Sonidumbra

Intervista a Goffredo Degli Esposti

DOPO UN LORO TRASCINANTE CONCERTO A MONTEMALBE, ABBIAMO VOLUTO INCONTRARE IL GRUPPO MUSICALE SONIDUMBRA, L’UNICO CHE OGGI RIPROPONGA CON INTELLIGENZA E GUSTO LA MUSICA DI TRADIZIONE ORALE DELL’UMBRIA. CE NE PARLA GOFFREDO DEGLI ESPOSTI, MUSICISTA GIÀ NOTO PER IL LAVORO SULLA MUSICA ANTICA NEL GRUPPO MICROLOGUS. ATTUALMENTE DEGLI ESPOSTI TIENE UN CORSO SUGLI STRUMENTI ANTICHI AL CONSERVATORIO "BRICCIALDI" DI TERNI, DIRETTO DA PIER G. ARCANGELI. DEL GRUPPO SONIDUMBRA FANNO PARTE LA CANTANTE BARBARA BUCCI, IL FISARMONICISTA MARCO BACCARELLI, IL VIOLINISTA GABRIELE RUSSO, IL CANTANTE MASSIMO LIBERATORI E IL LIUTAIO E CONTRABBASSISTA FRANZ ALBERT MAYER. DEGLI ESPOSTI COMINCIA SUBITO DAI "LAVORI IN CORSO".

Domattina (sabato 8 febbraio 2003), al convegno con la presenza di Sergio Cofferati, saremo presenti con una testimonianza musicale, un canto popolare umbro che riguarda le lotte di fabbrica alle Acciaierie di Terni contro i licenziamenti, nel quale è citata anche la Cgil per l’importanza storica che ha avuto. Questo canto fa parte della nostra ricerca sui canti storici sulle trasformazioni della società umbra da società agricola all’urbanizzazione e quindi al lavoro in fabbrica; nel nostro repertorio c’è anche un altro canto, sulle operaie dello Jutificio Centurini di Terni. Questa è la nostra attività: riscoprire la storia dell’Umbria tramite la musica, e quindi le tradizioni popolari, come il carnevale, e le feste sacre con i vari appuntamenti come la Pasquetta, i canti della piccola Pasqua, cioè della Befana, Noi non abbiamo canti del Natale, ma il momento più importante era l’Epifania, specie nella società contadina: la Befana portava i regali, più che Gesù Bambino; i regali veri erano per l’Epifania, che corrispondeva anche molto al cambio nel ciclo dell’anno, quasi alla fine dell’inverno quando si bruciavano le ultime cose, e continuava subito dopo con il carnevale per aspettare la primavera e il rinnovamento della vita.

C’è un’area particolare dell’Umbria su cui lavorate?

Ci siamo interessati soprattutto allo Spoletino e al Ternano, soprattutto perché i nostri cantanti vengono da quella zona lì: Barbara Bucci è di Spoleto; questo comprende anche la Valnerina, proseguendo su fino a Norcia; poi in generale abbiamo altri canti, fino a spingerci verso Città della Pieve, verso la Toscana, oppure nell’Eugubino, quindi verso le Marche, e poi abbiamo anche la zona di Città di Castello; perché l’Umbria è una regione di confine, che non si separa nettamente dalle regioni vicine. Quindi abbiamo cose toscaneggianti, cose che addirittura, nel nord dell’Umbria, sono quasi romagnoli. Magari Perugia è un’entità circoscritta, con una propria identità, una lingua, e i propri canti. Ma Barbara canta soprattutto canti dello Spoletino, che anche la lingua che riesce a cantare naturalmente, perché il dialetto è anche una musicalità. Per raccogliere i canti, a parte la conoscenza di vecchi cantori e suonatori, ci sono poi i documenti registrati, sia registrazioni storiche di privati, oppure documentati preso l’Università. Abbiamo fatto riferimento a Arcangeli e Palombini come etnomusicologi per questa zona, mentre su Terni c’è Paparelli.

Come è nato il gruppo?

