|
L’Associazione "La Città di
tutti"
Intervista a Renzo
Massarelli
UN GIORNALISTA COME RENZO
MASSARELLI, ABITUATO A FARE INTERVISTE, TROVA CURIOSO ESSERE
NELLA PARTE DI INTERVISTATO: LO FA PER SPIEGARE LE RAGIONI E LE INIZIATIVE
DELLA ASSOCIAZIONE
PERUGINA "LA CITTÀ DI TUTTI", DI CUI È UNO DEI PROMOTORI ED
ANIMATORI.
Noi siamo nati per dar voce
ai residenti del centro storico di Perugia. Questa esigenza l’abbiamo
sentita perché quando
gli enti locali si confrontano e fanno la "partecipazione",
nessuno sente il residente in quanto tale: si convoca l’associazione
dei commercianti o quella degli artigiani, ma non gli abitanti. La nostra
associazione, come spesso accade, è nata non
tanto in positivo, cioè per cosa bisogna fare, ma piuttosto da un
disagio: noi ci accorgemmo ad esempio, cinque o sei
anni fa, che i problemi del traffico peggioravano, e col tempo si andava
indietro sulla tutela del centro storico, la riduzione
del traffico, l’ampliamento delle zone pedonali, e sorgeva invece l’emergenza
della fuga dei residenti, per cui il centro
storico rischia di restare disabitato. Da qui nascono delle
contraddizioni: si dice che bisogna fare molte attività per non
ridurre il centro a un museo, e va bene, ma il punto fondamentale
resta la residenza, resta chi ci abita.
Oltre a denunciare il
disagio, avete fatto proposte? Cominciamo dal traffico.
Abbiamo fatto opposizione a
certe scelte, ed abbiamo fatto proposte, nel senso della regolamentazione
del traffico limitato
nel centro storico: e qui sta nel potere del comune di decidere
quanto deve essere limitato il traffico. Noi vedevamo che
invece di accentuare la scelta della limitazione del traffico, si andava
sempre più verso una soluzione all’italiana, dove le
eccezioni e i permessi aumentavano continuamente. Il rischio che abbiamo
corso in questi anni è che ci vedessero come
una piccola corporazione di residenti che vogliono il posto macchina
sotto casa, che la sera non vogliono rumori, e non
si curano delle altre esigenze di vivibilità, di sviluppo e di attività
della città. Noi invece abbiamo sempre pensato che le
cose che abbiamo proposto fossero nell’interesse della città: un
traffico più limitato è nell’interesse della città, così come
il problema della notte e del rumore. C’è una tendenza a considerare
sempre più marginale la residenza, quasi fosse un
impedimento al libero dispiegarsi delle attività commerciali: ma
deve esserci un equilibrio, anche se difficile da realizzare
specie in un centro storico. In questi ultimi tempi ci sembra che c’è
la tendenza alla commercializzazione banale del
centro storico: "arrivate e arricchitevi", è un luogo che
attrae e quindi può servire per approfittarne. Invece bisogna fare
delle scelte.
Il rumore e l’uso di una
amplificazione assordante mettono a rischio tale equilibrio? Che cosa
avete fatto per
la riduzione del rumore?
La città ormai ha
metabolizzato Umbria Jazz, anche se in certe piazze o luoghi come il
Frontone: questo tipo di iniziative
nessuno le contrasta più, perché sono punte di qualità della vita
sociale della città; certo, la città è talmente piccola che
i concerti che fanno la sera in centro si sentono dappertutto,
comunque il fatto che in alcune zone ci sia del disagio viene
messo nel conto; un altro conto invece è quando non si tratta di
iniziative di qualità ma si tratta soltanto di una riconversione
indiscriminata di tutti i locali del centro storico in birrerie, in
pseudo-pub, con orari francamente impossibili.
Che poi vuol dire soltanto bere birra, ubriacarsi: questo non è davvero
una ricchezza, come qualcuno vorrebbe sostenere.
Tutto va gestito con equilibrio: il fatto è che ognuno arriva, mette le
proprie tende e pensa soltanto a quanti milioni possa
guadagnare la sera, dopodiché l’interesse economico diventa talmente
forte che non si può più toccare e diventa
preponderante rispetto a tutto gli altri interessi, compresi quelli delle
persone che abitano nella zona.
Qual è la sensibilità
della città su questi aspetti?
E’ soprattutto il senso
del degrado che investe la gente: gli ubriachi, la distesa di bottiglie in
terra…
Ma quando noi prendiamo le
nostre iniziative, è forte la tendenza, anche di una certa cultura di
sinistra, a vederci con
fastidio; noi siamo apolitici, ma spesso c’è un modo sbagliato di
vedere come un fatto retrivo il cittadino che protesta per
un problema pratico. E’ il caso del tema della sicurezza, che noi
abbiamo sollevato anni fa: se si va a toccare la sicurezza,
immediatamente c’è chi storce la bocca, perché non capisce che la
sicurezza non è un problema che riguarda la sensibilità
della destra, come se avesse il monopolio dell’argomento: il
problema esiste, e la sinistra tende invece un po’ a rimuoverlo,
e siccome poi il senso di insicurezza nella gente esiste, una
ragione ci sarà.
Che iniziative avete preso
a favore della pedonalità?
Noi abbiamo contestato
soprattutto l’idea immobilista del comune per cui da qui al minimetrò
non si farà nulla. Ma così noi
rischiamo di arrivare al minimetrò con una città ormai socialmente
compromessa. C’è un fatto positivo che noi riconosciamo,
ed è la soluzione dell’"occhio elettronico" che almeno
alla sera controlla gli ingressi e può impedire ai furbi di entrare.
Su Eurochocolate che cosa
avete detto?
Questa manifestazione
rientra nella commercializzazione senza governo, "liberista": è
la espressione massima dell’idea
che il centro storico debba essere un centro dove si va per arricchirsi,
per trovare occasioni di guadagno, che sono legittime
purché soggette all’interesse generale. Noi pensiamo che occorre
limitare la tendenza a considerare il centro storico come
puro contenitore di eventi per fini essenzialmente speculativi; però l’evento
c’è, e credo che andrebbe governato. Quello che
è successo quest’anno è stato particolarmente grave perché non
era imprevedibile, ma andava governato in modo più
deciso, e in effetti è successo il disastro. Anche qui, limitare,
decentrare nei quartieri: vedremo se il comune quest’anno
lo farà.
Ma allora, questo centro
storico, oltre a "ricevere" iniziative, non può avanzare delle
proprie proposte culturali,
ripartendo dal suo enorme patrimonio storico?
Noi pensiamo che il centro
storico la più grande proposta ce l’abbia dentro di sé: la
manutenzione della città. Mantenere la
città, esaltarne le caratteristiche storico-artistiche con
interventi di restauro permanente, sarebbe la più grande risorsa e
investimento e fattore di sviluppo di tutta la città. Noi per esempio
faremo la proposta, che qui anticipo, che le mura
medievali della città vengano restaurate: sono in rovina, sono nascoste,
sono in parete fatiscenti; e pensiamo che si possa
creare anche un percorso pedonale che le renda visibili e visitabili, in
modo che possano diventare una guida alla riscoperta
della città. Questa sarebbe una operazione di sviluppo vero della città.
Mi sembra invece che vadano avanti scelte come
Centova, che dimostrano che se non c’è un interesse fondiario nessuno
investe su niente; ma se ne discuta, si dica alla
città che cosa si può fare, e invece si va avanti senza un confronto con
la gente.
|
|