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Il Gruppo
del Segalavecchia di Montelaguardia
Intervista a Nello
Peducci e Primo Pampanelli
NON HANNO MAI SMESSO DI
RIPETERE L’ANTICHISSIMA USANZA DI "SEGARE LA VECCHIA" TUTTI
GLI ANNI, TRA
IL CARNEVALE E LA MEZZA QUARESIMA, DI CASA IN CASA, TRA MONTELAGUARDIA, LA
RESINA, IL PICCIONE: E
SANNO RICONOSCERE NEL SEGALAVECCHIA LA PRECISIONE DEI GESTI DEI
MESTIERI. CIÒ CHE A NOI PUÒ
APPARIRE COME SIMBOLICO O ARCAICO, È INVECE LA RIPRODUZIONE ESATTA DELLA
REALTÀ STRAVOLTA
COMICAMENTE DALLO STRALOCCO. LA VECCHIA, LA QUERCIA-DONNA CHE MUORE
E RISORGE, È IL
PERSONAGGIO SILENZIOSO INTORNO A CUI SI MUOVE LA VICENDA E RUOTANO I
PERSONAGGI, TUTTI MASCHILI.
MA ATTENTI, ANCHE LA VECCHIA È UN UOMO TRAVESTITO DA DONNA.
Nello Peducci:
Il Segalavecchia è nata dal fatto che una volta i padroni vendevano le
piante, giù per i campi; arrivavano i
segantini, che andavano da un posto all’altro, dove c’erano le piante
da vendere le buttavano giù, facevano le traverse; e
c’erano i contadini, tra cui c’erano un ometto e la donna che si
chiamava Cattarina, una girandolona che andava sempre in
giro; e lui diceva: "Sta a casa che sennò una volta o l’altra
tu nn’arvenghi"; lei andava a cercare sulle querce tutte
quelle
rame secche, per la legna; e i segantini hanno buttato giù una pianta, la
sera, quasi a buio, chissà, quella era in giro, e gli è
cascata la pianta addosso.
Primo Pampanelli:
Allora le querce le buttavano giù con l’accetta, uno per parte, ta-tàn
ta-tàn, e sapevano che erano da
soli, mica guardavano se c’era qualcuno.
Nello Peducci:
Loro non si sono accorti di niente: alla mattina, il marito della
Cattarina gli dice: "Ma non avrete visto la
mi’ moglie qui intorno?". "E no, noi non abbiamo visto
nessuno, di qui non c’è venuta". Allora i segantini attaccano a sdramè
la cerqua (a togliere i rami piccoli), e quando hanno finito trovano
questa sotto: "E che abbiamo fatto? abbiamo ammazzato
una vecchia". "Eh, non era una cerqua, era una
vecchia". "Adesso quell’uomo torna giù a cercarla". E
detto fatto, il vecchio
ricompare: "Eh, purtroppo, è successa una disgrazia, vedete, è
sotto la quercia". Da lì nasce che devono andare a chiamare
i carabinieri, arrivano i carabinieri, dicono: "Si purtroppo questa
è morta". Mandano a chiamare il dottore che deve fare il foglio
di decesso; il dottore arriva su un calessino tirato da un somaro. Poi
tocca chiamare il prete, perché ci vogliono le funzioni
dell’olio santo; e arriva il prete. Ci sono tutti questi, nel
Segalavecchia, poi noi ci abbiamo messo in più il diavolo.
Primo Pampanelli:
Io avevo otto o nove anni quando ci sono andato la prima volta, allora non
c’era la televisione, c’era
Guglielmo di Bagagli che sonava la fisarmonica, Anselmo e Marino di
Lombardi, Anselmo faceva il carabiniere, Marino faceva
il maresciallo, Gaetano del Picciolo faceva il segantino… io
facevo l’assassino. Poi hop fatto sempre il segantino.
Nello Peducci:
Da freghi, io avevo dieci anni quando andavo a fare il
Segalavecchia. I contadini d’inverno non ciavevano
niente da fare e hanno ricomposto questa storia, e poi l’hanno ampliata,
come quando fanno un film, e cianno messo
l’assassino. E la facevano di questa stagione, fino a mezza quaresima, e
di fatti le piante per fare le traverse le buttavano giù
di questa stagione: la luna buona era la luna di gennaio, e allora
buttavano giù le piante che le traverse non si avevano da
tarlare; i colonnini dei filari di una volta sono come il ferro: perché l’hanno
tagliati sulla luna di gennaio e col tempo asciutto;
ecco perché il Segalavecchia si fa di questa stagione, perché le piante
si tagliavano di questa stagione.
Primo Pampanelli:
Si faceva il giro delle case, si partiva la sera alle sette e tornavamo la
mattina alle sei, alle sette; tutte
le notti quel lavoro: quando si passava dalle case, radunavano uova.,
farina, lardo, vino, c’era la somara per portare la
barlozza del vino, e se no Leone de Cecchetti sempre al’orca; quando
era piena, o il cestino delle uova era pieno, si lasciava
da una famiglia, e poi si tornava a prenderla il giorno dopo; e poi a
metà quaresima si faceva la festa di tutti quelli che
andavano a segare la Vecchia; e facevano la veja dla Vecchia, con
tutti quelli del Segalavecchia e le tutte le famiglie dove
erano stati, era una cosa grossa.