Il gruppo è abbastanza recente: siamo al terzo-quarto anno di attività; all’inizio eravamo cinque persone, poi siamo diventati sei, adesso oscilliamo tra cinque e sei. La voce femminile è Barbara Bucci, di Spoleto, che è musicista ma ha anche diversi interessi, attualmente è insegnante elementare a Terni: la sua nonna cantava, e quindi ha anche una tradizione familiare. Poi c’è il marito di Barbara, Marco Baccarelli, che suona l’organetto e la fisarmonica, anche lui musicista, diplomato in fisarmonica, che ha riscoperto l’organetto perché era lo strumento popolare in Umbria, prima della fisarmonica: suona con la Banda della città di Terni, che è una banda molto importante, ha suonato musica classica, e ha suonato musica tradizionale. Poi ci siamo io e Gabriele Russo, due musicisti che proveniamo invece dalla musica antica, dall’ensemble Micrologus, gruppo storico che sta per compiere venti anni, lavoriamo in tutto il mondo e abbiamo collegamenti in tutto il mondo anche per la musica tradizionale: abbiamo cominciato prima dall’Italia, e poi l’Europa, il Mediterraneo, e via via tutto il mondo, e in questi viaggi abbiamo raccolto molto delle musiche popolari, incontrato musicisti, esser stati presenti a feste tradizionali sia sacre che profane, in particolare nelle isole italiane e del Mediterraneo: e quindi abbiamo mischiato le conoscenze sul repertorio medievale europeo alla raccolta della tradizione vivente orale, come gli strumenti, in particolare tutte le cornamuse e i flauti, che è una tradizione ben viva ed anzi assistiamo ad una rinascita ed una esplosione; di questo ne siamo solo felici; io vengo dagli strumenti a fiato, Gabriele dagli strumenti ad arco, come i violini popolari che ha trasferito poi anche in Sonidumbra, ed anche il mandolino popolare, che in Umbria era presente nell’area ternana, anzi in due paesini della Valnerina ternana c’era proprio una scuola di mandolino di cui ci sono registrazioni e decine di pezzi per mandolino con accompagnamento di chitarra: un suono particolare di questi due strumenti a plettro. Nel gruppo iniziale si è subito inserito un cantante, Massimo Liberatori, un cantante di origine romana che vive a Spello da molti anni, e quindi ha assorbito la cultura dell’olivo, molto forte nella comunità del Subasio, coltiva olivi, fa un altro lavoro ma ha queste due grandi passioni, l’ulivo e la musica, è anche cantautore, scrive e compone canzoni, ha fatto un paio di dischi: è diventato la voce maschile del gruppo, anche se non sempre è presente. L’ultimo acquisto è un tedesco, Franz Albert Mayer, è un liutaio, un costruttore di violini che viene dalla Baviera, ma si è stabilito in paesino vicino a Marsciano ed è un contrabbassista: si è inserito nel gruppo con il contrabbasso, uno strumento che è un po’ legato alla tradizione perché nella musica popolare italiana, ed anche umbra, c’è stato un periodo in cui si suonava il basso a due corde o tre, il bassetto, suonava solo due note fondamentali, era proprio per ignoranti, bastava saper toccare col dito e dava i colpi bassi dei due accordi su cui si svolge tutta la musica popolare, che si può suonare con l’organetto a due bassi e così era il contrabbasso a due corde; quindi l’inserimento di Franz è stato importantissimo, perché come gruppo siamo partiti dalla tradizione "pulita", ed adesso cominciamo a metterci del nostro, e quindi il contrabbasso è diventato uno strumento molto utile.

Quindi state trasformando la musica tradizionale in qualcos’altro?

