della vita
sociale: l’amore, la povertà, la disperazione, la morte, l’esilio, il lavoro, la gioia di vivere e distare
 in compagnia sono registrate in modo straordinario. Ricco di influenze orientali, il genere
comincia a raffinarsi, sempre in Asia Minore, quando approda nei Caffè Aman, i locali dove le
canzoni rebètica cominciano ad essere ascoltate anche dalla raffinata borghesia greca.
Nei primi decenni del 20° secolo, la zona di maggiore produzione di rebètico è l’Asia Minore, e in
particolare Costantinopoli e Smirne. La maggior parte degli autori e cantanti di rebètico conosciuti,
nei primi tre decenni del Novecento, sono di Smirne: è per questo che le loro canzoni si chiamano "
Smirneica". Molte di esse hanno mutuato melodie e versi dalla tradizione orale dei secoli precedenti.
Il carattere multiculturale di Smirne obbligava i musicisti a sviluppare una varietà di repertorio, ma
anche un virtuosismo da professionisti, in modo da soddisfare l’insieme del loro multietnico uditorio
. A questa contaminazione di melodie, ritmi e strumenti musicali dobbiamo anche la ricchezza e la
varietà di rebètico. D’altra parte la tradizione musicale nata sul Bosforo può vantare fin dall’inizio
una grande ricchezza di suggestioni ed influenze di suoni che evocano la molteplicità delle culture
del Mediterraneo.

Come giunge questa musica ad Atene e nelle altre aree metropolitane?

Il 1922 rappresenta un anno di svolta nella storia e nella diffusione del rebètico: è l'anno della
cosiddetta "catastrofe dell'Asia Minore", la guerra greco-turca che porta alla fuga di migliaia di
Greci dalle città dell'impero ottomano in cui erano vissuti per generazioni. A questo punto i
profughi rimasti senza casa e spesso senza averi, arrivati ad Atene, Pireo e Salonicco, finiscono
spesso per condividere con i rebètes la stessa bassa appartenenza sociale, e con essa ansie,
passioni e valori comuni. L’incorporazione di un milione di profughi non è cosa facile, per uno stato
che non ha ancora completato la propria formazione. Pronunciamenti militari, rivolgimenti istituzionali,
 incertezza economica e sociale, insieme alla insufficienza di cultura democratica, sono gli elementi
che costituiscono lo scenario.
L'incontro fra i musicisti di Smirne e quelli del Pireo segna il periodo d'oro di questo fenomeno
non solo musicale che più tardi verrà chiamato Rebètico. Molti profughi aprono caffè Aman in
Grecia, dove chiamano a cantare musicisti specializzati nel genere. E' così che questa musica
struggente e passionale comincia a diffondersi e a diventare sempre di più una musica nazionale
greca, come avviene soprattutto a partire dagli anni Quaranta. Nel decennio fra il 1930 e il 1940
vengono scritte e incise le più importanti canzoni del genere rebètico: è il periodo classico, di cui
sono protagonisti – fra gli altri – Markos Vamvakaris e Vassilis Tsitsanis, A. Deliàs, G. Tsaùs,
St. Keromitis.

E che cos’è oggi il rebètico?

Negli anni Quaranta Vassilis Tsitsanis, cercò di liberare il rebetico dalla sua aurea di musica degli
emarginati e dei ceti bassi, per farla così diventare una vera e propria musica popolare.
Ma questo nuovo inizio segnò anche il declino del rebetico, avvenuto con la sua
commercializzazione (soprattutto negli anni Sessanta) e la sua esecuzione con strumenti elettrici,
più adatti a farla ascoltare non più nelle taverne del Pireo, ma in grandi sale da ballo. Ripercorrere
le vie d’espressione che determinati gruppi di persone, di emarginati, hanno scelto per esternare
le loro angosce, personali o sociali, e i propri sentimenti non vuol dire solo seguire passivamente
come spettatori, con la sicurezza che ci dà la distanza temporale, il loro percorso e il loro sviluppo
musicale e discografico. Le domande che i rebètes si ponevano, come tutte le situazioni in cui il
sentimento muove i meccanismi espressivi, rimangono attuali.