Nello Peducci:
Anche la cena dla Vecchia è venuta fuori perché quando i
segantini avevano finito di tagliare le piante di una
tenuta, facevano una cena con tutti contadini. Nel Segalavecchia, io
facevo il Vecchio; poi, quando un segantino è morto, ho
fatto il segantino, perché mi facevano male i ginocchi, non potevo
fare più il Vecchio. Al mio posto c’è venuto Bianchi Franco,
che prima faceva l’Amico della Vecchia, se chiamava Amico e
cercava l’Amica, e era morta. C’è sempre stato l’Amico nel
Segalavecchia, ma noi adesso non ce l’abbiamo perché non abbiamo
trovato uno per farlo, se no… Saranno venti o
venticinqu’anni che andiamo insieme a fare il Segalavecchia: io, lui,
Ventanni, Peppino, siamo sempre quelli, altri sono
cambiati, ci sono anche parecchi ragazzi, ci vengono volentieri, si
divertono. Siamo stati in tanti posti, anche al teatro di
Montecastello Vibio; dopo si va nei Cva, nei circoli, alle feste dell’Unità;
anni indietro viaggiavamo forte! la gente ne veniva
tanta. Tante volte la gente rimaneva fuori dai circoli.
I personaggi (e gli
interpreti):
· La
vecchia (Giuseppe Fiorucci): non parla
mai. All’inizio è la quercia, dritta in piedi; viene abbattuta dai
segantini, e resta a terra fino alla fine, quando il diavolo la prende
e la fa ballare.
· Il
padrone della quercia (Palmerino
Torcoli): ha una pianta da vendere.
· Il
sensale (Franco Moretti): fa combinare
il padrone con i segantini, non si poteva fare un contratto se non
c’era il sensale, come quando si vendevano le bestie.
· I
due Segantini: l’Aiutante (Nello
Peducci) e il Capo (Primo Pampanelli); il Capo combina con il
padrone,
poi deve combinare anche con l’Aiutante per il lavoro. Poi
scommettono a chi abbatte la cerqua con meno colpi
d’accetta: l’Aiutante scommette un barattolo di sardine e un
fiasco di vino, il Capo scommette una petturina di
baccalà e un fiasco di vino, e vince: la quercia cade a terra. Allora
i segantini la squadrano, poi la mettono su
una sedia e la segano, cantando la Canzone dei segantini.
· L’assassino
(Marco Pampanelli): con un pugnale, colpisce la Vecchia e la fa cadere
a terra.
· Il Vecchio (Franco
Bianchi): piange la sua Vecchia morta e cerca in tutti i modi di farla
rivivere; risponde in
modo ridicolo a tutti i personaggi.
· I Carabinieri:
sono il Maresciallo (Palmerino Barbarossa) e il Carabiniere
(Maurizio Baiocco). I segantini
dicono che un malandrino ha ucciso la Vecchia, e i Carabinieri
inseguono il malandrino e lo catturano.
· Il Dottore
(Mario Ventanni), accompagnato dall’Infermiere (Marco
Fiorucci), visita la Vecchia, gli ordina le
punture e la supposta e poi constata la morte; arriva su un calessino
tirato da un Somaro testardo e
disobbediente (Simone Aderni e un altro) e guidato da un Cocchiere
poco capace (Alessandro Aderni).
· Il Prete
(Antonio Passeri) recita le sue strampalate giaculatorie per la
Vecchia; è accompagnato dal
Sagrestano (Benito Fiorucci); l’effetto delle sue preghiere è
che arriva il Diavolo (Roberto Bianchi), si prende
la Vecchia e la fa ballare.
· Le canzoni e il ballo del diavolo sono
accompagnati dalla fisarmonica: il Sonatore è Franco Moretti,
il
Sensale.
Le canzoni del
Segalavecchia
Saluto,
all’arrivo:
Bonasera padrone di
casa,
bonasera e bona fortuna,
se tra poco tramonta la luna
alle una a casa si va.
Ne venimo di tanto
lontano
Son tre giorni che siam
per la via,
se ci fate la gran cortesia
di una notte poterci alloggià.
E con noi n’abbiam na
vecchietta,
l’è il ritratto della morte,
troveremo il suo vecchio consorte
son sei mesi lo stiamo a cercà.
(Rit.)
State allerti, cittadini,
son ‘rivati i
segantini:
se ciaprite sta portina
segheremo sta vecchina;
se ciaprite sto portone
segheremo sto vecchione;
(giro di fisarmonica)
Canzone dei segantini:
(a risposta)
Da Cortona me ne vengo,
ciò na fame che ‘n m’atengo;
da Cortona son
venuto,
poco magnato e men bevuto.
E per fa na
chiucchiurullata
sem venuti in questa casa;
e ‘l padrone ogniu tantino
ce girà a cavare il vino.
E per falla un po’
più bella
ce girà con la vasella;
e per falla un po’ più buffa
ce girà anche con la truffa.
En trovato sta
vecchietta,
ce faremo na carretta.
Ve sbajat’ signor padrone,
ce vien mejo ‘n barellone.
Per le strisce e per le
stanghe
serviranno le sue gambe;
e se voi non ci credete,
e guardate e poi vedrete.
(Rit., a due) E sego seghin segamo,
faren da segantini,
faremo da straccini e tutt’andare.
E lascia le lavandare,
la cesta col torcello,
l’incudine e ‘l martello ai fabbri neri.
E lascia i tre poderi
che tanto ‘nn eron veri
e là dove riposan le somelle,
le vecchie alle pianelle,
e gli omini ammogliati allo splendore.
La zappa ai zappatori,
la falce ai falciatori,
le forbici ai sarti
che cuciono i giubboni e le bisacce.
L’è ora di finirla,
sta gente s’è ‘nnoiata,
la Vecchia casca in terra già segata,
tutta straziata,
tutta dolente,
je metti il vaso sotto e non fa niente.
Saluto,
alla partenza:
Scuserete, buona gente,
se vi abbiam guastato il sonno,
non l’hen fatto pel bisogno,
l’abbiam fatto per lavorà!
(giro di
fisarmonica)
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