Certo. Del resto, la musica popolare non si può neppure riproporre più come una volta, intanto perché era legata quasi soltanto alla voce, quindi era uno o due cantanti o un gruppo di cantanti che mescolavano le voci femminili e maschili, e poi se avevano fortuna c’era un organetto; invece noi come gruppo ci presentiamo come voci e strumenti messi insieme, addirittura io suono le zampogne, questa ciaramella, piffero o oboe popolare, che in Umbria non ci sono mai state; però appena fuori dell’Umbria c’è Rieti, dove c’è la testimonianza della zampogna. Ed io ho introdotto la zampogna nella musica umbra; piuttosto che zampogna "ufficiale" abruzzese, preferisco usare la zampogna reatina, che funziona bene con le voci e l’organetto. E’ vero comunque che l’area storica delle zampogne italiane è tutta nel Regno di Napoli, e poi c’è il basso Lazio, Frosinone, e la Sicilia, ma non la Sardegna dove ci sono launeddas, che sono un’altra tradizione; l’Umbria fa da spartiacque, e poi si ricomincia sull’Appennino tosco-romagnolo con la piva, che già una cornamusa europea, come quella celtica, scozzese, che si suona davanti con i bordoni sulle spalle. Io suono anche le cornamuse, comunque ho preferito connotare la musica umbra con questo suono centro-meridionale.

Come nasce il nome "Sonidumbra"?

È un neologismo, una parola creata da me, mi diverto a creare parole: questa viene da soni, che è quasi dialettale: si dice "ma che so’ ‘sti soni?", tra l’apprezzato e il dispregiativo; e d’umbra perché c’è dentro la parola Umbria, però lascia immaginare anche un po’ il mistero, l’ombra… Poi è un po’ difficile, qualcuno si sbaglia a dirlo, quindi attira attenzione.

C’è solo il vostro gruppo che fa musica tradizionale in Umbria?

Noi all’inizio suonavamo per divertimento questa musica, così come fanno tante altre persone in Umbria: in ogni paesino ci sono cantori e suonatori di fisarmonica, che però conoscono solo il repertorio del proprio paese, tre, quattro, cinque canti o balli tradizionali del posto. Noi abbiamo pensato: "Perché non raccogliamo tutto e vediamo cosa ne esce fuori?". Quindi siamo l’unico gruppo che fa la raccolta di tutto il repertorio umbro. E così abbiamo già creato due concerti, due spettacoli diversi, e ce n’è tanto di più interessanti e riproponibili. Tutti gli altri gruppi sono quasi a livello familiare, e si ritrovano a suonare per la Pasquetta o Pasquarella, ed il Cantamaggio; oppure per la Passione il venerdi santo, come a Spello, ma sono pochi, perché c’è già il repertorio sacro: i gruppi sono più animati dal repertorio profano, il ballo e la questua. Noi abbiamo incontrato una trentina di gruppi, abbiamo raccolto e selezionato il repertorio, che è in continua trasformazione ed anzi in disfacimento, e abbiamo anche riportato alla luce canti che non si facevano più o perché i cantori erano troppo vecchi o perché quella festa non si fa più, oppure questo ballo nessuno lo sa più ballare e allora questa musica non si fa più, e si fa la mazurca. E’ questa la musica popolare di oggi, forse. Ma noi abbaiamo voluto fare un gruppo che rivaluti questo repertorio, e così abbiamo scoperto che l’Umbria è molto differenziata, da zona a zona. Io ricordo alcuni gruppi storici dell’Umbria, che hanno fatto dei dischi negli anni Settanta-Ottanta: a Perugia, nella frazione di Pretola, c’era la Brigata pretolana, che ha fatto concerti in tutta Europa, e partivano addirittura con la famosa damigiana di vino buono del paese, e bevevano prima, durante e dopo il concerto, erano capaci di scolarsi litri e litri di vino. C’era un gruppo a Spoleto, che si chiamava l’Altra Spoleto, due di loro sono ancora attivi e li abbiamo incontrati, ci hanno dato una parte del loro repertorio; e poi c’era il gruppo Quelli di Nocera, che io conoscevo perché alcuni abitavano a Foligno e io sono di Cannara. E allora io ascoltavo i loro pezzi e, cosa strana, qualche anno dopo, forse nell’86, organizzai a Cannara durante la Festa della Cipolla una serie di serate (grazie all’assessore alla cultura di allora, sensibile a queste cose) con questi gruppi in giro per il paese. Ora questi gruppi sono scomparsi; ci sono invece uno o due gruppi di ballo, a Castiglion del Lago, che fanno ballo di tipo folclorico, cioè uno stile un po’ edulcorato e un po’ naïf, con costumi inventati o ripresi da altre parti. Comunque ci sono molti giovani che partecipano.