Le parole di questo numero

Nel leggere i contributi a questo numero di "risonanze", mi è sembrato di poter cogliere tre idee forti che tornano in diverse situazioni raccontate nelle interviste: la pace, la partecipazione, la cura dei luoghi. Tre idee guida che si contrappongono positivamente a quelle che i poteri forti stanno perseguendo oggi, e cioè la guerra, la delega, e la devastazione del territorio.

1. La pace è il punto di forza di una mobilitazione che parte dai movimenti (Firenze, Porto Alegre) e che il 15 febbraio ha investito tutto il globo da Melbourne a San Francisco, dando prova che un’altra globalizzazione è possibile, e può mettere in discussione i piani di morte dei potenti.

2. La partecipazione è oggi diventata voglia di riprendere la parola nei movimenti, nella politica: è il caso dei girotondi, che incalzano l’inerzia dei partiti, e dei comitati per l’ambiente, che puntano a riportare in basso le decisioni su questioni che riguardano la vita di tutti i giorni.

3. La cura dei luoghi è descritta in varie esperienze, dalla scuola edile all’archeologia arborea, dalle lotte dei comitati alle proposte della "Città di tutti", con le scelte conseguenti in favore della vicinanza e della territorialità (si veda l’intervista a Turrisi sull’energia): una esigenza forte che si collega alla valorizzazione della cultura locale che può restituire le modalità per una vita più sana e serena; ed una esigenza tanto più forte oggi, quando l’incuria sembra il modello culturale di chi detiene anche solo una fetta di potere, così favorendo la tendenza dei poteri economici a rapinare e devastare il territorio, a renderlo irriconoscibile e brutto. La cura del luogo che si abita comporta una assunzione di responsabilità, un impegno di partecipazione, per cui le soluzioni dei problemi devono essere trovate (il più possibile) là dove i problemi si creano. Ciò vale anche per la responsabilità verso il futuro: il consumo immediato e insensato delle risorse arricchisce alcuni ma non lascia spazio al futuro, mentre un uso equilibrato e attento del territorio, basato sulla cultura che vi si è stratificata nella storia, implica anche avere un progetto per il futuro.

Se si guarda bene, si vede che, da questa rapida rassegna sulle culture locali e sui movimenti che vi si ricollegano, emergono di nuovo i bisogni di base: la salute, l’acqua, l’aria, il cibo che mangiamo, la possibilità di parlare e di esprimersi. I bisogni primari sono anche diritti inalienabili, non possono diventare merci del libero mercato: da qui, dalle piccole cose della vita quotidiana, ripartono i movimenti, da qui si riaffaccia con forza il bisogno di futuro. (Renzo Zuccherini)